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Una palestra vuota

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SENISE – Quello di Francesco Lonetti, personal trainer titolare da quasi vent’anni una palestra a Senise, è un grido disperato che lo accomuna ai tanti che, per via di questa maledetta pandemia, non lavorano e, ormai da un anno, percepiscono poco o nulla ma sono ugualmente costretti a pagare tasse e affitti.
Una storia che può tranquillamente rappresentare tutti coloro i quali sono costretti ad arrancare tra normative e divieti che cambiano in continuazione e senza alcun preavviso, per non parlare di ristori erogati col contagocce – in questo caso la miseria di poco più di 4mila euro in 12 mesi – e che non bastano nemmeno per tirare avanti stringendo al massimo la cinghia.

«Io campo grazie alla mia palestra ma ormai siamo al collasso: basti pensare che solamente di affitto pago mille euro al mese, perché il locale è di circa 250 metri quadrati, e sono in ritardo di sei mesi. A febbraio ho chiesto al mio commercialista di sospendere tutto e di pagare le tasse più in là».

I ristori percepiti sono stati pochi, se non proprio nulli, e in pratica vengono assorbiti interamente dalla pressione fiscale. «Vi parlo chiaramente – ci spiega Lonetti, in modo affranto ma anche con grande coraggio e dignità – in occasione del primo lockdown ho ricevuto due bonus da 600 euro, poi, dopo la chiusura del 24 ottobre, e fino al 26 novembre, mi erano statti concessi altri 2mila euro in base al fatturato, che sono andati via subito per pagare l’Inps e ho anche dovuto rimetterci 500 euro. Cui aggiungere mille euro erogati dalla Regione Basilicata, mentre, se si vuole davvero dare una mano, sarebbe necessario garantire un contributo mensile in base al fatturato, quindi non solo una tantum. In un anno ho percepito unicamente questo, a fronte di spese enormi e non capisco che senso abbia concedere i ristori se poi vanno via per le tasse.

Francesco Lonetti

Mi chiedo come si faccia ad andare avanti, io ho anche una famiglia con una figlia da mantenere. Mi arrangio ogni tanto facendo il buttafuori e, vista la laurea in scienze motorie, fino a due anni fa facevo anche supplenze ma poi ho rinunciato alla scuola per dedicarmi alla mia palestra, che mi impiegava dalla mattina alla sera. Non lo avessi mai fatto, infatti mi sono rimesso in graduatoria. Per fortuna avevo qualcosa da parte, ma in questo anno sono andati via già almeno 15mila euro, per cui, davvero, non ce la si fa più ad andare avanti.

Mi dispiace anche che la nostra categoria non si stia facendo sentire a sufficienza». Dopo la prima ondata dell’epidemia la riapertura per le palestre era avvenuta il 26 maggio, con tutte le precauzioni previste dai protocolli che hanno comportato ulteriori spese e difficoltà, oltre alla beffa per investimenti utili per pochissimi mesi. «Anche in quel caso, per la riapertura in sicurezza, ero stato costretto a spendere 2mila e 800 euro e poi ci hanno fatto chiudere nuovamente. Mi domando che senso abbia avuto.

È una situazione insostenibile, i clienti mi dicono di non arrendermi e di pensare positivo ma vi assicuro che è assolutamente difficile».
La sua attività si chiama “Palextra C.A.M. – Centro attività motorie autorizzato”, con all’interno solamente macchinari della nota azienda “Technogym”, per un valore complessivo di oltre 240mila euro, che comportato anche ingenti costi di ammortamento. «Mi auguro si torni quanto prima alla normalità – sottolinea ancora il personal trainer – anche se la riapertura mi costerà non meno di 5 o 6mila euro anche perché devo sostenere importanti spese di ammortamento per i macchinari.

Tuttavia, nonostante le enormi difficoltà alle quali facevo riferimento, credo ancora nel mio lavoro e nel mio progetto ma il futuro non lo vedo roseo. Dalle nostre parti già combattiamo contro la disoccupazione giovanile e lo spopolamento e, adesso, ci troviamo anche ad affrontare questo terribile problema».
Purtroppo, al momento, nessuno sa quando, e soprattutto se, il virus allenterà la sua morsa. Ma l’incognita maggiore è da mettere in relazione a come cambieranno le nostre vite e le nostre abitudini: in quanto, difficilmente il futuro sarà come il passato.

«Inoltre – conclude Lonetti – mi chiedo in quanti vorranno tornare in palestra poiché la paura per il contagio potrebbe avere il sopravvento nonostante tutte le precauzioni che assicureremo. Non solo, ma poi ci saranno anche restrizioni come nello scorso mese di maggio in cui fummo costretti agli ingressi contingentati. Immagino che i potenziali clienti potrebbero anche seccarsi e decidere di non iscriversi. Mi alleno ogni giorno perché faccio attività agonistica da bodybuilder e vedere la mia struttura chiusa, ed avere debiti, vi assicuro che non è bello».

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