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SATRIANO DI LUCANIA – Per consentire alla piéce “Odissea dei  ragazzi” andata in scena  al teatro “Anzani”  nell’ambito della rassegna “Le valli del teatro”, di fare il suo corso nell’animo del pubblico,  con la chiusura del sipario dopo quasi un’ora di spettacolo  non doveva essere dedicato ad  una serie di domande e curiosità   rivolte a  tutti i ragazzi seduti sul palco, alla regista ed autrice Laura Sicignano e all’unica attrice professionista Sara Cianfriglia. Il teatro e lo spettacolo hanno avuto il loro ruolo nel mostrare in arte l’intimità, le sofferenze e il racconto più vero di questi ragazzi: smessi i panni degli attori sono tornati ad essere dei rifugiati che con un certo imbarazzo  subiscono gli applausi e forse anche qualche sorriso di pietà per le loro storie e non per la magia che sono riusciti a creare sul palcoscenico.

Certo le storie personali di Emmanuel, Kara, Pashupatti, Rahamathollah, Shahzeb e Waheedullah sono appassionanti e commoventi ma sono altri i luoghi della compassione, altra cosa è il teatro.

Sono riusciti  sulla scena spoglia del palco  satrianese a far esplodere il Mediterraneo, con le sue onde pericolose, hanno preso vita dal niente anche Scilla e Cariddi in un bellissimo hip hop cantato dal vivo che ha dato allo spettacolo uno squisito sapore urbano;  le peripezie di Ulisse hanno preso forma  non nella narrazione di fatti  ma nelle tante emozioni che si muovono quando si usano i simboli.

 Un viaggio che ha attraversato  tutte le vicende dell’Odissea tra queste il canto delle  sirene,  l’amore di Calipso, la ferocia di Polifemo, l’ira di Poseidone, l’attesa  di Penelope, le magie di Circe e la tristezza di Telemaco. Ma sono tutte metafore che gli attori in scena modellano sui propri corpi e sulle proprie storie  dando voluttuosa carne alle parole che non vengono dette. E’ stato uno spettacolo anche violento nella sublimazione degli eccessi e nella cultura dell’errore.

 Le magie di Circe diventano il dilemma tra uomo e animale, così che i fiori di loto accendono la riflessione sul rapporto con il  dolore e la sofferenza, sintomi di una realtà che si deve accettare per forza ma che inevitabilmente si tenta di tenere lontana. L’incontro e l’amore  con Calipso certamente   una delle parti della piéce  più suggestive: il legame tra Ulisse e la splendida donna amata  diventa  una corda legata da un capo  alla vita della brava Sara Cianfriglia (ha interpretato tutti i ruoli femminili) e dall’altra estremità veniva stretta dalla mano di  Ulisse creando una splendida danza che non tralascia brutalità e lussuria. Odisseo è condannato ad non avere una casa nonostante l’attesa amorosa di Penelope e l’affetto di Telemaco;  il mare e la conoscenza  sono la sua dolce agonia. La piéce va alla ricerca di  un senso alla sofferenza e alle mancanze di chi è costretto ad intraprendere un viaggio in terre sconosciute:  Itaca non è la meta ma l’origine di tutto. “Odissea dei ragazzi” è stata una bella, passionale e virulenta  poesia ideata dalla brava Laura Sicignano, un modo di fare teatro che non ha regole comuni  e che agisce per immagini e metafore, simboli che non vanno spiegati ma percepiti; sarebbe stato più magico tornare a casa senza portare tutto ad una commiserazione commossa  finale a palcoscenico ancora caldo, ma questo non svilisce una serata di grande teatro.

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