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Una seduta di fisioterapia

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POTENZA – Per Francesco Biscione e la moglie sono state necessarie ben due gocce – e non una come vuole il modo di dire – perché il vaso traboccasse. E dire che il “vaso” della loro pazienza era decisamente capiente, considerando che per tutto il periodo della chiusura totale causa coronavirus la consorte ha dovuto sospendere la fisioterapia, per lei vitale: ha la sindrome atassica, malattia fortemente invalidante, e fermare la terapia può portare a cancellare anni di progressi.
«Ma se denuncio questa storia – spiega Biscione, oggi pensionato e ieri professore di matematica e fisica al Liceo scientifico e poi dirigente scolastico di diversi istituti scolastici cittadini tra cui il “Nitti”, il “Falcone” e il “Don Milani” – non è perché voglia denunciare il singolo caso. E’ una questione generale che riguarda chi ha il morbo di Parkinson, la Sclerosi laterale amiotrofica, chi ha subito un ictus e tantissime persone, e loro familiari, che hanno a che fare con gli effetti di malattie molto invalidanti».
La signora riceveva a domicilio le visite del fisioterapista due volte alla settimana (e due quelle del logopedista). Ed ecco la prima goccia, quella che mette a dura prova lo spirito di accettazione dei Biscione.

«Una settimana fa – rammenta lui – mi chiamano e mi propongono una fisioterapia online. Online? Non potevo crederci. Per fare fisioterapia ci vogliono le competenze. Ho accettato che mia moglie facesse la logopedia online, quella sì che si può fare. Ma la fisioterapia no, proprio no».
A pensarci bene, si potesse fare online, non servirebbero più i fisioterapisti: basterebbere una serie di video su YouTube, da guardare ed eseguire. Così non è, ovviamente. Ma qui arriva la seconda “goccia” che fa definitivamente esondare la sopportazione della famiglia Biscione.
«Quando, dopo aver aspettato due mesi che si potesse finalmente ricominciare – racconta il professor Biscione – ho letto l’ultima ordinanza del presidente della Regione Basilicata e davvero mi sono saltati i nervi. Ma come? La Regione si ricorda del selecontrollo dei cinghiali, di chi deve andare a coltivare l’orto di famiglia, della pesca sportiva e addirittura dei cercatori di tartufi, e non pensa a chi ha la Sla o il

Parkinson e deve, sottolineo deve, fare la fisioterapia? Non c’è una parola che sia una su di loro. Mi sono cadute le braccia».

E non finisce neanche tutto qui: «Mia moglie è su una carrozzina. Da un mese è rotta. E solo stamattina (ieri per chi legge, ndr) sono potuto andare al centro tecnico delle officine ortopediche per farla riparare (e neanche ci sono riuscito perché ora devono far arrivare il pezzo da fuori). Fino a ora questo tipo di esercizi è stato chiuso. Come i poliambulatori: tutti chiusi. E anche qua mi sembra assurdo: hanno lasciato aperti tanti altri tipi di negozi e questi, che fanno protesi a persone traumatizzate e che hanno serissimi problemi motori, li hanno lasciati chiusi».

Due gocce, moltiplicate per i tanti ammalati lucani di malattie gravi, fanno una pioggia. Di lacrime.

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