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Monte Crugname

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POTENZA – L’area di Monte Crugname, nella periferia di Melfi, va sottoposta a un vincolo paesaggistico, che impedisca attività impattanti come la cava appena autorizzata dalla Regione Basilicata alla società Cementeria Costantinopoli srl.

È questo il senso del parere del Soprintendente all’archeolologia, belle arti e paesaggio della Basilicata, Luigina Tomay, che ieri è stato notificato alla Regione. Un parere particolarmente atteso, quello di Tomay, sollecitato anche da ambientalisti e cittadini contrari alla cava, che è arrivato al termine di un’atteso protrattasi da fine ottobre, che non ha impedito alla giunta regionale di autorizzare, all’inizio di maggio, la realizzazione della cava in questione.

In due pagine il Soprintendente ha passato in rassegna l’esito dello studio condotto negli ultimi mesi sulla zona interessata dal progetto. Quindi conclude che «è possibile ricostruire un contesto di giacenza che, pur non riguardando direttamente l’area della cava, risulta di notevole valenza culturale e paesaggistica, meritorio di tutela».

Al punto che «nell’ambito delle attività di elaborazione del Piano paesaggistico regionale ed in attuazione degli impegni programmatici assunti tra Ministero e Regione con la sottoscrizione dell’Intesa inter-istituzionale di copianificazione, sarà oggetto di una proposta di individuazione di una “zona di interesse archeologico” da sottoporre a vincolo paesaggistico».

Da capire, quindi, c’è cosa farà adesso via Verrastro, dove i tempi per l’approvazione del Piano paesaggistico regionale vengono stimati, ancora, in diversi mesi. Sino ad allora, infatti, i titolari della cava potrebbero ancora avviare i lavori modificando in maniera irreversibile l’area.

Un’eventualità che la giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi potrebbe scongiurare revocando o sospendendo l’autorizzazione già concessa, oppure avviando l’iter previsto per l’apposizione di un vincolo paesaggistico in tutti quei casi in cui non vi sia, come in Basilicata, una pianificazione completa del territorio al riguardo. In questo caso, infatti, potrebbe bastare soltanto l’avvio dell’iter per “congelare” gli effetti dell’autorizzazione.

Nel corpo del parere della Soprintendenza si legge, ancora, che l’area interessata dal progetto di estrazione della cava di Monte Crugname oggi non è sottoposta a provvedimenti di tutela archeologica o paesaggistica, e la valutazione di impatto archeologico effettuata nel 2019 «non ha riscontrato oggettivi rischi archeologici derivanti dalla realizzazione dell’opera».

Le ultime «indagini topografiche condotte dall’Università di Foggia su incarico dell’ amministrazione comunale di Melfi», tuttavia, avrebbero permesso «di recuperare le tracce di un’antica viabilità tratturale, non mappata in precedenza».

«In particolare – prosegue il parere –, sono state rintracciate sul terreno, e riscontrate anche grazie alla lettura di mappe storiche di impianto catastale, evidenze riferibili a due ulteriori tratturi, che corrono a nord di quello attualmente conosciuto come “Tratturo Pisciolo-San Guglielmo”, vincolato ai sensi del decreto ministeriale 22/12/1983».

«Gli studiosi dell’Università di Foggia – scrive ancora il soprintendente – ipotizzano possa trattarsi, per quello più a nord, del tratturo “del Pisciolo”, mentre quello più a sud potrebbe essere il tracciato del tratturo di San Guglielmo, lungo il quale transitavano i pellegrini da e verso il santuario/abbazia di Montevergine (Avellino), dedicato al Santo eremita». Tratturo che «si collocherebbe in zona distante oltre 1 chilometro dall’area del progetto della cava».

Sempre nella stessa area, invece, «ulteriori approfondimenti istruttori della Soprintendenza hanno consentito di delimitare un areale che comprende la zona del Pisciolo, dove negli anni Settanta del secolo scorso fu ritrovata una necropoli di circa 100 tombe datate tra VI-V sec. a.C. e un terrazzo ad est, in località masseria San Cilio/Piana dei Gelsi, dove sono emerse sepolture e resti di un insediamento di IV-II sec. a.C.».

«Il limite meridionale di questo areale, coincidente con l’incisione di una fiumara – conclude il parere –, dista circa 1 chilometro dall’area della prevista cava di quarzerenite».

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