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Monsignor Salvatore Ligorio

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Nella sua lettera ai fedeli in occasione del Natale l’arcivescovo Salvatore Ligorio si rivolge anche alla famiglia Claps dicendosi «vicino e disponibile al dialogo»

POTENZA- C’è speranza, c’è l’appello alla pace ma, nella lettera dell’Arcivescovo Metropolita di Potenza – Muro Lucano – Marsico Salvatore Ligorio c’è anche un messaggio per la famiglia di Elisa Claps, la sedicenne uccisa nella chiesa della Ss Trinità a Potenza il 12 settembre del 1993 da Danilo Restivo e ritrovata dopo circa 17 anni. Alla famiglia Claps «rinnovo -ha sottolineato il vescovo- la mia vicinanza e la mia disponibilità al dialogo».

Quel dialogo interrotto e condizionato, tra l’altro, dalla riapertura al culto della Trinità. Decisione contestata non solo dalla famiglia Claps ma dai tanti che più volte hanno manifestato solidarietà alla famiglia della sedicenne uccisa e rimasta per anni “nascosta” nel sottotetto della chiesa. Mons. Ligorio ha colto l’occasione del Natale non solo per fare gli auguri alla comunità ma anche per “congedarsi” in vista della nomina del suo successore.

NON SOLO IL CASO CLAPS, LIGORIO RINGRAZIA PER GLI ANNI DI EPISCOPATO

«Come è noto, al compimento del settantacinquesimo anno di età, da prassi ho rimesso il mandato di Pastore di questa amata Arcidiocesi nelle mani del Santo Padre che -ha sottolineato mons. Ligorio- mi ha confermato nell’esercizio delle mie facoltà pastorali fino alla nomina del successore. Intensifichiamo la preghiera perché il Signore ci doni un Pastore secondo il cuore di Cristo che ami e sostenga la nostra Chiesa diocesana. Da parte mia, sono grato per quanto la benevolenza di Dio ha voluto offrirmi donandomi di stare tra di voi. Vi affido al Signore, prego per tutti e vi benedico mentre auguro a ciascuno buon Natale». Il primo pensiero dell’arcivescovo, però, è andato ai tanti che soffrono a causa della guerra.

«Non si placa, infatti, la spirale di morte che miete vittime tra innocenti e indifesi dalla terra di Gesù all’Ucraina al Sudan alla Siria e ai tanti altri focolai di conflitti e di tensioni sparsi in ogni dove. Come dar torto a Papa Francesco quando afferma che “tutti desideriamo la pace, ma spesso quello che vogliamo è essere lasciati in pace”? “Il Vangelo – continua il Papa – ricorda che la pace non cade dall’alto, ma va costruita con impegno, collaborazione e pazienza. Si diventa operatori di pace solo se si ha la forza di “disarmare il cuore” da pensieri aggressivi, parole taglienti e gesti violenti».

«NON TEMETE PER IL FUTURO, IL SIGNORE GESÙ VI È ACCANTO»

L’arcivescovo ha, poi, ricordato il suo “pellegrinaggio” in «alcuni luoghi che sono come lo scrigno prezioso delle attese e della sofferenza, dei progetti e delle fatiche: sto visitando le sedi dei sindacati e quella delle organizzazioni datoriali, l’ospedale, il carcere, il tribunale, la sede della Rai, la Caritas con le sue belle iniziative di prossimità ai bisogni del territorio, la Tenda degli invisibili che da tempo presidia davanti alla sede della Regione, alcune comunità parrocchiali, le residenze dei nostri anziani.
Ne avessi il modo, vorrei raggiungere anche tutti i cercatori di Dio e ripetere loro che, tenendo viva la ricerca e il desiderio di pienezza che li anima, non sono lontani dal regno di Dio. Dio non delude e la delicatezza del Bambino Gesù che contempleremo nei presepi delle nostre case e delle comunità parrocchiali, ci commuove non in modo sentimentale ma concreto. Chi incontra Gesù che assume la nostra storia trasformandola in tempo di salvezza, non può rimanere immobile.
Carissimi, non temete per il futuro: il Signore Gesù vi è accanto, nelle vostre case, dove lavorate, dove soffrite e gioite, Egli è con voi e io desidero entrare con Lui per augurarvi gioia piena. Mentre scrivo queste parole, ho innanzi a me l’icona evangelica del Buon Pastore, che mi offre in ogni momento il senso del dono continuo, ricordandomi che il Buon Pastore ha donato la vita per il gregge. Nel passato, come oggi, questi sentimenti hanno costantemente orientato il mio ministero in mezzo a voi tutti, anche nella sofferta storia della cara Elisa Claps e della sua famiglia alla quale rinnovo la mia vicinanza e la mia disponibilità al dialogo».

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