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Marcello Pittella

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Lagonegro al voto, ci sarebbe un sabotaggio intenzionale dietro la mancata autenticazione delle firme pro Concetta Iannibelli: le accuse di Pittella

POTENZA – Ci sarebbe del «dolo», vale a dire un sabotaggio intenzionale, dietro le lungaggini degli uffici del Comune di Lagonegro, che hanno impedito l’autenticazione delle firme a sostegno della lista di Concetta Iannibelli, in tempo per la sua presentazione entro il termine di sabato alle 12.

È questo il sospetto che anima le discussioni nel centro valnocino in attesa dell’esito del ricorso già annunciato contro l’esclusione della lista “Lagonegro libertà e progresso”, che sostiene la candidatura a sindaco di Iannibelli alle elezioni del 14-15 maggio. Ricorso a cui potrebbe affiancarsi, tra domani e domani, anche la lista Cantiere Lagonegro capeggiata da un altro consigliere comunale uscente, Antonio Brigante, ricusata a sua volta – sabato sera – dalla commissione elettorale presieduta dal dirigente del Servizio contabilità e gestione finanziaria della prefettura di Potenza, Antonio Ferraro.

LAGONEGRO AL VOTO, LE ACCUSE DELL’EX GOVERNATORE PITTELLA

A parlarne in maniera esplicita, ieri, è stato anche l’ex governatore, e attuale consigliere regionale di Azione, Marcello Pittella, che nelle scorse settimane ha partecipato in prima persona alla costruzione della lista “Libertà e progresso”, e di altre iniziative politiche affini avviate nei comuni lucani più importanti, dei 14 dove il 14-15 maggio si voterà per il rinnovo di sindaci e consigli comunali.

In audiomessaggio diffuso su un gruppo Whatsapp di sostenitori della lista, Pittella, ha invitato tutti a non perdere «lucidità» e a muoversi su «tre fronti» senza cedere alla tentazione di dichiarare la resa anzitempo.

Quindi, in primis, il Tar, con la preparazione del ricorso su cui lui stesso spiega di aver suggerito degli «specialisti» ai quali affidarsi quali la stessa Iannibelli, che è avvocato, e il collega «amico» «Donadio», che «ci ha seguito in tutta questa vicenda pre-candidature».

IL SUGGERIMENTO DI RIVOLGERSI AL PREFETTO DI POTENZA

Poi c’è il prefetto di Potenza, Michele Campanaro, da cui dipendono le commissioni elettorali circondariali come quella di Lagonegro, su cui l’ex governatore propone di intervenire con una segnalazione sull’accaduto.
Infine l’autorità giudiziaria, che Pittella suggerisce di chiamare in causa, chiedendo un’audizione «nelle prossime ore» al procuratore capo di Lagonegro, Gianfranco Donadio, e valutando un ulteriore passaggio a Potenza, dal procuratore distrettuale antimafia Francesco Curcio. «Perché si sospetta, ovviamente è un sospetto, un dolo, un atteggiamento non consono alla norma». Queste le parole dell’ex governatore.

Pittella ha provato anche a suggerire una strategia per la comunicazione del gruppo in questi giorni di attesa. Sebbene la fuoriuscita dell’audio lasci intendere una diversità di opinioni al riguardo tra i suoi destinatari. Per il consigliere regionale calendiano, infatti, sarebbe stato opportuno evitare polemiche di qualunque tipo, sui social e nel mondo “reale”.

«Perché la gente e i cittadini, non solo di Lagonegro, hanno compreso già tutto». Di qui la proposta di una linea del silenzio su questo argomento «all’esterno», per «determinare un clima di attesa» e rinviare tutte le considerazioni del caso a un secondo momento, allorquando, secondo gli auspici, la lista dovesse essere riammessa alla competizione.

Quanto al significato complessivo della vicenda, l’ex governatore non ha usato mezzi termini, parlando di qualcosa di «grave» che mette «in discussione la democrazia di un paese», e che si sarebbe consumato con modalità già attestate «formalmente» dagli agenti della polizia municipale. Di qui la speranza, seppur minima, di una revoca della ricusazione prima ancora della pronuncia del Tar.

