X
<
>

Condividi:
8 minuti per la lettura

Tra i “Capannoni”
di Mimmo Centonze 
 Oltre 40 opere dell’artista materano in mostra 
in una doppia sede: il Museo di Palazzo Lanfranchi 
e il  Laboratorio di restauro della Soprintendenza 
MATERA – NEL Laboratorio di Restauro della Soprintendenza nella zona industriale di Matera, il nostro “Mazinga” voluto da Michele D’Elia per la cura delle opere d’arte ferite dal sisma del 1980 e fatto realizzare all’architetto Vincenzo Baldoni,  domani alle ore 18, sarà inaugurata la prima grande mostra materana di Mimmo Centonze, intitolata “Capannoni nel capannone” e curata da Marta Ragozzino.
 La mostra, ideata e promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, con la collaborazione dell’architetto Massimiliano Burgi per l’allestimento, è ospitata nelle sedi del Museo di Palazzo Lanfranchi e del Laboratorio di Restauro che, per la prima volta, apre al pubblico l’ala ancora incompiuta dell’edificio, un grande spazio industriale perfetto per esporre i Capannoni, protagonisti centrali nella riflessione e produzione del giovane artista di Matera.
 L’esposizione parte da una piccola selezione dei primi Capannoni realizzati da Centonze nel 2008, allestita nel Museo di Palazzo Lanfranchi, nell’ala dedicata al contemporaneo. Si tratta di dipinti di piccole dimensioni, dai toni scuri quasi monocromi, caratterizzati dalle prime rappresentazioni ripetitive di interni industriali, che diventeranno caratteristiche dell’artista materano. 
Una mostra intima, “da camera”, che esce dallo spazio deputato di Palazzo Lanfranchi, nell’ottica del progetto “Museo fuori dal Museo” centrale nelle azioni ed attività della nostra Soprintendenza, che sta aprendosi sempre di più alla compenetrazione con la comunità ed il territorio, per invadere con un gran numero di opere uno spazio inedito come quello del “capannone” del Laboratorio di restauro della Soprintendenza: un cantiere rigenerato, un luogo riconquistato alla produzione culturale della nostra comunità, coinvolta insieme nel viaggio verso Matera 2019. 
 Sulle pareti grezze di questo spazio inusuale scorrono, o meglio sono appese in un innovativo allestimento che permette una sequenza quasi ossessiva, le immagini inquiete ed incandescenti degli interni dei capannoni industriali di Centonze, che si iterano con i loro cumuli di rifiuti metallici (i ferri vecchi) accatastati in attesa di un possibile riciclo e riutilizzo, che possa dar vita a nuove forme e nuovi oggetti. Sempre con un’idea di trasformazione e speranza, sottesa alla composizione apparentemente descrittiva: una luce positiva, spirituale nella speciale percezione dell’artista, anima tutti i dipinti e si sparge, attraverso il colore talvolta violento, nell’intero spazio industriale che abbiamo scelto per l’esposizione. Sono opere di dimensioni maggiori di quelle mostrate al Museo, alcune molto grandi, tutte caratterizzate da una intensa ricerca sulla luce, effettuata anche attraverso un sapiente uso del colore, che deriva dagli studi dell’artista e dal suo percorso figurativo, trasceso in una pittura densa e materica, quasi informale, che restituisce una carica emotiva eccezionale che cattura, anche grazie alla ripetizione ossessiva, l’attenzione del visitatore nello spazio-non spazio del ‘capannone’ della nostra Soprintendenza.
 Dopo la prima personale a Milano nel 2009 e la successiva, curata da Vittorio Sgarbi a Palazzo delle Esposizioni di Roma nel maggio 2012, che ha visto l’allestimento di oltre quaranta opere realizzate nell’ultimo decennio da Centonze (dai ritratti alle grandi figure, fino ai grandi spazi industriali), la nostra esposizione, prima rassegna personale nella sua città, si concentra esclusivamente sull’iconografia dei capannoni (esposti per la prima volta a Matera nel 2009 in una collettiva sul paesaggio urbano presso la Galleria Opera&Opera), che ci sembra centrale nel percorso di candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura, come esempio concreto di riuso di spazi esistenti che trovano, attraverso la cultura e l’arte, una nuova funzione sociale collettiva. 
 Questo processo, che muove dal Museo che esce dai luoghi deputati della fruizione dell’arte e si collega alla città e alla comunità che la vive anche attraverso la rigenerazione degli spazi, è stato al centro del modulo didattico che ha svolto la Soprintendente Marta Ragozzino nell’ambito del corso di Fenomenologia dell’architettura del professor Armando Sichenze dell’Università degli studi della Basilicata durante l’ultimo anno accademico. Al laboratorio hanno partecipato molti studenti divisi in gruppi di lavoro che hanno affrontato tre diversi ambiti di progettazione collegati dal filo rosso del Museo fuori dal museo. Il diaframma tra dentro e fuori, la presa di possesso di uno spazio altro dalla consueta programmazione culturale, l’esportazione di attività e contenuti culturali in spazi domestici, solitamente dedicati alla vita, individuale e collettiva. Uno dei gruppi ha svolto il tema della mostra di Centonze all’interno del Laboratorio di restauro: l’immagine guida di questa mostra è il risultato del lavoro degli studenti. All’ingresso della mostra sono esposte le tavole di progetto. 

