X
<
>

Condividi:
9 minuti per la lettura

di FRANCESCO ALTAVISTA
SATRIANO DI LUCANIA – «Io sono legalmente maestro da quando avevo 15 anni e non mi ha mai chiamato nessuno maestro fino a quando non ne ho compiuti 50». Sono le parole di Angelo Branduardi   che sarà nel centro storico di  Satriano di Lucania, domani sera, alle 21, nell’ambito del “Lucania Etno Folk”.  Conoscitore di musica a 360 gradi, cantautore,  polistrumentista straordinario,  ricercatore, Branduardi  è una personalità artistica unica nel panorama italiano e non solo.  In anteprima rispetto al concerto satrianese il maestro si concede ad  un’intervista al Quotidiano della Basilicata.  
Maestro, cosa ha preparato per il suo concerto a Satriano di Lucania?
«E’ un po’ difficile dirlo. Non è sempre la stessa cosa, ci sarà sicuramente spiritualità perché la considerò una componente fondamentale della musica, ci sarà anche ritmo; la musica è così vasta , è un universo a sé e  io  salto  da qua a là con facilità. Senza false modestie ne ho anche le capacità, sarà una festa non priva di momenti di meditazione». 
In  questi anni,  a capitoli diversi, ha creato una grandissima opera musicale di ricerca, sulle sonorità e composizioni del passato  “ Futuro Antico” arrivato all’ottavo capitolo. Come è nato  questo progetto unico e con quale obiettivo?
«E’ nato così insieme a Francesca Torelli  che è insegnate di liuto  al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano,  ci siamo chiesti : perché non fare un disco? E’ musica naturalmente molto specialistica con strumenti originali, filologica, l’unica cosa non filologica è la mia voce ma anche questo è da vedere: nessuno può dire che ai tempi il cantante cantasse con voce impostata. Io l’ho chiamato “Futuro Antico” perché a seguito della crisi della musica occidentale  risalente  alla metà dell’800 con il famoso “accordo del Tristano” di Wagner, ci sono stati tanti tentativi, tra i quali il tentativo di andare indietro, per vedere se fare un passo indietro significava farne due avanti. Non è così, ma lucidare l’argenteria ha un suo senso, perché perlomeno dà un’idea di quelle  che erano le nostre basi». 
“ Futuro Antico” è certamente un’opera molto dispendiosa di energie e capacità. E’  dal 2009 che non fa un disco di inediti  ha un po’ abbandonato la figura del cantautore? 
«Uscirà a breve un disco di inediti, ormai aspetto l’ispirazione non la vado a cercare.  “Futuro Antico” è  un grande segno di divertimento e passione estrema anche che poi è il significato della musica. Io  non mi sono mai considerato un cantautore, io sono un violinista che è stato prestato per puro caso alle canzoni. Sono stato allevato da quando avevo 5 anni  a fare il violinista». 
Insieme al progetto “Futuro Antico” lei ne porta diversi altri. Tra cui  anche lavori più “spirituali” su San Francesco. Perché la spiritualità è un po’ una sua copertina?
«La musica è spiritualità. Il primo musicista era lo sciamano, lo stregone che riusciva alterando la propria voce  a ricreare il suono originale ed a parlare con Dio. La musica è  uno sguardo gettato dietro la porta chiusa. C’è un effetto soglia, uno entra in un altro mondo  che non è realtà ma fatto di cose spirituali. E’ un mondo irreale, ciò che  probabilmente si vorrebbe fosse ma non è. A volte per molti  è difficile tornare indietro da questa porta e allora diventa matto o assume delle droghe o alcool. Diventa una dicotomia perché sono due i personaggi, l’uomo normale aldiqua della porta  e l’artista aldilà della porta dove potrebbe esserci di tutto».
Lei suonerà per un festival di musica etnica popolare; nella sua carriera si è occupato anche di questo tipo di musica. Dove è arrivata in questo campo la sua ricerca?
«Io se mi è consentito, l’ho inventata.  Io facevo musica etnica nel 1975. La musica etnica è la musica del cuore dei popoli, può segnare un traguardo molto importante per un musicista come me che mischia le carte con facilità».
Maestro, lei è famosissimo anche in Europa,  prendendo in prestito il titolo della sua ultima pubblicazione di canzoni “Camminando Camminando”, a che punto si sente arrivato nella sua carriera e come viene ascoltata la musica italiana in Europa? 
 «Nemmeno a metà strada.  La musica italiana in Europa funziona molto poco, perché spesso è un’imitazione di ciò che c’è oltr’ Alpe. Uno come me, nel bene e nel male è unico. C’è una definizione che una volta mi ha dato un giornalista di Milano: la musica di Branduardi è come l’aglio, un gusto estremo riconoscibilissimo  che piace o fa schifo». 
Cosa è per lei la Bellezza?
«La Bellezza è l’arte  del deliziare l’anima, la delizia anche straziandola, il tutto nel senso dell’oltre».  