LA POSIZIONE DEL SEGRETARIO SILVIO BASTARDI

Se verranno effettivamente presentati il ricorso al Tar e gli esposti in procura, al vaglio di giudici amministrativi e inquirenti dovrebbe finire, in particolare, quanto attestato dal segretario generale del Comune di Lagonegro, Silvio Bastardi, in riscontro a una richiesta di chiarimenti della commissione elettorale circondariale sul rispetto del termine per la presentazione delle liste. Nota che avrebbe convinto la commissione dell’imputabilità dei ritardi delle liste Iannibelli e Brigante ai loro promotori e non ai disservizi dell’ufficio elettorale del Comune.

Bastardi, nominato ad agosto dell’anno scorso dall’allora sindaca Maria Di Lascio, aveva dichiarato, in particolare, che per le due liste ricusate e una terza lista capeggiata dal candidato sindaco Salvatore Falabella, che invece resta in corsa, «la raccolta firme dei sottoscrittori si è concentrata prevalentemente» dopo le «ore 10.26» di sabato, «con una presenza imprevedibile di sottoscrittori nella tarda mattinata, come riscontrato dalla Polizia locale».

Mentre la sola Di Lascio, in corsa per un secondo mandato, avrebbe preferito affidarsi a un avvocato, in luogo del funzionario comunale preposto, per l’autenticazione di candidature e firme.

I PROBLEMI DI CONGESTIONE DELL’UFFICIO ELETTORALE

Bastardi ha ammesso la «congestione dell’ufficio elettorale, che, tuttavia, ha assolto ai compiti istituzionali assegnati, pur nella straordinarietà della situazione». Quindi ha aggiunto di aver «provveduto personalmente all’autentica di rilevante numero di sottoscrittori», fino a quando, «alle 11.40 circa», è stato raggiunto dal delegato della lista Di Lascio per «formalizzare» la presentazione delle candidature.

Qualche minuto dopo, «alle ore 11.55», il segretario comunale ha spiegato di aver incontrato Falabella in persona che gli avrebbe preannunciato la volontà di formalizzare a sua volta le candidature. Poi sarebbe stata data disposizione di chiudere l’ingresso del Comune «cristallizzando il momento della presenza dei delegati con l’integrale documentazione poi esibita».

In riferimento alle liste ricusate, Bastardi ha ha evidenziato che alle 12 vi sarebbe stata ancora una «rilevantissima affluenza di pubblico che non aveva ancora completato le fasi di sottoscrizione». Quindi le operazioni di «raccolta firme e di produzione certificati», stando a quanto riferito dall’ufficio elettorale, sarebbero andate avanti ben oltre le 12 «con le persone presenti all’interno dei locali, al piano terra dell’ente, fino a completamento dell’istruttoria (…) nel rispetto della par condicio». Ma anche per valutazioni «di ordine pubblico», e su «una situazione di oggettiva eccezionalità ed imprevedibilità».

Valutazioni che per la commissione elettorale non sarebbero condivisibili al punto da giustificare una deroga al termine di legge per la presentazione di liste e candidature.

NON SOLO LE RICUSAZIONI E LE ACCUSE DI PITTELLA, A LAGONEGRO VOTO AD ALTA TENSIONE

Le tensioni sulla ricusazione di due delle quattro liste presentate sono solo le ultime di una campagna elettorale che a Lagonegro si è aperta con 3 anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale della consiliatura iniziata a settembre del 2021, con l’elezione di Di Lascio.

A ottobre dell’anno scorso, infatti, l’allora prima cittadina è stata dichiarata decaduta per le dimissioni di 7 consiglieri comunali. Dimissioni scattate in seguito al suo arresto nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza su “mala politica” e sanità. Inchiesta in seguito ridimensionata dal Riesame. Nei giorni scorsi la Procura ha spiccato gli avvisi di chiusura delle indagini a carico della stessa Di Lascio e altre 29 persone. Incluso il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Francesco Piro, lagonegrese doc e suo principale referente politico.

LAGONEGRO AL VOTO, PIRO RISPONDE A PITTELLA

Ieri sull’audio messaggio di Pittella è intervenuto con un post alquanto criptico, su Facebook, proprio Piro, che nei giorni scorsi aveva contestato il protagonismo dell’ex governatore, residente nella vicina Lauria, sulle vicende politiche lagonegresi («Non trovo più le parole»).

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