MATERA – NEL Laboratorio di Restauro della Soprintendenza nella zona industriale di Matera, il nostro “Mazinga” voluto da Michele D’Elia per la cura delle opere d’arte ferite dal sisma del 1980 e fatto realizzare all’architetto Vincenzo Baldoni,  domani alle ore 18, sarà inaugurata la prima grande mostra materana di Mimmo Centonze, intitolata “Capannoni nel capannone” e curata da Marta Ragozzino.

 La mostra, ideata e promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, con la collaborazione dell’architetto Massimiliano Burgi per l’allestimento, è ospitata nelle sedi del Museo di Palazzo Lanfranchi e del Laboratorio di Restauro che, per la prima volta, apre al pubblico l’ala ancora incompiuta dell’edificio, un grande spazio industriale perfetto per esporre i Capannoni, protagonisti centrali nella riflessione e produzione del giovane artista di Matera. L’esposizione parte da una piccola selezione dei primi Capannoni realizzati da Centonze nel 2008, allestita nel Museo di Palazzo Lanfranchi, nell’ala dedicata al contemporaneo. Si tratta di dipinti di piccole dimensioni, dai toni scuri quasi monocromi, caratterizzati dalle prime rappresentazioni ripetitive di interni industriali, che diventeranno caratteristiche dell’artista materano. 

Una mostra intima, “da camera”, che esce dallo spazio deputato di Palazzo Lanfranchi, nell’ottica del progetto “Museo fuori dal Museo” centrale nelle azioni ed attività della nostra Soprintendenza, che sta aprendosi sempre di più alla compenetrazione con la comunità ed il territorio, per invadere con un gran numero di opere uno spazio inedito come quello del “capannone” del Laboratorio di restauro della Soprintendenza: un cantiere rigenerato, un luogo riconquistato alla produzione culturale della nostra comunità, coinvolta insieme nel viaggio verso Matera 2019.  

Sulle pareti grezze di questo spazio inusuale scorrono, o meglio sono appese in un innovativo allestimento che permette una sequenza quasi ossessiva, le immagini inquiete ed incandescenti degli interni dei capannoni industriali di Centonze, che si iterano con i loro cumuli di rifiuti metallici (i ferri vecchi) accatastati in attesa di un possibile riciclo e riutilizzo, che possa dar vita a nuove forme e nuovi oggetti. Sempre con un’idea di trasformazione e speranza, sottesa alla composizione apparentemente descrittiva: una luce positiva, spirituale nella speciale percezione dell’artista, anima tutti i dipinti e si sparge, attraverso il colore talvolta violento, nell’intero spazio industriale che abbiamo scelto per l’esposizione. Sono opere di dimensioni maggiori di quelle mostrate al Museo, alcune molto grandi, tutte caratterizzate da una intensa ricerca sulla luce, effettuata anche attraverso un sapiente uso del colore, che deriva dagli studi dell’artista e dal suo percorso figurativo, trasceso in una pittura densa e materica, quasi informale, che restituisce una carica emotiva eccezionale che cattura, anche grazie alla ripetizione ossessiva, l’attenzione del visitatore nello spazio-non spazio del ‘capannone’ della nostra Soprintendenza. 

Dopo la prima personale a Milano nel 2009 e la successiva, curata da Vittorio Sgarbi a Palazzo delle Esposizioni di Roma nel maggio 2012, che ha visto l’allestimento di oltre quaranta opere realizzate nell’ultimo decennio da Centonze (dai ritratti alle grandi figure, fino ai grandi spazi industriali), la nostra esposizione, prima rassegna personale nella sua città, si concentra esclusivamente sull’iconografia dei capannoni (esposti per la prima volta a Matera nel 2009 in una collettiva sul paesaggio urbano presso la Galleria Opera&Opera), che ci sembra centrale nel percorso di candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura, come esempio concreto di riuso di spazi esistenti che trovano, attraverso la cultura e l’arte, una nuova funzione sociale collettiva.  

Questo processo, che muove dal Museo che esce dai luoghi deputati della fruizione dell’arte e si collega alla città e alla comunità che la vive anche attraverso la rigenerazione degli spazi, è stato al centro del modulo didattico che ha svolto la Soprintendente Marta Ragozzino nell’ambito del corso di Fenomenologia dell’architettura del professor Armando Sichenze dell’Università degli studi della Basilicata durante l’ultimo anno accademico. 

Al laboratorio hanno partecipato molti studenti divisi in gruppi di lavoro che hanno affrontato tre diversi ambiti di progettazione collegati dal filo rosso del Museo fuori dal museo. Il diaframma tra dentro e fuori, la presa di possesso di uno spazio altro dalla consueta programmazione culturale, l’esportazione di attività e contenuti culturali in spazi domestici, solitamente dedicati alla vita, individuale e collettiva. Uno dei gruppi ha svolto il tema della mostra di Centonze all’interno del Laboratorio di restauro: l’immagine guida di questa mostra è il risultato del lavoro degli studenti. All’ingresso della mostra sono esposte le tavole di progetto. 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE