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Giovanni Salvia

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Giovanni Salvia, attuale capogruppo Fi a Potenza, si sfoga dopo la sentenza di proscioglimento per prescrizione per Giuseppe Postiglione: «Giustizia sconfitta»

«SONO molto deluso. Dopo 7 anni la sofferenza è passata, anche se rimane una ferita. Da politico, però, dico che siamo di fronte ancora una volta alla sconfitta della giustizia». È stato questo il commento di Giovanni Salvia, a margine della sentenza di proscioglimento per prescrizione dell’editore potentino Giuseppe Postiglione, arrestato, nel 2016, e poi finito a processo con l’accusa di averlo ricattato con il video di una sua sessione di sesso virtuale.

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«La prescrizione – ha aggiunto l’ex assessore allo sport, e attuale capogruppo di Forza Italia del Comune di Potenza – è una garanzia, perché non si può essere sotto l’egida della magistratura per anni, anni e anni. Il problema sono queste lungaggini. Ora hanno dichiarato che una persona è colpevole di violenza privata, anche se io resto convinto di aver subito una estorsione, ma siccome è passato troppo tempo questa persona deve restare in libertà. Ma che giustizia è?». Salvia ricorda la misura cautelare adottata per Postiglione per i fatti oggetto della sentenza di ieri e confermata fino in Cassazione. Quindi confessa, a posteriori, lo stupore rispetto al fatto che si sia permesso per 7 anni al suo presunto aguzzino di continuare «la sua vita normale». Fino all’epilogo di ieri pomeriggio.

SALVIA DOPO LA SENTENZA SU POSTIGLIONE: «ALLUCINANTE», «FA VENIRE VOGLIA DI NON CREDERE NELLA GIUSTIZIA»

«È allucinante», prosegue. «Anche perché considero che un anno e mezzo è stato perso per colpa della stessa Magistratura. Dal momento che la prima udienza del dibattimento venne convocata davanti al giudice sbagliato, un giudice monocratico. Mentre per il tipo di reato contestato, la tentata estorsione, bisognava rivolgersi a un collegio giudicante. Soltanto in questo passaggio tra il giudice monocratico e il collegio si è perso un anno e mezzo. E poi è arrivato il covid. Diciamo che talvolta la casualità e gli errori giocano a favore di imputati, che non sono sicuramente dei perseguitati, se sono finiti agli arresti domiciliari sulla base di gravi indizi di colpevolezza».

«Questo – conclude Salvia – lascia l’amaro in bocca, e fa venire voglia di non credere più nella giustizia, ma è una cosa drammatica, perché la giustizia e la certezza della pena sono due aspetti fondamentali di un sistema democratico».
A domanda del Quotidiano del Sud, l’ex assessore ha anche aggiunto di attendere la motivazioni per valutare, assieme al suo legale, l’avvocato Raffaele Roccanova, se proporre appello ai fini civilistici. «Un processo durato tanto a causa delle sospensioni legate all’emergenza sanitaria e ad altre lungaggini. Ma alla fine un reato è stato rilevato». Gli ha fatto eco l’avvocato Roccanova.

«Ci eravamo fatti un convincimento sulle questioni giuridiche sulla scorta di precedenti pronunce giurisprudenziali su questo medesimo caso, sul quale contavamo. Purtroppo il Tribunale ha ritenuto di dover prendere un’altra strada e pertanto attendiamo di leggere dalle motivazioni in che modo si è discostato da quelle indicazioni giurisprudenziali». «Forse – ha concluso Roccanova – la trattazione di questa vicenda meritava una priorità diversa proprio in considerazione della possibile derubricazione del reato».

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