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La facciata dell’edificio

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PESCOPAGANO (Potenza) – Un monumento racchiude anche la memoria collettiva di un paese. Per questo l’assoluto abbandono in cui è stata lasciata la Collegiata di Santa Maria Assunta a Pescopagano rappresenta «una ferita collettiva». Una ferita che si è aperta 40 anni fa, dopo il terremoto del 1980. Un sisma che colpì duramente Pescopagano. E i segni di quell’evento sono visibili anche oggi.

Ora quattro senatori di “Alternativa c’è” (usciti dal Movimento 5 Stelle) portano il caso in Parlamento. Si tratta dell’archeologa Margherita Corrado, del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra e di Luisa Angrisani e Rosa Abate.

«La chiesa – precisano nell’interrogazione parlamentare presentata lo scorso 24 marzo – è un edificio di notevole interesse storico-artistico. Gli eventi sismici registrati nel 1980 in Campania e in Basilicata arrecarono molti danni alle strutture della chiesa, che subì il crollo del campanile, delle volte e delle coperture delle navate laterali in corrispondenza dell’abside, nonché il parziale collasso del muro perimetrale della stessa abside. A seguito della frettolosa rimozione delle parti pericolanti, l’edificio di culto, rimasto in piedi per oltre il 70 per cento, fu sciaguratamente sottoposto a un’opera di sventramento: furono dapprima rimossi i beni mobili e successivamente si provvide ad asportare gli antichi pavimenti, l’arredo marmoreo, a smantellare i tetti della navata centrale e delle navate laterali con i partiti decorativi settecenteschi in stucco, sconvolgendo di fatto l’assetto architettonico dell’edificio sacro dove si stratificavano elementi medievali, rinascimentali e barocchi».

Nel 1990, con un contributo di 250 milioni di lire, fu avviato un consolidamento delle strutture superstiti della chiesa. Ma poi l’edificio fu completamente abbandonato e, a distanza di 40 anni, «la chiesa di santa Maria assunta è stata completamente dimenticata dalle autorità, compreso il ministero della Cultura, espropriando la comunità di Pescopagano non solo di un bene culturale di grande valore ma anche del simbolo stesso dell’identità collettiva e della dignità del suo passato».

Ora «l’edificio sacro versa in stato di incuria e degrado: le strutture murarie sono state transennate e impietosamente abbandonate senza un’adeguata protezione e copertura, lo spazio delle navate è occultato da vegetazione; inoltre, si susseguono saccheggi di elementi lapidei scolpiti dalla facciata settecentesca, dalla scala di accesso e dalle balaustre, privi di adeguata protezione».

La richiesta fatta al ministro Franceschini, quindi, è quella di capire se esistano dei beni catalogati, se siano stati fatti dei sopralluoghi e soprattutto se si intenda, in qualche modo intervenire per un progetto di restauro dell’edificio sacro che ne rispetti la destinazione naturale».

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