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La Corte dei conti della Basilicata

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POTENZA – Una settantina di milioni di euro presi dai fondi europei ed investiti, in Basilicata, «per concorrere allo sviluppo delle aree rurali», senza alcun risultato significativo. Alimentando dei sistemi di spesa di risorse pubbliche per sagre, eventi e quant’altro, che «rischiano di apparire agli occhi dei cittadini eccessivamente autoreferenziali e per certi versi assimilabili ad organismi di diritto pubblico caratterizzati da pesanti condizionamenti della struttura politico/amministrativa».
E’ un giudizio impietoso quello pronunciato nei giorni scorsi dalla sezione di controllo della Corte dei conti della Basilicata nella sua relazione «sulla gestione e sulla funzionalità dei Gal – Gruppi azione locale» tra il 2007 e il 2020.

A firmare la delibera depositata il 30 dicembre è stato l’ex presidente della sezione di Controllo, Michele Oricchio, trasferitosi alla sezione campana soltanto agli inizi di gennaio.

Al suo interno si evidenziano gli esiti di un controllo durato «circa un anno», sulla gestione dei finanziamenti pubblici utilizzati da queste società pubblico-privato, a partecipazione pubblica minoritaria, soprannominate, appunto, Gal. Società che sono state individuate nella programmazione europea come soggetti attuatori di alcune particolari politiche per lo sviluppo rurale locale di tipo partecipativo (programma Leader).

Oricchio parla di: «interessanti esiti conoscitivi che ben potranno essere posti a fondamento dei correttivi e delle scelte future da parte della Regione e dell’autorità di gestione».

I Gal lucani infatti (8 quelli che hanno avuto accesso ai fondi 2007-2013, più 4 che hanno avuto accesso ai fondi 2014-2020), avrebbero sofferto di una serie di problematiche comuni anche ad altri territori. Come: «un consistente ritardo nell’avvio del programma e nelle erogazioni dei fondi per entrambi i settenni esaminati». Ritardo che avrebbe comportato: «una riduzione generalizzata dei tempi di operatività dei singoli interventi territoriali la cui programmazione era basata su un arco temporale molto più ampio che, invece, si è rilevato essersi ridotto all’ultimo biennio/triennio di validità, con indubbio pregiudizio per la qualità degli interventi, realizzati troppo spesso con il timore di perdere i relativi finanziamenti».

Sul finire del settennato 2014-2020, poi, è arrivato il covid 19, «con conseguente ulteriore rallentamento degli investimenti (ancora una volta concentrati nel periodo finale del programma)».

Ma in Basilicata sarebbero emerso anche «alcune criticità tipicamente locali». Col risultato che, a detta di Oricchio: «i Gruppi di azione locale (Gal) operanti (…) non hanno avuto lo sperato effetto propulsivo strutturale per l’economia rurale del territorio lucano, che ha continuato ad alimentarsi in maniera preponderante attraverso finanziamento pubblico, senza produrre quell’auspicabile effetto “autopropulsivo” che è alla base dell’intervento finanziario dei fondi europei».

«Alcuni interventi posti in essere da vari Gal – ha aggiunto l’ex presidente della sezione di controllo della Corte dei conti -, quali “animazioni” pubblicazioni, eventi e cooperazioni internazionali sono apparsi poco in linea con la funzione principale di favorire uno stabile sviluppo autoctono ed autosufficiente delle comunità locali le quali, superata la fase costitutiva di tali soggetti, appaiono essere state poco coinvolte nelle scelte operative e/o interessate alle stesse».

Oricchio non ha mancato di censurare l’eccessiva propensione «ad un uso diretto dei finanziamenti pubblici ricevuti attraverso un ricorso importante alla cosiddetta “regia diretta”». Ovvero interventi promossi dal Gal in cui il Gal è anche il beneficiario diretto del sostegno, auto-qualificandosi come soggetto di sviluppo della collettività locale che persegue un interesse collettivo o pubblico. Oltre che a non meglio precisate «spese di animazione», da aggiungere a «costi di funzionamento» arrivati «al 20% dell’intero finanziamento concesso».

Nel testo si fa poi riferimento a «una certa “litigiosità” anche territoriale fra tali organismi, specie nel passaggio fra la programmazione 2007/2013 e quella 2014/2020». Vale a dire le note “guerre dei Gal”, tra partenariati pubblico-privati in lotta per contendersi l’assegnazione dei finanziamenti in questione.

La delibera della sezione di controllo della Corte dei conti è stata già inviata anche al Consiglio regionale con l’intimazione a comunicare entro sei mesi «le misure consequenziali adottate».

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