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Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi

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POTENZA – Sono indagati per peculato il governatore Vito Bardi, due dei suoi assessori in carica, i leghisti Francesco Fanelli e Donatella Merra, il consigliere regionale Gianni Vizziello (sempre Lega), e l’ex assessore Gianni Rosa (FdI). Più dirigenti e collaboratori degli uffici regionali, che a marzo del 2020 si sarebbero accaparrati i pochi tamponi diagnostici all’epoca disponibili per il covid 19.

E’ quanto emerge dall’avviso di proroga delle indagini notificato nei giorni scorsi a una ventina di oltre 97 indagati nella maxi-inchiesta sulla mala politica lucana. Un fascicolo sempre più corposo, avviato nel 2019 dalla squadra mobile di Potenza indagando sul presunto sistema di «collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori», che sarebbe ruotato attorno allo studio legale di un noto avvocato civilista del capoluogo lucano, Raffaele De Bonis Cristalli.

L’esistenza di una corsia privilegiata per l’accesso ai pochi tamponi diagnostici disponibili nelle prime, terribili settimane della pandemia, quando il covid 19 era ancora del tutto sconosciuto e non si sapeva come affrontarlo, era già emersa dalle indagini sulla morte del giornalista potentino Antonio Nicastro. Mentre quest’ultimo – sebbene sintomatico – aveva dovuto aspettare 9 giorni per essere sottoposto al tampone, infatti, almeno in 34 lo avrebbero scavalcato senza che agli atti vi fosse traccia «di eventuali elementi giustificativi della necessità di ritenere tali accertamenti diagnostici prioritari rispetto a quelli rivolti ad altri pazienti».

L’avviso di proroga delle indagini spiccato nei giorni scorsi, quindi, contiene molti di quei 34 nomi. Come  Bardi, Fanelli, Merra e Rosa, più uno stretto collaboratore del governatore, Antonio Maiorano, e altri dipendenti della presidenza della giunta e di almeno un paio di dipartimenti regionali. Per la medesima ipotesi di peculato, tuttavia, risultano indagati anche l’ex capo ufficio stampa della giunta, Massimo Calenda, l’ex direttore generale del dipartimento Salute, Ernesto Esposito, il responsabile del settore legislativo  del gabinetto del governatore, Antonio Ferrara e altri ancora. Inclusi due medici quali il direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Potenza, Luigi D’Angola, e il responsabile della task force regionale coronavirus, Michele Labianca, per i quali i pm hanno formulato un’ipotesi d’accusa aggiuntiva di falso, verosimilmente legata alla richiesta dei tamponi “incriminati”.  

Di tutt’altra natura, invece, le iscrizioni indicate nel medesimo avviso di proroga delle indagini a carico dell’ex capo della segreteria del governatore, Mario Araneo. Nei suoi confronti risulta che gli inquirenti abbiano formulato un’ipotesi di concussione e abuso d’ufficio in concorso con l’ex capo ufficio stampa della Regione, e attuale direttore editoriale del quotidiano La Nuova del Sud, Donato Pace. Ma anche un’ulteriore ipotesi di corruzione in concorso con Angelo Rosella, imprenditore valdagrino attivo in tutta la provincia di Potenza nel settore della sanità privata, ed ex segretario regionale dell’Italia dei valori.

Ad agosto dell’anno scorso erano già emersi i nomi di una sfilza di altri indagati illustri nell’inchiesta sulla mala politica lucana, come quello di un terzo assessore regionale in carica, Franco Cupparo (Fi), l’ex assessore Rocco Leone (FdI), il capogruppo azzurro in Consiglio regionale, Francesco Piro, il senatore Salvatore Margiotta (Pd), e una pattuglia variegata di primi cittadini lucani.

«Non ne sono niente ho mai avuto alcuna contestazione e che la mia correttezza è proverbiale». Questo il commento affidato al Quotidiano da Pace. «Posso solo essere accusato di aver sempre fatto del bene a tutti senza mai chiedere o ottenere nulla in cambio. Lo sanno le pietre. Non so, né immagino a cosa possa riferirsi questa indagine. Che indaghino pure ma osservando le regole. Io sono sempre per la strada perché non ho motivo alcuno né di scappare né di nascondermi».

A febbraio, dopo la pubblicazione delle prime notizie sui tamponi vip, Bardi si era detto «a disposizione» dei magistrati per ogni tipo di chiarimento, chiedendo rispetto per «il dolore della famiglia Nicastro». Il governatore aveva poi sostenuto di essersi dovuto sottoporre al tampone come «tutti» i presenti a un incontro con l’ex prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri, dopo che quest’ultimo era risultato positivo al covid 19.

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