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POTENZA – «L’emergenza pandemica da Sars-CoV-2 ha avuto sull’Azienda ospedaliera un impatto economico quantificabile in 43.972.593,72 euro» su un bilancio che normalmente si attesta attorno ai 300 milioni di euro. «Impatto» che a fine 2020 si è tradotto in una perdita di 9.058.000 euro, per cui si conta su un intervento della Regione.


E’ quanto si legge nella relazione di accompagnamento al rendiconto di bilancio 2020, appena approvato dalla direzione dell’azienda ospedaliera regionale San Carlo, e inviato alla Regione Basilicata per i controlli di rito.
Nel testo a firma del direttore generale Giuseppe Spera, del direttore amministrativo, Eufrasia Pesarini, e del direttore sanitario, Angela Pia Bellettieri, viene evidenziata in più occasioni la pesante eredità ricevuta dalla precedente gestione, terminata agli inizi di agosto del 2020 con la decadenza dall’incarico dell’ex dg Massimo Barresi.


In uno di questi passaggi, per esempio, si evidenzia che «nel periodo 01.01.2020-10.08.2020 il risultato finale è negativo, pari a -12.074.508,69 euro, mentre il periodo 11.08.2020-31.12.2020 è caratterizzato da un risultato positivo di 3.016.301,20 euro». Pertanto la perdita finale sarebbe potuta essere anche maggiore se nell’ultimo quadrimestre dell’anno non fosse stata invertita in maniera sensibile la tendenza in corso.
«Pur con le approssimazioni appena esposte per l’attribuzione di alcune voci di costo – che per la verità penalizzano il periodo di gestione commissariale (come ad esempio nel caso del consistente importo di svalutazione dei crediti e di accantonamento a fondo rischi, attribuibili a gestioni precedenti) – l’analisi (svolta senza pretesa di rigore contabile) dimostra tuttavia una netta differenza tra i due periodi, essenzialmente conseguenza della produzione».

Così ancora in un altro passaggio della relazione, che tra le contromisure messe in campo indica, in particolare, il «potenziamento delle risorse presenti con il reclutamento di nuovo personale, anche attraverso istituti previsti dalla vigente regolazione ancorché diversi da quelli in uso fino al momento». Come pure un maggiore coinvolgimento dei dipendenti strutturati «per il conseguimento di più elevati livelli di produzione anche mediante il riconoscimento di compensi a titolo di prestazioni libero professionali nella forma dell’acquisto dell’attività aggiuntiva».


Una svolta in piena regola dopo i blocchi all’attività libero professionale che avevano caratterizzato la strategia di Barresi per l’abbattimento delle liste d’attesa, provocando non pochi malumori ai medici privati di un’importante fonte di reddito.
«Tanto – proseguono Spera, Pesarini e Bellettieri – ha consentito di garantire, sempre e senza soluzione di continuità, le prestazioni di cura e di assistenza ai pazienti covid e a tutti gli utenti che si sono rivolti alle strutture ospedaliere per un bisogno di salute».


Nella relazione si evidenzia, altresì, che l’epidemia da covid 19 ha avuto «un rilevante impatto -sia diretto che indiretto- sulla salute dei cittadini e sul sistema sanitario (…) con inevitabili riflessi sulle attività assistenziali e sull’equilibrio economico-finanziario». Riflessi che si sono concentrati sulle aziende ospedaliere «in quanto strutture a vocazione produttiva», perché mentre «il finanziamento delle aziende sanitarie è determinato – essenzialmente- sulla base della popolazione servita, quello delle aziende ospedaliere è costituito per gran parte dalla remunerazione delle attività effettivamente espletate».


Dunque l’Azienda ospedaliera San Carlo, «quale unica grande Azienda regionale di produzione», sarebbe «sostanzialmente l’unica Azienda regionale che ha risentito pesantemente della necessitata riduzione di prestazioni sanitarie».
«Le Aziende sanitarie infatti, essendo remunerate in maniera indistinta sulla base della popolazione dei territori di competenza – insiste la relazione -, non solo non subiscono effetti negativi conseguenti alla riduzione dell’attività sanitaria espletata in proprio, ma risentono positivamente delle minori prestazioni ospedaliere in termini di “minore mobilità passiva intraregionale”. Una prestazione non erogata da un’Azienda ospedaliera si traduce, quindi, in una perdita per la stessa e in un risparmio per l’Azienda sanitaria cui il paziente afferisce, mentre una prestazione non erogata da un’Azienda sanitaria non impatta in alcun modo sul proprio finanziamento e, anzi, comporta una minore spesa per materiale sanitario».


«Conseguentemente, la riduzione di ricorso alle prestazioni sanitarie causato dalla pandemia – proseguono i vertici del San Carlo – ha determinato un effetto positivo sui bilanci delle Aziende sanitarie e un impatto decisamente negativo su quelli delle Aziende ospedaliere». Mentre nel complesso «il bilancio consolidato regionale non ne ha risentito». Di qui l’auspicio-considerazione sulla possibile «integrale copertura regionale della perdita d’esercizio 2020, imputabile esclusivamente agli effetti dell’eccezionale evento pandemico e non ad inefficienza gestionale, attesa la differente incidenza dello stesso evento pandemico sulle Aziende sanitarie».

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