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Arnaldo Lomuti

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POTENZA – Lasciare il Movimento 5 stelle per seguire il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è «un suicidio politico» per tutti, tranne che per lo stesso Di Maio. Come pure appiattirsi su ciò che decide «dall’oggi al domani» il premier Mario Draghi, con una «bomba sociale» pronta a esplodere, e le «pressioni dei lobbisti di turno» che si fanno sempre più insistenti.

Ne è convinto il senatore lucano pentastellato, Arnaldo Lomuti, nominato la scorsa settimana come referente regionale del Movimento, e già al centro di una prima bufera per la scissione avviata da Di Maio e i suoi fedelissimi. Incluso il deputato lucano Luciano Cillis.

Senatore, è stato appena nominato referente regionale del Movimento 5 stelle, che è una figura mai esistita prima. In pratica quale sarà il suo ruolo?
«È una nomina fiduciaria la cui funzione è quella di garantire al nostro attuale leader il coordinamento tra i territori e il vertice del M5s. Il M5s ha avuto un grandissimo exploit nello scenario politico italiano già dal 4 ottobre 2009, data della sua nascita, fino ai risultati delle politiche del 2018 dove abbiamo raggiunto il risultato storico del 33% a livello nazionale. Il vero peccato è stata l’assenza di una strutturazione territoriale del MoVimento che a mio avviso doveva essere immediata. La storia politica ci insegna che non si può campare a lungo di rendita. Oltre ad avere un programma serio, concreto, tocca sempre rimboccarsi le maniche sui territori, dialogare, esserci e non far mancare mai il contatto con i cittadini, con le associazioni e con gli imprenditori. Non avere una struttura con i propri riferimenti territoriali è una disfunzione che abbiamo da sempre pagato a caro prezzo. Il compito che mi è stato affidato è diretto a superare questo limite per quanto riguarda la regione Basilicata. Ovviamente non sarò solo, a breve saranno individuati i due referenti per le province di Potenza e Matera. E’ probabile che successivamente passeremo alla scelta dei comunali. Tutto il lavoro sarà all’insegna della massima inclusione possibile».

Martedì il ministro degli esteri Luigi Di Maio e una pattuglia di parlamentari eletti nel Movimento 5 stelle, tra i quali anche il deputato lucano Luciano Cillis, hanno annunciato la formazione di un gruppo autonomo. Lei perché non si è aggregato?
«Ho avuto già, in passato, telefonate dai vari reclutatori di turno per farmi fare il cd cambio di casacca. Ho ringraziato ma la mia casa è il Movimento 5 Stelle, sia al 33% che allo 0%. Perché ci credo. Questa volta non mi ha contattato nessuno, evidentemente avranno immaginato la risposta prima di prendere il telefono. Ma al di là degli ideali, credo che lasciare il MoVimento per seguire Di Maio sia un suicidio politico, tranne che per il ministro degli Esteri. Mi piacerebbe conoscere qual è l’offerta politica di Di Maio. Se sull’ambiente, sulla sanità, sul lavoro ma sul welfare in generale, lui e tutti i fuoriusciti siano appiattiti esclusivamente su ciò che Mario Draghi decide dall’oggi al domani. Come pensano di affrontare il problema della bomba sociale che sta crescendo sempre di più giorno per giorno? Con Giuseppe Conte presidente del consiglio, abbiamo dimostrato in concreto che questi temi si affrontano con le mani libere, senza cedere alle pressioni dei lobbisti di turno. E’ chiaro che il sistema ci abbia preso di mira. Non soffro di vittimismo se dico che questo Paese sia un enorme conflitto di interessi, dove la politica la fa l’informazione. Possibile che soltanto noi abbiamo chiesto una legge sul conflitto di interessi?»

