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Il San Carlo di Potenza è la sede dell'Azienda ospedaliera regionale

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POTENZA – Solo 65 tamponi in più di quelli esaminati sabato. Ma per l’undicesimo giorno consecutivo ancora zero nuovi contagi in Basilicata. Che poi sarebbe il ventiseiesimo giorno se si escludono i casi “d’importazione” scoperti dalla fine del divieto agli spostamenti tra regioni.

Sono questi i dati che emergono dal monitoraggio della situazione epidemiologica effettuato a livello nazionale dalla Protezione civile.

Ieri mattina infatti, come annunciato, non è stato diffuso l’ormai tradizionale bollettino di mezzogiorno dei vertici del gruppo regionale incaricato della gestione della crisi sanitaria. Per questo gli unici numeri a disposizione sono diventati quelli trasmessi nel pomeriggio alla presidenza del Consiglio dei ministri.

Restano quindi 13 i pazienti covid in Basilicata: i 6 registrati dalla Regione, più altri 7 d’importazione che risultano conteggiati altrove. Con un solo ricovero in ospedale che è quello della 65enne di Grottole in cura al Madonna delle Grazie di Matera da domenica 14, poco dopo il rientro a casa da un mese trascorso in Egitto.

Se si allenta la pressione della pandemia, tuttavia, aumenta in maniera almeno proporzionale quella generata dagli strascichi della gestione dell’emergenza. Con decine di migliaia di cittadini in attesa delle cure sospese agli inizi di marzo col blocco di tutte le attività “non salvavita” delle aziende sanitarie lucane, e il “gelo” calato tra i vertici dell’azienda ospedaliera regionale San Carlo e la Regione. Una rottura ancora più grave se si considera che proprio il San Carlo pare il punto in cui si concentrano le maggiori criticità rispetto all’atteso ritorno alla normalità di tutto il sistema sanitario regionale.

Ieri sul tema sono intervenuti il segretario regionale della Uil Fpl, Antonio Guglielmi, assieme al segretario regionale aggiunto Giuseppe Verrastro, il segretario organizzativo Gerardo Sarli, e il segretario aziendale Francesco Gamma.

I sindacalisti hanno denunciato il rischio di «paralisi» delle attività del San Carlo rilanciando le minacce del dg Massimo Barresi.

Nei giorni scorsi infatti, come svelato dal Quotidiano del Sud, il dg avrebbe avuto presentare al consiglio di direzione dell’azienda ospedaliera un nuovo atto aziendale per riformare in profondità l’organizzazione aziendale. Subito dopo il suo annuncio, tuttavia, è intervenuto il capo del dipartimento Salute di via Verrastro, Ernesto Esposito, che ha disposto «la sospensione delle attività di programmazione ed organizzazione formalizzate o da formalizzare attraverso atti e procedure aziendali, se non preventivamente concordate». Uno stop immediato motivato, ufficialmente, dalla necessità di «rendere più organica ed omogenea l’attività di programmazione regionale».

D’altronde sono noti i progetti di riordino delle aziende sanitarie lucane che dovrebbero portare al commissariamento del San Carlo, e all’attesa destituzione di Barresi.

A pesare, quindi, sarebbe stata anche l’esigenza di evitare l’accendersi di tensioni legate alla riorganizzazione aziendale che avrebbero costretto i vertici della Regione a tornare a sedersi col dg, desideroso di conservare l’incarico almeno fino alla sua scadenza naturale, nel 2021.

«Non si procede alle assunzioni e quindi la richiesta di far ripartire le attività sanitarie e avviare la Fase 2 potrebbe essere destinata a cadere nel vuoto». Questo lo spettro agitato da Uil Fpl, sulla scorta di quanto sostenuto da Barresi. Anche se ieri, a stretto giro, è stato l’assessore regionale alla Salute Rocco Leone a provare a tranquillizzare sul punto intimando al dg di procedere con le assunzioni stabilite come stanno facendo le altre aziende sanitarie lucane, in quanto del tutto slegate dall’approvazione degli atti aziendali attesi dal precedente riordino deciso dall’amministrazione Pittella, nel 2017.

«Le conseguenze sarebbero gravi poiché la sensazione è che si sottovaluti molto il mix esplosivo determinato dalla crisi economica e dall’emergenza sanitaria». Prosegue il sindacato. «Il problema non è tanto il blocco dell’Atto Aziendale ma l’equivoco che si è creato quando si chiede di sospendere tutte le attività. E’ bene che si chiarisca tutto ciò. La Basilicata non può permettersi una simile sciagura. Ad oggi la situazione del San Carlo è a dir poco drammatica: assenza di incarichi organizzativi e di funzione (coordinamenti) in moltissime unità operative, impossibilità di poter dare incarichi ai Dirigenti Medici neo assunti, carenza appunto di personale infermieristico e di supporto (Oss) nelle varie unità operative Geriatria, Cardiologia Medica, Neonatologia e negli ospedali periferici nei quali la ripartenza è estremamente complicata per usare un eufenismo. E “dulcis in fundo” il prossimo 31 luglio scadranno i contratti a tempo determinato di molte figure professionali in primis ostetriche ed infermieri che ad oggi non conoscono ancora il loro destino. Per non parlare della contrattazione integrativa ferma al palo da mesi e non è stata ancora pagata agli operatori sanitari la produttività dell’anno 2019 e non ancora programmata la progressione economica orizzontale anno 2020».

«Tergiversare e non decidere sul San Carlo è un gioco pericoloso». Insistono i sindacalisti. «Bisogna dare risposta ai bisogni di salute dei cittadini e al benessere degli operatori. E’ ora che la Regione e la politica tutta assumano una posizione netta sul San Carlo per mettere fine ad una “querelle” che rallenta la macchina organizzativa e non permette agli operatori di lavorare in serenità. Un elemento che non consente di affrontare il dramma delle liste di attesa e l’erogazione di cure appropriate ai pazienti».

I segretari regionali e aziendali di Uil Fpl, pertanto, chiedono di trovare «un modus operandi e un equilibrio tra i soggetti istituzionali interessati in modo da governare questa nuova fase che deve partire dallo smaltimento dell’arretrato che la pandemia ha creato».

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