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Carabinieri

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I carabinieri di Melfi hanno arrestato Giulio Cordisco, presunto aggressore della donna accoltellata in via D’Annunzio e salvata dal barista, Vincenzo Corbo.


MELFI (POTENZA) – Non aveva di certo buone intenzioni Giulio Cordisco. Classe 1979, residente a Rapolla, i carabinieri di Melfi l’hanno arrestato con il coltello ancora in mano. E le mani sporche del sangue di due persone, una giovane di 30 anni – ora ricoverata al San Carlo di Potenza – e un ragazzo di 28, il barista del locale di Melfi davanti al quale l’accoltellamento è avvenuto mercoledì, 10 aprile 2024.

A evitare che si allungasse l’elenco delle donne uccise per mano di un uomo è stato proprio il barista 28enne, Vincenzo Corbo, che appena si è reso conto della gravità della situazione si è lanciato senza pensarci contro l’aggressore, ricevendo a sua volta due coltellate. Anche lui ieri è stato sottoposto d’urgenza a un intervento chirurgico all’ospedale “S.Giovanni Di Dio” di Melfi.  L’aggressione si è verificata intorno a mezzogiorno, in via Gabriele D’Annunzio, davanti alla pasticceria “Dolce arte”. Locale molto frequentato, sulla via tra la stazione e la villa comunale. 

Mercoledì 10 aprile, arriva insieme a delle amiche anche la vittima predestinata. Dovrebbe essere una mattinata tranquilla, un aperitivo con le amiche per farsi due risate. E invece la trentenne si ritrova davanti Cordisco, ex collega. I due erano dipendenti di una ditta dell’indotto Stellantis di San Nicola di Melfi. Poi, qualche tempo fa, Cordisco è licenziato. E, a quanto sembra dalle informazioni che trapelano, attribuiva la colpa del licenziamento alla collega. Per questo da qualche tempo la importunava e le creava problemi. Evidentemente l’ha aspettata. 

L’AGGRESSIONE DI MELFI: I FATTI

Ha con sé il grosso coltello e si avventa contro la ragazza. Lei probabilmente tenta una difesa (tra le ferite c’è un taglio al tendine di una mano), grida e chiede aiuto mentre lui continua a colpirla a una spalla e al collo, con apparente intenzione di ucciderla. È allora che interviene Vincenzo Corbo. Testimoni dicono che nella pasticceria c’erano anche la mamma del ragazzo, la compagna e la bimba che i due hanno avuto da poco. E lui, in quei pochi concitati minuti, si è ritrovato a essere l’eroe del giorno. Perché si è lanciato su Cordisco, ha tentato di bloccarlo. 
Lui, brandendo il coltello, lo ha ferito al petto e pare gli abbia rotto una costola, l’ha ferito anche al fegato. Ma intanto il 28enne è riuscito ad allontanare Cordisco dalla ragazza, di fatto salvandole la vita. 

Nel frattempo, poco lontano dal luogo dell’aggressione, ci sono dei carabinieri che accorrono sul posto e bloccano definitivamente l’aggressore sporco di sangue. I presenti chiamano il 118 ma la fortuna vuole che accanto al bar ci sia il comitato elettorale di Teresa Carfora, chirurga dell’ospedale di Melfi. La dottoressa presta immediatamente i primi soccorsi e chiama l’ospedale, dando disposizioni sulla sala operatoria.

VINCENZO CORBO, IL BARISTA EROE

Il giovane barista è immediatamente operato proprio all’ospedale di Melfi, dove tuttora si trova ricoverato. La ragazza, invece, in condizioni più gravi, è trasportata al San Carlo di Potenza dove si trova ricoverata a seguito dell’operazione. Non è però in pericolo di vita. E questo certamente grazie al coraggio e alla prontezza di riflessi del giovane barista a cui ora l’amministrazione sta pensando di tributare un riconoscimento appena uscirà dall’ospedale. Intanto a Melfi il coraggio del barista non è passato inosservato, mentre Giulio Cordisco è stato, invece, arrestato

Indubbiamente il coraggio di Vincenzo va premiato in un momento nel quale si preferisce girarsi dall’altra parte quando accadono episodi del genere. Corbo ha mostrato di non essere indifferente, è intervenuto per salvare chi in quel momento era in grave pericolo. Se fosse rimasto a guardare forse ora staremmo raccontando un’altra storia. 

I carabinieri hanno nel frattempo arrestato Cordisco e dovrà ora chiarire i motivi del suo gesto. L’area dell’aggressione è stata circoscritta per poter effettuare tutti i necessari rilievi che serviranno poi alle indagini. Che evidentemente partono avvantaggiate: l’aggressore c’è e aveva le mani sporche del sangue dei due ragazzi di Melfi.

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