SATRIANO DI LUCANIA – «Io sono legalmente maestro da quando avevo 15 anni e non mi ha mai chiamato nessuno maestro fino a quando non ne ho compiuti 50». Sono le parole di Angelo Branduardi   che sarà nel centro storico di  Satriano di Lucania, domani sera, alle 21, nell’ambito del “Lucania Etno Folk”.  Conoscitore di musica a 360 gradi, cantautore,  polistrumentista straordinario,  ricercatore, Branduardi  è una personalità artistica unica nel panorama italiano e non solo.  In anteprima rispetto al concerto satrianese il maestro si concede ad  un’intervista al Quotidiano della Basilicata.  

Maestro, cosa ha preparato per il suo concerto a Satriano di Lucania?

«E’ un po’ difficile dirlo. Non è sempre la stessa cosa, ci sarà sicuramente spiritualità perché la considerò una componente fondamentale della musica, ci sarà anche ritmo; la musica è così vasta , è un universo a sé e  io  salto  da qua a là con facilità. Senza false modestie ne ho anche le capacità, sarà una festa non priva di momenti di meditazione». 

In  questi anni,  a capitoli diversi, ha creato una grandissima opera musicale di ricerca, sulle sonorità e composizioni del passato  “ Futuro Antico” arrivato all’ottavo capitolo. Come è nato  questo progetto unico e con quale obiettivo?

«E’ nato così insieme a Francesca Torelli  che è insegnate di liuto  al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano,  ci siamo chiesti : perché non fare un disco? E’ musica naturalmente molto specialistica con strumenti originali, filologica, l’unica cosa non filologica è la mia voce ma anche questo è da vedere: nessuno può dire che ai tempi il cantante cantasse con voce impostata. Io l’ho chiamato “Futuro Antico” perché a seguito della crisi della musica occidentale  risalente  alla metà dell’800 con il famoso “accordo del Tristano” di Wagner, ci sono stati tanti tentativi, tra i quali il tentativo di andare indietro, per vedere se fare un passo indietro significava farne due avanti. Non è così, ma lucidare l’argenteria ha un suo senso, perché perlomeno dà un’idea di quelle  che erano le nostre basi». 

“ Futuro Antico” è certamente un’opera molto dispendiosa di energie e capacità. E’  dal 2009 che non fa un disco di inediti  ha un po’ abbandonato la figura del cantautore?

 «Uscirà a breve un disco di inediti, ormai aspetto l’ispirazione non la vado a cercare.  “Futuro Antico” è  un grande segno di divertimento e passione estrema anche che poi è il significato della musica. Io  non mi sono mai considerato un cantautore, io sono un violinista che è stato prestato per puro caso alle canzoni. Sono stato allevato da quando avevo 5 anni  a fare il violinista». 

Insieme al progetto “Futuro Antico” lei ne porta diversi altri. Tra cui  anche lavori più “spirituali” su San Francesco. Perché la spiritualità è un po’ una sua copertina?

«La musica è spiritualità. Il primo musicista era lo sciamano, lo stregone che riusciva alterando la propria voce  a ricreare il suono originale ed a parlare con Dio. La musica è  uno sguardo gettato dietro la porta chiusa. C’è un effetto soglia, uno entra in un altro mondo  che non è realtà ma fatto di cose spirituali. E’ un mondo irreale, ciò che  probabilmente si vorrebbe fosse ma non è. A volte per molti  è difficile tornare indietro da questa porta e allora diventa matto o assume delle droghe o alcool. Diventa una dicotomia perché sono due i personaggi, l’uomo normale aldiqua della porta  e l’artista aldilà della porta dove potrebbe esserci di tutto».

Lei suonerà per un festival di musica etnica popolare; nella sua carriera si è occupato anche di questo tipo di musica. Dove è arrivata in questo campo la sua ricerca?

«Io se mi è consentito, l’ho inventata.  Io facevo musica etnica nel 1975. La musica etnica è la musica del cuore dei popoli, può segnare un traguardo molto importante per un musicista come me che mischia le carte con facilità».

Maestro, lei è famosissimo anche in Europa,  prendendo in prestito il titolo della sua ultima pubblicazione di canzoni “Camminando Camminando”, a che punto si sente arrivato nella sua carriera e come viene ascoltata la musica italiana in Europa?  

«Nemmeno a metà strada.  La musica italiana in Europa funziona molto poco, perché spesso è un’imitazione di ciò che c’è oltr’ Alpe. Uno come me, nel bene e nel male è unico. C’è una definizione che una volta mi ha dato un giornalista di Milano: la musica di Branduardi è come l’aglio, un gusto estremo riconoscibilissimo  che piace o fa schifo». 

Cosa è per lei la Bellezza?«La Bellezza è l’arte  del deliziare l’anima, la delizia anche straziandola, il tutto nel senso dell’oltre».  

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE