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POTENZA – Il loro dramma lo hanno raccontato ai consiglieri regionali.
Un’azienda sana che per scelte della proprietà chiuderà lo stabilimento di Tito Scalo “costringendo” i lavoratori attuali della Tfa (ex Firema) – 35 in tutto – a trasferirsi a Caserta o ad abbandonare il proprio impiego.
Sono quasi tutti giovani con famiglia e molto qualificati.
«A Caserta – ha detto Giovanni La Rocca della Fim Cisl – li aspettano a braccia aperte anche perché il tipo di lavoro che si fa a Tito è altamente professionale. Da qui il paradosso di chiudere in Basilicata e l’imposizione a trasferirsi a Caserta».


Una situazione non ottimale per i lavoratori che dovrebbero partire molto presto (o peggio ancora a trasferirsi con la famiglia) con tutti i rischi che comporta per fare le ore lavorative e sobbarcarsi altre 3 ore per ritornare.
Impossibile per i lavoratori. Possibile invece per l’azienda che da diversi mesi, come un mantra ripete che lo stabilimento di Tito sarà chiuso e per i lavoratori c’è la possibilità del trasferimento. Ieri pomeriggio erano tutti sotto la sede della Regione Basilicata – dove c’era la seduta del Consiglio – per far sentire la loro voce al “palazzo”. anche perché se è vero che lo stabilimento di Tito è destinato a chiudere è pur vero che il settore ferroviario e tutt’altro che in crisi.
Ed è questo il paradosso. Chiude uno stabilimento in un settore che nonostante le difficoltà non è in crisi.


Una delegazione ha potuto partecipare ai lavori del Consiglio che proprio all’inizio della sua seduta si è occupata della vertenza Tfa.
All’assise era presente anche il Presidente della Giunta Vito Bardi che ha ascoltato con attenzione quanto detto dai sindacati e dai lavoratori.
In sostanza hanno ribadito che è necessario ricollocare i 35 lavoratori della Tfa. Da qui la richiesta alla Regione di investire sul settore ferroviario, guardando anche ad altre realtà presenti in Basilicata. Per i lavoratori e i sindacati, i margini per poter lavorare in questa direzione ci sono.
Il presidente Bardi dal canto suo ha preso coscienza del problema sostenendo che: «non lascerà a casa nessuno». Un impegno di non poco conto a cui dovranno seguire azioni concrete.


Non resta che attendere. Anche se di tempo ce n’é molto poco. I lavoratori sperano. La palla ora passa alle istituzioni regionali.

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