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POTENZA – «Sta bene, è stabile, sta a letto». Per 10 giorni si sono sentiti dire solo questo. Poche parole rassicuranti, che lasciavano presagire al meglio per la novantunenne Teresa Langone.

Quelle parole sono state ripetute alla famiglia anche il 23 novembre: solita videochiamata come nei giorni precedenti, operatore diverso, ma stesso concetto. Peccato però che “zia Teresa” come veniva chiamata ad Anzi, suo paese di origine, non c’era più. Era morta il giorno prima, la mattina del 22 novembre.

«Ci hanno chiamati dall’Universo Salute – racconta la nipote Noemi Casella – per comunicarci che era deceduta e che era morta nel sonno». Poi il giorno dopo nell’obitorio della struttura arriva una videochiamata.

«Era un operatore che ci diceva che mia nonna stava bene, era stabile e stava a letto. Abbiamo detto come poteva essere possibile visto che era morta? A quel punto ha detto poche cose confuse. Era chiaro il suo imbarazzo».

L’ultima volta che un familiare aveva visto di persona la novantunenne è stato il 2 novembre scorso.

«Poi a causa dell’aumento dei casi dovuti alla pandemia non siamo più potuti andare – continua – I giorni seguenti abbiamo avuto difficoltà a comunicare con la struttura. Il 12 novembre ci hanno concesso una videochiamata per pochi minuti e in quell’occasione è stata l’ultima volta che l’abbiamo vista. Nelle videochiamate successive abbiamo potuto parlare solo con gli operatori che ci dicevano che non potevano avvicinarsi ai pazienti. Ci dicevano sempre la stessa cosa: “sta bene, è stabile, sta a letto”».

La famiglia di “zia Teresa” lamenta anche le condizioni di igiene in cui la loro congiunta avrebbe vissuto. Condizioni che a loro dire non sarebbero compatibili con una struttura riabilitativa.

Presunte condizioni che la direzione generale della struttura nella persona di Rocco Maglietta, smentisce categoricamente. «Non si sono mai verificate situazioni del genere – dice il direttore sanitario di Universo Salute raggiunto telefonicamente – E’ impossibile. Il personale fa sempre il suo dovere. Poi c’è un primario che vigila su queste cose. A ogni turno ci sono sempre tre oss e un infermiere. Il personale c’è e fa il suo dovere. Se ci fosse stata una cosa del genere sarei intervenuto immediatamente».

E se da un lato rimanda al mittente queste ultime accuse, dall’altro non può far altro che ammettere il grave errore in cui è incappato l’operatore che il 23 novembre ha chiamato la famiglia. «Ci siamo scusati e ci scusiamo nuovamente con i congiunti della signora. Non ci sono parole per giustificare un comportamento del genere».
E ha aggiunto: «E’ stata aperta una inchiesta interna e credo ci sarà una sanzione disciplinare. Noi siamo dispiaciuti per l’episodio – ha voluto ribadire – anche perché facciamo tanto, lavoriamo con massima attenzione e dignità verso le persone. Poi basta un operatore che fa male il proprio servizio e tutto viene messo in discussione». Da quanto si è potuto apprendere la persona sarebbe stata già individuata e sarebbe già stata avviata la procedura di contestazione.

Teresa Langone era originaria di Anzi. Era molto conosciuta in paese. Per anni è stata la bidella della locale scuola elementare. Era attiva nel sociale e nella parrocchia. Poi la rottura del femore, l’operazione al San Carlo e il ricovero alla Universo Salute.

«Spero – ha concluso la nipote di Teresa Langone – che episodi del genere non capitino più».

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