Ma se di 8 parlamentari eletti nel 2018 col Movimento 5 stelle, in Basilicata, oggi ne restano soltanto 3, non pensa che ci sia un problema da affrontare prima di ripresentarsi ai cittadini chiedendo il voto?
«A parte i 3 uninominali scelti da Di Maio, 5 cittadini sono diventati parlamentari grazie alla più grande esperienza di democrazia partecipata della storia della Repubblica. Credo che in questo caso non sia stato il M5s a sbagliare ma le persone. Devo dire che questa legislatura ha messo a dura prova un po’ tutti noi. Tre cambi di governo, una pandemia e oggi una guerra alle porte, l’hanno resa più unica che rara. Ognuno di noi ha dovuto prendere decisioni sofferte».

Secondo lei c’entra qualcosa il limite dei due mandati con questa scissione? Anche se tra gli “scissionisti” ci sono parlamentari al primo mandato come il lucano Cillis?
«Non posso entrare nella testa di ognuno dei miei ex colleghi usciti ieri dal MoVimento ma posso dire che determinate postazioni fanno gola, mi chiedo se questi siano consapevoli che le scissioni non portano bene, a meno che l’obiettivo non sia il 2% da portare in dote ai vari Renzi, Calenda, Mastella & co».

Ha sentito Cillis per provare a fargli cambiare idea?
«Si, ci siamo sentiti non appena ho letto il suo nome tra i fuoriusciti. Con Cillis ho percorso gran parte di questo percorso. Potete capire che non ho stappato lo champagne…»

Quindi non le sembra che sia sbagliato accantonare personalità ed esperienze cresciute nel Movimento come, per esempio, la lucana Mirella Liuzzi che è stata anche sottosegretaria?
«E’ proprio la perdita delle esperienze maturate che mi pone dei dubbi. Da un lato comprendo chi ritiene che si possa dare il proprio contributo anche senza essere eletti, dall’altro ripenso ai primi periodi della mia esperienza parlamentare e dello sforzo per il recuperare il gap dell’inesperienza. Al contempo evidenzio che è proprio questo uno dei miracoli del M5s, mettere i cittadini nelle istituzioni. Ripeto, decideremo insieme. Ricordo che in occasione del voto sulla nostra partecipazione al governo Draghi il mio fu contrario ma accettai l’esito del voto della piattaforma. È la democrazia».

Che giudizio dà delle accuse di Di Maio al capo politico del Movimento, Giuseppe Conte, sulla democrazia interna, e dell’allarme dello stesso Di Maio per la sicurezza nazionale, legato alle posizioni contrarie all’invio di armi in Ucraina?
«Credo che tutto questo faccia bene ad alimentare solo il gossip politico. I cittadini sono annoiati da queste polemiche, hanno altri problemi come gli aumenti dei prezzi, il costo della vita. il lavoro. L’astensionismo lo certifica. Riguardo all’invio di armi all’Ucraina, dopo 4 mesi dall’invasione russa che condanniamo fermamente, chiediamo due cose: 1) una concreta azione diplomatica dell’Europa; 2) aprire un dibattito parlamentare come democrazia vorrebbe. Non possiamo porci l’obiettivo di sconfiggere militarmente la Russia perché rischia di rilevarsi molto pericoloso. Siamo al terzo decreto per l’invio di armi, ora è necessario aprire una fase due. E’ possibile immaginare l’Italia come un Paese protagonista per indirizzare una soluzione politica o ci si deve tacciare per il timore di finire nelle liste dei filoputiniani come quella del Corriere della Sera? E’ possibile chiedere un confronto in Parlamento o dobbiamo essere accusati di voler creare problemi al governo a prescindere? Infine, le frizioni all’interno del MoVimento non possono dare luogo a insinuazioni su di un nostro ipotetico posizionamento anti-Nato o anti-europeista. Su temi così importanti non vogliamo subire mistificazioni e non vogliamo restare in silenzio».

