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Raccontiamoci in silenzio
Mummenschanz a Matera. La realtà mimata fa la storia
QUARANTUNO  anni fa Bernie Schürch, Andres Bossard  e Floriana Frassetto fondarono i Mummenschanz. La compagnia nacque dalle esperienze accumulate come  allievi della scuola parigina di Jacques Lecoq e della scuola romana di Roy Bosier. 
Oggi quella esperienza si è trasformata in una vera e propria filosofia che supera la semplice concezione della gestualità e si arrichisce di concetti espressi sul filo dell’ironia e dell’analisi critica della realtà senza bisogno di testi nè musica. Per questo colpisce che a promuovere questo spettacolo fuori abbonamento siano stati  il Festival Duni e l’Orchestra Ico  della Magna Grecia.
La straordinaria atmosfera creata dal silenzio non avrebbe potuto accompagnare meglio i piccoli “racconti” affidati a rotoli di carta igienica colorati, tubi colorati e accessori che si sono trasformati in braccia, mani, labbra, fuoco, aria. 
I Mummenschanz dimostrano che l’epoca della parola e del frastuono, a volte, può fermarsi e osservare. 
In una bocca finta che si apre, in un foglio di carta bianca che si muove sul palcoscenico, c’è storia, tenerezza, trama. 
Merito del Festival Duni e dell’Orchestra della Magna Grecia se una proposta di tale livello ha potuto essere presentata a Matera nel corso della prima serata organizzata dopo l’accesso di Matera nella short list delle città candidate ad essere capitale della cultura  nel 2019, come ha sottolineato il direttore del Conservatorio Duni, Saverio Vizziello. Protagonisti accanto ai mimi della compagnia sono stati i bambini coinvolti in giochi con un pallone colorato o trasformati in artisti che inventano un volto con il nastro adesivo. 
Ce n’è per tutti i gusti, ma soprattutto per lasciarsi andare alla riflessione, all’approfondimento che soltanto il silenzio può consentire. E questo lo hanno fatto gli adulti. 
I Mummenschanz sono un sospiro di sollievo, una ventata di benessere mentale che pur essendo inconsueta per ognuno di noi, non può che fare bene. 
A sipario chiuso si ha quasi paura di ricominciare a parlare e si comprende come, a volte, il silenzio diventi vitale. 
Antonella Ciervo
a.ciervo@luedi.it
Alcune delle performance dei Mummenschanz ospiti a Matera nei giorni scorsi 

QUARANTUNO  anni fa Bernie Schürch, Andres Bossard  e Floriana Frassetto fondarono i Mummenschanz. La compagnia nacque dalle esperienze accumulate come  allievi della scuola parigina di Jacques Lecoq e della scuola romana di Roy Bosier. Oggi quella esperienza si è trasformata in una vera e propria filosofia che supera la semplice concezione della gestualità e si arrichisce di concetti espressi sul filo dell’ironia e dell’analisi critica della realtà senza bisogno di testi nè musica. Per questo colpisce che a promuovere questo spettacolo fuori abbonamento siano stati  il Festival Duni e l’Orchestra Ico  della Magna Grecia.

 

La straordinaria atmosfera creata dal silenzio non avrebbe potuto accompagnare meglio i piccoli “racconti” affidati a rotoli di carta igienica colorati, tubi colorati e accessori che si sono trasformati in braccia, mani, labbra, fuoco, aria. I Mummenschanz dimostrano che l’epoca della parola e del frastuono, a volte, può fermarsi e osservare. In una bocca finta che si apre, in un foglio di carta bianca che si muove sul palcoscenico, c’è storia, tenerezza, trama. Merito del Festival Duni e dell’Orchestra della Magna Grecia se una proposta di tale livello ha potuto essere presentata a Matera nel corso della prima serata organizzata dopo l’accesso di Matera nella short list delle città candidate ad essere capitale della cultura  nel 2019, come ha sottolineato il direttore del Conservatorio Duni, Saverio Vizziello. 

Protagonisti accanto ai mimi della compagnia sono stati i bambini coinvolti in giochi con un pallone colorato o trasformati in artisti che inventano un volto con il nastro adesivo. Ce n’è per tutti i gusti, ma soprattutto per lasciarsi andare alla riflessione, all’approfondimento che soltanto il silenzio può consentire. E questo lo hanno fatto gli adulti. I Mummenschanz sono un sospiro di sollievo, una ventata di benessere mentale che pur essendo inconsueta per ognuno di noi, non può che fare bene. A sipario chiuso si ha quasi paura di ricominciare a parlare e si comprende come, a volte, il silenzio diventi vitale. 

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