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Il lampione da cui si è staccata la plafoniera

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POTENZA – Lo si legge, nero su bianco, in tre atti del Comune di Potenza: l’incendio che bruciò due auto e danneggiò un palazzo in centro storico a dicembre, vicino alla Banca d’Italia, fu causato da un lampione.

Per la precisione, seguendo quanto riportato nelle tre determine dirigenziali, «la notte tra il 22 e 23 dicembre 2020, alle ore 3:30 circa, (…) un’autovettura modello Smart, mentre si trovava parcheggiata in via XX Settembre, a Potenza, negli spazi all’uopo destinati, improvvisamente prendeva fuoco a seguito di un incendio provocato dalla fuoriuscita di materiale incandescente da un palo della pubblica illuminazione ivi presente e che cadeva sul tettuccio panoramico della predetta autovettura, posteggiata al di sotto di esso».

Dunque – a interpretare letteralmente il documento da poco emanato dalla pubblica amministrazione potentina – sull’auto, parcheggiata regolarmente, a un certo punto è caduto questo «materiale incandescente».

Si tratterebbe della plafoniera, ossia la parte a protezione del faro vero e proprio. Avrebbe preso fuoco liquefacendosi per surriscaldamento e finendo in tutto sul «tettuccio panoramico» della vettura sottostante.

Questo – magari in materiale plastico, non è specificato – ha preso fuoco per poi trasmettere le fiamme al resto dell’auto. Dalla Smart il rogo si è trasmesso a una Lancia Y parcheggiata vicino. Le fiamme, alte e forti, hanno interessato anche il muro del condominio lì accanto, sede di abitazioni e, a piano strada, di esercizi commerciali.

Risultato: un incendio piuttosto significativo, tanto che è stato necessario l’intervento di una squadra di vigili del fuoco composta da 5 unità, un’autopompa e un fuoristrada. Si avranno anche sopralluoghi della Polizia locale e dei tecnici del Comune.

Oggi, a distanza di quattro mesi, il lampione è ancora nelle stesse condizioni di quella notte: senza lampada e annerito.

Nelle cronache di dicembre non si avanzavano ipotesi specifiche bensì si ricordava che ci sarebbero state indagini e che non si escludeva l’autocombustione. Evidentemente gli approfondimenti hanno dato esito diverso. Che sia il lampione – e in particolare la plafoniera – la causa dell’incendio lo dice la relazione del vigili del fuoco, come conferma l’avvocato Giuseppe Pace, che rappresenta gli interessi del condominio danneggiato.

A titolo di curiosità, non è la prima volta che accade: una ventina di anni fa in via Vescovado il “globo” di un lampione d’arredo aveva subito la stessa sorte, finendo sul marciapiedi dove lasciò un cerchio di plastica bruciata.

La determina 27 si riferisce alla Smart Fortw Coupè 450, il mezzo preso in pieno dal «materiale incandescente». Vi si legge che l’incendio «distruggeva completamente l’auto, la quale veniva successivamente rottamata, provocando un danno quantificato 3.621,96 euro, giusta perizia del 20 gennaio 2021 e ritenuto congruo con apposito parere tecnico rilasciato dall’ufficio competente».
La determina 26 riguarda l’altra auto. Ne emerge «un danno – è scritto nell’atto – quantificato forfettariamente dalla parte attrice in 5.000 euro più le spese legali e stimato dall’ufficio competente in 3.800 euro».

Per quanto riguarda l’edificio, in una terza determina – la 28 – si dichiara che l’incendio ha provocato «danni alla facciata del palazzo adiacente (…) complessivamente quantificati dalla parte attrice in 14.646,59 euro come da perizia agli atti». Non si nominano controperizie del Municipio.

Nei tre documenti si specifica che «dall’esame degli atti istruttori acquisiti dall’ufficio, in particolare dalla relazione di servizio redatta dagli agenti della Questura e dal rapporto d’intervento redatto dai vigili del fuoco, tempestivamente intervenuti sul fuoco» si ritiene «di aderire all’istanza a stipulare una convenzione di negoziazione assistita».

Si tratta di “un accordo mediante il quale le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole la controversia tramite l’assistenza di avvocati iscritti all’albo”, come da definizione giuridica.

Per questo è stato dato mandato a un legale dell’Avvocatura comunale di cercare un accordo con le parti sui soldi. Che, com’è noto, sono un altro «materiale incandescente».

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