Come valuta il risultato elettorale del Movimento 5 stelle alle ultime comunali, in attesa dell’esito dei ballottaggi?
«La storia si ripete dal 2009. Scherzi a parte, è innegabile il riscontro negativo delle ultime tornate elettorali, ma se oggi ce ne meravigliassimo saremmo degli ingenui. A parte il fatto notorio che alle comunali non brilliamo, tutti i partiti hanno vissuto momenti di grande consenso alternati ad altri meno entusiasmanti. Ma la cantilena che dice che siamo finiti non regge, la sentiamo ripetere dal 2009, sarà un modo per esorcizzarci. Il Movimento 5 stelle è vivo e vegeto. I principi e gli ideali sono sempre gli stessi a partire dalla partecipazione attiva dei cittadini che fino ad oggi non poteva essere ottimizzata proprio per la mancanza di una struttura territoriale che non ci farà rinunciare all’utilizzo della piattaforma per decisioni che riguardano macrotemi o decisioni interne al MoVimento nazionale.

E quello del “campo largo” costituito col Partito democratico e ArticoloUno?
«Non mi piace parlare di campo largo, trovo la locuzione un po’ troppo sbrigativa. Eventuali intese dovranno avere come imprescindibile trait d’union l’affidabilità, la serietà e soprattutto i temi che si vogliono portare avanti, in quanto molti di questi comprendono vere battaglie e rotture con il passato. Sarà anche finito il tempo del cosiddetto Talebanismo ma come ho detto, principi e ideali restano quelli di sempre. Se si è disposti a tutto ciò noi ci siamo. Su questo aspetto chiudo con una postilla: non saranno prese decisioni unilaterali o senza una discussione allargata, non soltanto agli iscritti ma ai cittadini in generale. Quando parlo di partecipazione attiva intendo anche questo».

In Basilicata il Movimento 5 stelle non ha presentato il simbolo neanche in uno dei 22 comuni andati al voto, ma ha sostenuto diverse liste e candidati civici. Mi aiuta a ricapitolarli?
«Non ho traccia di partiti che abbiamo utilizzato il proprio simbolo se non nel Pd per il comune Grassano. In Basilicata nelle ultime due tornate abbiamo partecipato a coalizioni civiche con numerosi iscritti del MoVimento e devo dire con un discreto successo. La famiglia di eletti nelle istituzioni e nei comuni lucani, nonostante tutto, continua a crescere. Colgo l’occasione per fare i miei complimenti al sindaco del comune di Vietri Cristian Giordano per la seconda conferma alla guida del comune lucano. Spiace per quanto avvenuto per la città di Policoro ma la situazione era complicata rispetto alle altre realtà che andavano al voto. Credo che la scelta di non partecipare alla competizione elettorale da parte del gruppo locale M5s sia condivisibile. Non avendo una lista pronta, non partecipiamo a tutti i costi a liste che non ci convincono».

A Palazzo San Gervasio sostenevate col Pd Mario Saluzzi, che è stato sconfitto dal vicesindaco uscente, Luca Festino, sostenuto anche dal sindaco uscente, Michele Mastro, che ha ancora la tessera del Pd. Avete sbagliato più voi a fidarvi della compattezza degli alleati, oppure loro ad archiviare anzitempo l’esperienza dell’amministrazione uscente che i cittadini hanno promosso?
«Non soffriamo di ansia da prestazione. Mario Saluzzi a Palazzo San Gervasio ha fatto un grande lavoro. Ha combattuto contro tutto e tutti e alla fine ha portato a casa un risultato più che positivo. Non dimentichiamoci che alle scorse elezioni a Palazzo San Gervasio, il M5s è arrivato ultimo con 250 voti e non riuscendo far eleggere un solo consigliere. Mario porta a casa 797 voti piazzandosi secondo ed entrando nel consiglio comunale nelle fila dell’opposizione. Conoscendo il cavallo di razza che è non vorrei essere nei panni del sindaco eletto, al quale vanno comunque i nostri complimenti per la vittoria».

