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MATERA – «Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia». E’ la definizione di fotografia secondo  Robert Doisneau, ma sembra appartenere molto al lavoro di Valerio Bispuri. I suoi, sono scatti che non possono rimanere tra i ricordi, ma entrare nell’esistenza di ognuno di noi.

Lo dimostra l’esposizione  “Encerrados”  che aprirà i battenti oggi alle 19,30 nell’ex ospedale San Rocco per iniziativa dell’associazione Materafotografia e nella quale Bispuri descrive nove anni di lavoro in 74 carceri del Sudamerica.

Un viaggio nel ventre del mondo, da cui emergono volti, vicende, tragedie, povertà umane.

Bispuri, in quel continente, a Buenos Aires ha trascorso  10 anni. «Cercavo un argomento e quello delle carceri – ricorda – è nato casualmente. Ero in Ecuador a una cena e uno scrittore mi ha chiesto se volevo visitare un carcere. Il soggetto è nato in divenire». Il carcere, in quel caso,  era quello di Quito. Quell’esperienza era stata così forte che ho chiesto di visitarne altre. Da quelle che ho visto in Argentina, pian piano ho capito che in carcere c’è lo specchio di un Paese». Il progetto è durato nove anni e lo ha portato ovunque.

L’approccio non è stato dei più semplici. La reazione dei detenuti non è stata accogliente.

«Per alcuni ero una possibile salvezza, altri si incazzavano e mi minacciavano col coltello, chi diceva che rubavo le foto, chi invece voleva farsi fotografare».

Per pubblicare il libro legato alla mostra “Encerrados”, che uscirà nel 2015, Valerio Bispuri ha utilizzato il crowfunding, ovvero il  finanziamento collettivo.

Il meccanismo, conferma, sta prendendo piede in Italia. «I libri fotografici non li pubblicano più, trnne che per quei pochi fotografi che hanno fatto la storia della fotografi». Per Bispuri c’erano due possibilità: vincere un premio che prevede la pubblicazione, o farlo da se’.

«Io ero arrivato secondo  al premio “Fotoevidence”. Il primo premio consisteva nella pubblicazione del libro. E così ho fatto da solo».

Il volume verrà stampato dall’agenzia Contrasto.

Ieri mattina nell’ex ospedale San Rocco, Antonio Sansone dell’associazione Materafotografia, ha illustrato alcuni aspetti della mostra. «Ho conosciuto per caso Valerio Bispuri seguendo un servizio sul suo lavoro che aveva fatto con Skyart, sul consumo del Paco (la droga dei poveri  in Argentina) e mi ha incuriosito».

L’idea sarebbe quella di prolungare fino al 7 ottobre la mostra per consentire la visita della commissione giudicatrice per la Capitale europea della cultura.

Subito dopo Matera, la mostra andrà a Pavia, Foligno, New York, Varsavia (dove sarà promosso da Amnesty International), Buenos Aires.

«Grazie al crowfunding, sono stato uno dei primi ad acquistare la propria copia anche con Materafotografia».

Le foto di Bispuri hanno avuto un tale impatto da provocare reazioni internazionale al punto da portare alla chiusura di un’ala del carcere di Mendoza.

L’esposizione verrà ospitata nei  locali superiori dell’ex Convento di San Rocco, per la prima volta aperti al pubblico. Gli ultimi lavori sono ancora in corso a poche ore dall’inaugurazione, ma i pannelli con alcuni dei 37 scatti che saranno in mostra, indicano un vero e proprio percorso emozionale, in cui il bianconero lascia venire fuori il buio dei penitenziari dove il diritto all’oblìo, come tutti gli altri, è rimasto fuori dalle celle.

a.ciervo@luedi.it

 

 

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