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Francesco Fanelli

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Il leghista Francesco Fanelli, assessore uscente, sarà il candidato sindaco alle comunali di Potenza del centrodestra; Guarente rinuncia


POTENZA – Sarà il leghista Francesco Fanelli, assessore regionale alla Salute uscente, il candidato sindaco di Potenza del centrodestra allargato, per ora, ai renziani di Italia viva. Al posto del primo cittadino uscente, Mario Guarente, sempre della Lega.
E’ questo l’ennesimo colpo di scena che si è materializzato, ieri, nella tormentata vicenda delle elezioni amministrative del capoluogo. Il più grande dei 52 centri lucani dove l’8 e il 9 giugno si voterà per il rinnovo di sindaci e consigli comunali.

Il passo indietro di Guarente è arrivato in differita, due settimane dopo la sua investitura da parte dai vertici nazionali della coalizione, e la rivolta, solo apparentemente rientrata, della sua stessa maggioranza. Un contrappasso spietato per un sindaco precipitato agli ultimi posti nella classifica di popolarità dei primi cittadini anche per le migliaia di contestazioni differite notificate, negli ultimi 5 anni, per infrazioni accertate dall’odiato autovelox di varco d’Izzo. Una tassa occulta, nel sentire diffuso, che gli ha restituito un’immagine quasi “asburgica”, legge e ordine, in una città abituata ad amministrazioni ben più generose.

Fatale è stato il no dei referenti locali di Udc, Iv, Azione e Dc con Rotondi all’appello degli altri partiti della coalizione a favore di una ricomposizione, a sostegno della candidatura di Guarente, dello schieramento uscito trionfante dalle elezioni regionali del 21 e 22 aprile. Un appello rafforzato anche dalla pubblica sconfessione, da parte del segretario provinciale FdI Vincenzo Claps, del probabile candidato sindaco individuato dai centristi. Vale a dire il meloniano Alessandro Galella.

Di qui la decisione del primo cittadino uscente di rimettere la sua candidatura nelle mani del Carroccio. Quindi la scelta di una staffetta con Fanelli, primo dei non eletti della Lega in Consiglio regionale, a scapito di un assessore comunale uscente, Stefania D’Ottavio, che forse avrebbe incontrato un gradimento ancora maggiore degli alleati. Mentre un altro assessore comune uscente, Gianmarco Blasi, in caso di elezione di Fanelli, sarebbe destinato a subentrare tra gli scranni del parlamentino lucano. Sempre che Bardi nomini in giunta, come previsto, l’unico consigliere regionale leghista “titolare” eletto nel potentino, che è è il coordinatore regionale del partito, Pasquale Pepe.
A ieri sera, in realtà, non tutti tra i dissidenti di centrodestra che lunedì avevano annunciato la nascita di un “polo dei responsabili”, e l’intenzione di giocare una propria partita contro Guarente, avevano confermato il sostegno alla candidatura alternativa di Fanelli. All’appello, infatti, mancavano ancora lo stesso Galella e Azione.

In giornata, ad ogni modo, il nodo dovrebbe sciogliersi dato l’incombere del termine di sabato alle 12 per la presentazione di liste e candidature. Anche per fugare i sospetti di “doppia fedeltà”, per la palese vicinanza di alcuni esponenti calendiani, come l’ex consigliere regionale Aurelio Pace, a un altro dei candidati sindaci di area di centrosinistra, il consigliere comunale uscente Pierluigi Smaldone.
Sempre in giornata dovrebbe definirsi anche il quadro della candidature nel centrosinistra, dopo la conferma della discesa in campo per La Basilicata possibile e Sinistra italiana di un terzo consigliere comunale uscente, Francesco Giuzio.

Ieri è proseguito fino a notte inoltrata, in particolare, il voto degli attivisti del Movimento 5 stelle per scegliere chi appoggiare tra gli stessi Smaldone, Giuzio e un terzo consigliere uscente, Vincenzo Telesca, sostenuto dal Partito democratico. Dopo la rinuncia a esprimere un candidato proprio.
A meno di ulteriori sorprese, comunque impossibili da escludere, ad aggiudicarsi la partita dovrebbe essere stato Smaldone. Ma durante la discussione seguita all’incontro con i tre candidati sindaci, prima dell’apertura del voto, non sono mancati momenti di tensione.

Nel mirino sarebbe finito, in particolare, il coordinatore regionale del Movimento, Arnaldo Lomuti, “colpevole” di essersi espresso a favore di uno tra Telesca e Giuzio. Una contestazione aperta, quella indirizzata al deputato venosino, che coi suoi avrebbe scherzato sull’accaduto («così mi fanno finire dallo psicologo»), ma di fatto avrebbe lasciato le votazioni a metà per tornare nella città di Orazio.

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