La prossima tornata di elezioni sarà quella delle politiche. Lei sarà candidato, sì?
«Per il momento ritengo prioritario il nuovo progetto 5 stelle, assolvere all’incarico che mi è stato conferito da Giuseppe Conte. Ci sono, poi, i miei impegni parlamentari che intendo assolvere con disciplina e onore. Tra questi penso che anche l’inchiesta sul ciclo dei rifiuti petrolchimici in Basilicata alla quale ci tengo molto. Inoltre, essere eletti vicepresidente della commissione giustizia al Senato della Repubblica comporta ulteriore impegno di tempo. Ci penserò quando arriverà il momento: candidarsi deve essere un atto naturale e condiviso, non forzato».

Pensa che la Basilicata sia pronta a premiare il Movimento 5 stelle come nel 2018, quando eleggeste 8 parlamentari su 13? S’intende in proporzione data la riduzione dei seggi.
«Preoccuparci delle future percentuali sarebbe un altro errore che, tra l’altro, ci renderebbe distratti dai problemi degli italiani e nel nostro caso dei lucani. Ripeto, costo della vita, cari bollette, lavoro. Dobbiamo concentrarci su problemi e soprattutto sulle soluzioni per le attuali e le future generazioni, poi le percentuali arriveranno da sole. Da referente regionale metterò sempre davanti a tutto e a tutti i cittadini, con l’ascolto e la partecipazione torneranno protagonisti. Di sicuro occorre migliorare la nostra forza comunicativa. Abbiamo un patrimonio di riforme che evidentemente non arriva adeguatamente ai cittadini».

Che giudizio dà dell’amministrazione guidata dal governatore Vito Bardi e dell’operato del centrodestra in Regione?
«Si sono proposti come il cambiamento ma è evidente che hanno soltanto abusato di questa parola. Dare un giudizio sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ritengo più importante quello che sarà dei cittadini lucani, che a questo punto spero arrivi il prima possibile».

Il caro bollette sta facendo passare in secondo piano il tema dei cambiamenti climatici e della transizione energetica. La convincono misure come il gas gratis per i lucani annunciato da Bardi?»
«Lo stiamo dicendo in tutte le salse. Noi che siamo i promotori dell’ambiente in Costituzione, del Superbonus 110%, delle Comunità energetiche stiamo richiamando l’attenzione sui rischi che corriamo nell’accantonare temi prioritari come i cambiamenti climatici e la transizione energetica. Riguardo all’annuncio del presidente Bardi come il gas gratis ai lucani ho due riflessioni. La prima è che quando si interviene a favore dei cittadini noi ci siamo a prescindere di chi ne sia il proponente. La seconda è che mi spiace vedere i miei fratelli concittadini lucani trattati come carne da macello elettorale. L’annuncio di Bardi conferma la mancanza di visione di un presidente in mano a vere e proprie bande politiche. Nessuna visione per il futuro, solo propaganda e annunci. Sconto in bolletta e perdita di migliaia di lavoratori a Stellantis, rinnovi contrattuali decennali con le compagnie petrolifere per continuare a trivellare senza alcuna programmazione per il presente e il futuro. Eppure me li ricordo quelli del centrodestra lucani quanto tuonavano contro gli sfruttatori petrolchimici, oggi ci vanno a braccetto. Nessuna politica regionale sull’energia e l’industria. Noi abbiamo combattuto duramente i loro predecessori ma questi ce li fanno rimpiangere».

Se la situazione internazionale dovesse rendere necessario un incremento, anche solo temporaneo, delle estrazioni di idrocarburi in Basilicata, lei sarebbe d’accordo? E a che condizioni?
«Essere d’accordo o contrari non è una decisione che può essere presa a priori senza una seria discussione che deve assolutamente passare dalla sicurezza ambientale. Una decisione che va presa dalle istituzioni ma insieme alle associazioni ambientaliste, soprattutto quelle territoriali lucane, rispetto a quelle nazionali. Alle prime riconosco impegno, lavoro, risultati, passione e amore per la Basilicata. Con loro dobbiamo aumentare il dialogo, lo ritengo necessario».

Chi vede come prossimo presidente della provincia di Potenza?
«Mi piacerebbe che fosse uno dei nostri, ci stiamo lavorando anche se difficile.

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