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MATERA – Vuole il “tu” e a lui non piace assolutamente l’epiteto di maestro, nonostante quasi 30 anni di carriera, tanti successi, 21 album realizzati e tante continue scommesse artistiche e non solo: Mango è un profeta della voce, un oracolo di poesia, un artista allo stato puro.
Risponde ad alcune domande per il Quotidiano, in anteprima rispetto al live di questa sera nella città dei Sassi, a partire dalle 22 nell’ambito del suo ‘”Elettroacustico tour” a chiusura della terza edizione di “Matera è fiera”.
Pino, sarai a Matera. La domanda è d’obbligo: come vedi la città dei Sassi come candidata a Capitale della Cultura europea?
«E’ un fatto sacrosanto. Matera merita la candidatura e tante altre cose devono arrivare per questa città meravigliosa. Matera è una città di primo piano in una nazione come l’Italia ricca di città importanti».
Quest’anno ha visto il tuo ritorno alla discografia e anche ai live. Che Mango bisogna aspettarsi?
« L’ultimo tour a cui ho partecipato è stato quello in teatro due anni e mezzo fa. Era la prima volta che provavo l’elettroacustico, un “unplugged” al 50 per cento in teatro ed è stato un successo incredibile. Riuscire a portare questo tipo di situazione in posti all’aperto, nella piazze, nei campi sportivi, credo sia meraviglioso. La scommessa è questa: trasportare quel tipo di magia, di emozione che si trova sul palco teatrale, in luoghi non adatti a questo scopo, con gente che non necessariamente si trova lì per te. Parto da presupposti completamente diversi, non quelli degli ultimi 30 anni della mia carriera, quelli li ho già vissuti, adesso mi piace l’idea di sconvolgere il tutto. In questo momento sto scoprendo un altro rapporto con la gente e loro con me».
Una particolarità è anche il suo ultimo album “L’amore è invisibile”( con tre inediti). Sembrerebbe un album di cover ma come nel disco del 2008 “Acchiappanuvole”, in realtà i pezzi sono portatori di nuova vita ed hanno anche nuove emozioni e visioni. Quanto questi brani appartengono a Mango?
«Per me è il ricordo al centro del concetto dell’appartenenza. Attraverso il ricordo noi possiamo vivere i sapori, le gioie di un qualcosa che abbiamo visto o che abbiamo toccato. Attraverso il ricordo faccio le mie scelte, io ero, per esempio, in classifica con “Bella d’Estate” e nello stesso periodo c’era “Scrivimi” e mi piacque subito. Ho fatto il pezzo di De Andrè perché ho sognato Fabrizio che mi ha detto: perché non fai “Amore che vieni amore che vai”. E’ ovvio che Fabrizio non ha nulla a che vedere con questo fatto ma è la mia testa, il mio cervello, il mio corpo, il mio cuore che ha voluto dirmi questa cosa. Credo che esista dentro di noi un modo di poter vedere e verificare delle cose che altrimenti non potremmo vedere e verificare».
A proposito ancora di appartenenza, tu hai scelto di restare a Lagonegro nonostante giri il mondo con la tua arte. Come mai?
«Di base non c’è una scelta, è un fatto naturale. A volte mi piace l’idea del gitano, ma se uno zingaro è tale perché non ha un’appartenenza, mi dispiace. Secondo me ogni persona ha voglia di sentirlo questo discorso di appartenenza, dentro di sé. Il più delle volte, però un nomade appartiene alla musica e viceversa. Noi dobbiamo pensare che il mondo ha necessità di vivere attraverso la musica. L’uomo quando è comparso sulla terra, ha cominciato ad imitare i suoni del mondo. Questi suoni con il ragionamento sono diventati il nostro cercare di comunicare. L’uomo senza comunicazione non esiste».
Concludiamo, cosa è per te la Bellezza?
«La Bellezza è fulcro centrale del concetto della comunicazione. La Bellezza è intrappolare il tempo che ci appartiene».
cultura@luedi.it

 

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