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MATERA – “CHI non esce pazzo non è normale”, ripete come un mantra Goran Bregovic dal palco del Parco del Castello Tramontano. E nessuno è normale, quando Goran il Terribile chiede d’impazzire. Ad inaugurare il Festival “Duni” 2013, il maestro dei Balcani e del mondo intero, Goran Bregovic, porta la sua Weddings and Funeral Orchestra. E i musicisti che girano il mondo in pullman non si risparmiano neppure per il pubblico materano; che in numero di spettatori paganti conta quasi due duemila presenza. Tutte pronte, o quasi, a raccogliere gli inviti di Goran il Terribile che chiede di dissacrare la guerra facendo colpi d’ “artiglieria” con le note dei bombardini, del clarinetto. Oppure delle voci bulgare delle coriste, dipinte d’abiti tradizionali dell’Est che un po’ rimanda a tanti pezzettini di Sud del Pianeta. Bregovic sale sul palco del Tramontano verso le ventidue.

Dopo che la sua band aveva creato curiosità già passando quasi in mezzo alla gente, prima di fare la scaletta dell’evento.

“Champagne for Gypsies”, l’ultimo album che la star sta facendo conoscere in tante piazze, assemblato alla vecchia maniera quindi un po’ nel Meridione francese dai Gypsi King un po’ in Brasile nella tana delle muse dei Gogol Bordello, è spiegato come cd contenente tutte le differenze del mondo e, allo stesso tempo, opera fatta per la “Resistenza”.

Non a caso, per esempio, contiene il testo italiano “Bella Ciao” (in un arrangiamento già pensato una decina d’anni or sono proprio nell’ex Belpaese). Senza dimenticare pezzi forti del repertorio, dispensati a piene mani nella città dei Sassi: da “Ederlezi” a “Jeremija”, passando per “Underground Cocek” e “Alkohol”.

Fino alla travolgente “Kalashnikov”, capace veramente di far uscir di senno praticamente tutto il pubblico. Impossibile, non impazzire.

Con le colonne sonore dei film dell’altro maestro, Emir Kusturica che hanno il compito per certi versi di dar respiro a danzatrici e danzatori. Tutte le voci e ogni nota, spingevano al ballo. Dove quelle bulgare di Ludmila Radkova Trajkova e Daniela Radkova Aleksandrova, per dire, hanno dato quel carattere in più al concerto. Un’esibizione  intensa, e che adesso fa ancora più grande e l’attesa per l’arrivo dell’altro folle ospite del Festival “Duni”, Vinicio Capossela. Gli spazi dell’antico bastione materano, finalmente, vedono tanta gente che balla e canta. Con un Bregovic capace di ricordare ai suoi fan, in ogni momento della sua esibizione, che esistono le diversità e, di conseguenza, la necessità della comunione dei popoli. Di certo non sarà la musica, a salvare il mondo. Ma, come ha detto il maestro prima d’iniziare a sconvolgere il suo pubblico, la cultura potrebbe esser una delle lucine buone per cercare di migliorare la Terra. In tanto, finito il concerto, i poderosi musicisti, alla stregua d’ogni banda di paese che si rispetti, alla spicciolata hanno ripreso posto nel pullman con il quale sono spuntati a Matera. Senza il luccichio della fama. Nonostante per quasi due ore avessero fatto una serata da registrare nel calendario materano delle opere d’arte.

 

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