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Il crob di Rionero in Vulture

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POTENZA – Altri due mega stipendi da 120mila euro all’anno per alleggerire il carico di lavoro del nuovo direttore sanitario e del nuovo direttore amministrativo, in servizio da meno di 4 mesi. Per di più a beneficio proprio dei loro predecessori, che fino a luglio riuscivano a far tutto da soli, e per “appena” 99mila euro. Mentre le richieste di infermieri e personale sanitario continuano ad essere respinte per mancanza di risorse economiche.

Sa di duplicazione di incarichi, oltre che spreco di denaro pubblico, quanto sta accadendo da due mesi a questa parte ai vertici del Centro oncologico regionale (Crob) di Rionero.

Sono di settembre, infatti, le delibere con cui il dg dell’Istituto, Gerardo Di Martino, nominato ad agosto dell’anno scorso dal governatore Vito Bardi, ha conferito l’incarico di direttore del dipartimento della direzione sanitaria all’ex direttore sanitario, Antonio Colasurdo, e di direttore del dipartimento amministrativo all’ex direttore amministrativo Gianvito Amendola. Due dirigenti di lungo corso della struttura che a luglio si erano ritirati in buon ordine nei loro uffici di provenienza, per far largo, rispettivamente, al salernitano Luigi Mandia, già direttore sanitario dell’ospedale di Polla, e Giovannino Rossi di Sora, in provincia di Frosinone.

Che il dg auspicasse a una stretta collaborazione tra i vecchi e i nuovi direttori lo aveva chiarito lui stesso, annunciando l’avvicendamento imminente. La sorpresa, però, è arrivata col mezzo individuato per assicurarsi, a caro prezzo, questa collaborazione. Col risultato che a oggi, nonostante gli appena 80 posti letto, il Crob è l’unica azienda sanitaria lucana, e una delle poche in Italia, a vantare un direttore amministrativo e un direttore del dipartimento amministrativo, come pure un direttore sanitario e un direttore del dipartimento sanitario. Oltre ai vari capi dipartimento individuati in base all’articolazione delle attività cliniche svolte.

Una moltiplicazione di incarichi che non trova riscontro né all’interno dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, che di posti letto ne gestisce dieci volte tanti sparsi in 5 strutture diverse, né nelle due aziende sanitarie territoriali di Potenza e Matera, che di posti letto ne gestiscono un altro migliaio sparsi per tutta la regione.

A rendere la situazione ancora più scivolosa c’è anche quanto affermato nelle delibere di nomina di Amendola e Colasurdo, dove si cita un regolamento interno approvato il giorno prima, che prevede un direttore per ogni dipartimento, ma anche l’atto aziendale, che dovrebbe essere una norma di rango superiore rispetto al regolamento. Non per nulla deve passare in Consiglio regionale per l’approvazione, e vi è passato anche a marzo di quest’anno per una piccola modifica. Atto aziendale che al riguardo pare dire tutt’altro.

Rispetto alla figura del direttore amministrativo, ad esempio, dice esplicitamente che spetta a lui dirigere: «i servizi amministrativi», e coordinarli «ai fini dell’integrazione degli stessi e dell’uniformità dei processi di gestione delle procedure». Ed «é responsabile delle attività e degli obiettivi inerenti alle predette strutture amministrative». Senza menzionare figure intermedie di alcun tipo. Tant’è vero che in caso di assenza è previsto che venga sostituito, così come il direttore sanitario, da un dirigente “semplice”, non da un inesistente direttore di dipartimento.

L’atto aziendale è ancora più chiaro in seguito, quando definisce i servizi amministrativi e spiega che: «tali servizi, articolati in unità operative complesse e in strutture semplici, ricompresi nell’ambito del dipartimento amministrativo sono coordinati dal direttore amministrativo». Nessuna menzione, invece, di ruolo e compiti di eventuale direttore del dipartimento amministrativo.

A monte della normativa regionale in materia, poi, c’è la legge approvata nel 2001 in materia di “riordino e razionalizzazione del servizio sanitario regionale”.
«Il direttore amministrativo (…) dirige l’area dipartimentale delle attività amministrative». Mentre: «il direttore sanitario (…) dirige i servizi sanitari ai fini organizzativi ed igienico-sanitari».

Queste alcune delle indicazioni del legislatore dell’epoca, che poi rimanda agli atti aziendali per l’assegnazione di eventuali «ulteriori attribuzioni». Senza mai considerare che 20 anni dopo a Rionero potesse avvenire il contrario.

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