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POTENZA – I medici di famiglia, e non solo, in rivolta per il «gravissimo stato di disagio» in cui operano. Al punto che, dopo aver già proclamato a gennaio lo stato di agitazione, hanno stilato un “manifesto” di denuncia e convocato un’assemblea generale dei medici del territorio invitando infine «i cittadini a mobilitarsi in difesa del servizio sanitario».

La Fimmg Basilicata e i Medici del territorio fanno sapere in una nota di aver convocato per domani – sabato 4 marzo, alle ore 9.30, nella sede dell’Ordine dei medici di Potenza – un’assemblea generale dei medici del territorio (medici di Medicina generale, pediatri di libera scelta, medici del Servizio di emergenza 118, Medici specialisti ambulatoriali) «per condividere i contenuti del manifesto che denuncia il grave disagio della sanità lucana e per decidere le ulteriori forme di protesta in conseguenza dell’inerzia del governo regionale».

Le richieste avanzate nel manifesto – spiegano – sono sintetizzate in 5 punti. Innanzitutto «meno burocrazia, per poter dedicare più tempo alla cura. Cittadini e medici continuano a essere vittime della continua introduzione di nuovi compiti burocratici e di atti amministrativi che finiscono per sottrarre tempo che si dovrebbe invece dedicare ai problemi sanitari dei cittadini. I certificati di riammissione a scuola (la Basilicata è una delle poche regioni che ancora le richiede); le firme dei pazienti sugli accessi in assistenza domiciliare o per le prestazioni di particolare impegno professionale; le liste di attesa sulle prestazioni specialistiche (con le date di prenotazione per le visite di controllo che, se va bene, arrivano a un anno); la trascrizione di prestazioni ad esempio di radioterapia c/o l’ospedale San Carlo (almeno 20 ricette) richieste impropriamente ai medici curanti, sono solo alcuni esempi di una burocrazia che di fatto sottrae tempo ai medici ma soprattutto ai cittadini».

In seconda battuta, chiedono «più organizzazione, per un’assistenza adeguata. Ormai – spiegano Fimmg e Medici del territorio – non è più tempo di “Speriamo che ce la caviamo” o “Che Dio ci aiuti”. In attesa che le paventate riforme della sanità territoriale (Case delle comunità, Ospedali di comunità) vengano realizzate (entro il 2026), è necessario che la politica sciolga una buona volta i nodi che legano la sanità lucana. La messa a regime del servizio di emergenza-urgenza 118, la riorganizzazione della continuità assistenziale, la costituzione delle forme aggregative della medicina generale sono solo alcune delle innovazioni che la politica non può continuare ad ignorare e a rinviare».

Ancora, «più medici, per una migliore assistenza. Anche la Basilicata sta affrontando il problema della carenza dei medici: zone carenti di assistenza primaria (la vecchia medicina di base) non vengono assegnate; nell’ultimo anno almeno venti zone carenti non sono state assegnate neanche ricorrendo a incarichi temporanei per i medici del corso di formazione specifica; da mesi sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica) vengono accorpate per mancanza di medici disponibili. E la politica che fa? Pensa di risolvere il tutto aumentando il massimale ai medici rimasti in servizio e affidando ai medici di continuità assistenziale la copertura di due presidi senza preoccuparsi minimamente dell’aumento del carico di lavoro».

I medici chiedono anche «più risorse, per un servizio sanitario che risponda ai bisogni di salute. Sono sempre più numerosi i giovani medici formati in regione che si trasferiscono in regioni del nord in grado di offrire una organizzazione della medicina generale efficiente».

Infine, «più sicurezza, per non dover convivere con la paura: sempre più frequenti sono le segnalazioni di episodi di violenza verbale e spesso fisica contro medici in servizio. La cosa grave è che tali episodi sono legati alle carenze organizzative del servizio sanitario regionale».

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