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Sfrattata la Casa del Popolo di Venosa, la sezione Pd pronta ad adire le vie legali e a non rinnovare le tessere

VENOSA – Il caso è politico, tutto interno al Partito democratico, ma rischia pure di finire in Tribunale. A scatenarlo è stata la messa in vendita dei locali che ospitano la “Casa del Popolo”, ritrovo politico-culturale storico di Venosa, che ospita anche la sezione “Moro Berlinguer” del Pd.

Una decisione maturata in seno alla Fondazione Basilicata Futura, che ha ereditato tutti i beni immobiliari dell’ex Partito comunista, ma che ha mandato su tutte le furie i componenti del direttivo della sezione, pronti non solo ad adire le vie legali ma anche a non rinnovare la tessera del Pd «se dovesse perdurare», scrivono in un durissimo comunicato, «il silenzio assordante» dei vertici lucani del partito.

VENOSA, SFRATTATA LA CASA DEL POPOLO, SCOPPIA LA RIVOLTA NEL PD

Il caos è scoppiato nella giornata di mercoledì scorso, 27 settembre, quando – sostiene il direttivo della sezione – «Giovanni Casaletto, rappresentante della Fondazione Basilicata Futuro, in modo violento e clandestino, si è introdotto con i suoi complici venuti da Potenza nella Casa del Popolo cambiando le serrature e successivamente asportando tutti gli arredi e i beni strumentali in dotazione alla sezione alla sezione di Venosa, oggi impossibilitata ad ogni azione e iniziativa».

Nel comunicato aggiungono anche che «a nulla sono valsi i tentativi di qualche militante di farlo ragionare alla presenza dei carabinieri, che pure sono intervenuti. La tracotanza e l’arroganza di questo personaggio, che con il suo comportamento in totale violazione della legge si è dimostrato indegno di ricoprire qualsiasi carica istituzionale o politico, hanno prevalso sul richiamo alla ragione, il tutto fomentato dal suo furore di portare a termine a tutti i costi l’affare immobiliare della vendita a terzi della Casa del Popolo».

A quanto pare, comunque, la Fondazione pare avesse intimato agli iscritti, la settimana precedente, di lasciare i locali in vista della vendita imminente e di indicare un nuovo locale dove ospitare il ritrovo. Ma su questo è in atto un “contenzioso” per via di un contratto in scadenza nel 2025 e di un atto di rilascio firmato dal precedente segretario del circolo Pd che gli iscritti non avrebbero condiviso.

SI APRE UN POSSIBILE FRONTE GIUDIZIARIO

Il direttivo della sezione annuncia in ogni caso che, «per tutta una serie di reati e violazioni di legge commessi da Casaletto», chiederà «la giusta punizione in sede penale» ma esprime anche «il disgusto e lo sdegno» per la vicenda politica. «Il rappresentante di una fondazione quale Basilicata Futuro – evidenziano – depositaria del patrimonio immobiliare degli allora Ds, sulla cui gestione è doveroso indagare visto il lievitare di una pesante debitoria che non certo è ascrivibile alla sezione di Venosa, ha scelto come vittima sacrificale la Casa del Popolo, punto si riferimento della vita politico-culturale della città di Venosa».

L’ultimo, duro passaggio è indirizzato al partito lucano, perché «colpisce il silenzio assordante dei vertici regionali, dei dirigenti politici e dei rappresentanti istituzionali del Partito democratico su una delle pagine più nere del partito scritta da Giovanni Casaletto e dai suoi complici».

«Se questo silenzio dovesse perdurare – avvertono i componenti del direttivo della sezione Moro Berlinguer – vuol dire che verrebbe premiato il “metodo Casaletto”, ossia chi calpesta la legge, profana la storia e il sacrificio di tanti militanti che hanno costruito la Casa del Popolo di Venosa, palestra di formazione di tanti amministratori che hanno contribuito alla crescita della nostra comunità. Nel qual caso ne trarremo le conseguenze – concludono -, vorrà dire che nel Partito democratico non vi sono più spazi di agibilità politica e che prevale la totale indifferenza per la grave ingiustizia subita e che il blitz di Casaletto ha decretato non solo lo sfratto illegale della Casa del Popolo ma anche la fine del Partito democratico a Venosa».

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