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Dal Consorzio di tutela alle tante donne che guidano le aziende vitivinicole della regione, ecco sei storie esemplari per un racconto originale del territorio

C’È la discendente della famiglia che produce vino da generazioni e la toscana rimasta folgorata dalla verde Basilicata tanto da preferirla a Montepulciano. Il racconto del vino lucano passa dalle mani e dalla testa delle donne.

LE PREVISIONI SULLA VENDEMMIA: +7%

Cecilia Naldoni Piccin ha lasciato il Senese per il Vulture (Grifalco è un’azienda a conduzione familiare che dimostra come “piccolo è bello” e di qualità), altre vignerons come Sara Carbone (che vive a Pordenone mentre l’azienda la segue Luca, il fratello) ed Elena Fucci con il suo premiatissimo “Titolo” testimoniano l’avvenuta emancipazione femminile anche in fatto di imprenditoria “da maschi”.
Carolin Martino (a sinistra nella foto) da presidente del Consorzio di valorizzazione e tutela dell’Aglianico del Vulture disegna strategie e prospettive per far crescere un territorio grazie a un “prosit”: la qualità non è niente senza la giusta commercializzazione e il marketing «territoriale», appunto, come da moderne declinazioni.
Qualche anno fa l’inviato speciale di Repubblica, Giampaolo Visetti, nel suo “Ex Italia” (Baldini Castoldi Dalai, 2009) parlò tra gli altri di Rino Botte – caso incredibile di doppio “nomen omen” –, di nuovo a Barile dopo una lunga parentesi cremonese: ma oggi quel capitolo andrebbe aggiornato con Viviana Malafarina, nonno paterno di Siderno, lei nata a Genova da mamma croata: racconta un meltin pot che non può non riverberarsi nel calice, intanto dirige la cantina Basilico a Barile che è di proprietà dei Feudi di San Gregorio – marchio di caratura internazionale.

IL GEMELLAGGIO AGLIANICO-VALPOLICELLA

E poi c’è Filomena Ruppi (azienda D’Angelo) anche lei in un ruolo di vertice come la Martino essendo presidente del Movimento turismo del Vino: come ieri annotava Coldiretti, l’enoturismoi un settore che può attrarre presenze più di quanto faccia adesso. «Facendo squadra si va avanti tutti insieme nella promozione del territorio», commentava “Filena” – pugliese “naturalizzata” lucana – tre mesi fa dopo il successo di “Cantine sotto le stelle” in tutta la regione. E aggiungeva: «Servono sinergie e in questo non aiuta certo l’eccessivo turn-over di assessori regionali all’Agricoltura. Se si capisse che il vino e le iniziative come “Cantine aperte” hanno ricadute positive anche sulla ricettività e sulla ristorazione, vedremmo subito i risultati in termini di turismo. In particolare i Comuni potrebbero associare eventi di fruizione e divulgazione enogastronomica all’apertura di musei, palazzi storici, residenze. Penso a Rionero e alla casa di Giustino Fortunato o ad altri piccoli grandi monumenti che in situazioni eccezionali mostrerebbero a più gente possibile il proprio valore, con il vino a fare da traino per un indotto ben più ampio». Più chiaro di così.

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