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COME spesso accade, il tifo organizzato è materia sfuggente per schemi e classificazioni. Anche a Potenza, dove gli Ultras (gruppo assai rappresentativo tra gli inquilini della Curva Ovest) torneranno domenica al Viviani schierandosi al fianco del Rossoblù nella prima gara interna di campionato, contro l’Oppido. La cassa di risonanza della notizia (prima) e delle reazioni (poi) è soprattutto il web, visto che gli interessati fanno sapere di non voler produrre comunicati ufficiali. “Non è che il ritorno di un gruppo significa che ritorna il tifo”, scrive qualcuno su Fb, magari rivendicando la fedeltà oltre ogni vicissitudine e categoria che altre aggregazioni di tifosi hanno destinato alle squadre cittadine negli anni bui dopo la scomparsa del professionismo. Ma il gruppo degli Ultras, per storia, eterogeneità della composizione e generazioni che coinvolge (molti dei ragazzini di una volta sono oggi professionisti affermati in città, ndr) finirà innegabilmente per creare un effetto traino. Il dibattito però si è generato sul perchè quei tifosi che avevano lasciato il Potenza di Postiglione (contestandolo) in C1 hanno voluto adesso sposare la causa del Rossoblù, ennesimo tentativo di rinascita del calcio potentino che però non si presenta come quel “progetto con garanzie a lunga scadenza” che molti chiedevano per poter tornare al Viviani. Svariate le interpretazioni. Si è parlato di una crisi d’astinenza, che ha spinto questi innamorati del Potenza al ritorno alle vecchie abitudini. Può darsi. Qualcuno ha anche malignato, perchè nel gruppo c’è chi si è dato alla politica militante e, con le elezioni vicine, magari può aver fiutato l’opportunità di riavviare un maxi-aggregatore qual’è stato il calcio negli anni d’oro. Un’insinuazione che i portavoce degli Ultras respingono al mittente, rilanciando una versione ufficiale che incuriosisce. «Il nostro è un attestato di stima per una persona perbene, il dottor Grignetti – ci viene spiegato al termine della riunione decisiva – che è venuto dalla provincia, da Tolve, a metterci la faccia per fare calcio a Potenza. Non ha certo importanti capacità economiche nè offre garanzie a lungo termine, non essendo un imprenditore, ma ha già dato la sua lezione a una città dove i tanti che si arricchiscono con i lavori pubblici non restituiscono nulla alla comunità, nemmeno contribuendo alle sorti della squadra  di calcio”. Per Grignetti, un incoraggiamento che gli porterà l’invidia di decine di suoi colleghi presidenti che dalle curve prendono solo insulti, anche preventivi. Ma non è solo quella la spiegazione. Gli Ultras – fanno sapere – torneranno al Viviani domenica perchè adesso ci son le condizioni per poterlo fare. Non c’è più Postiglione nè il Potenza Sport Club, nel quale (misteriosamente, non avendo alcuna storia, ndr) si riconoscevano. E’ anche venuto meno per la prima volta lo scenario di frammentazione (Atletico, Città di Potenza etc.) che ha caratterizzato le ultime stagioni. Potenza, oggi, è rappresentata da un’unica squadra nel massimo campionato regionale. L’unica dimensione, assai ristretta, che la città può permettersi in questo momento. Forse basta prenderne atto per guardare tutto da una nuova prospettiva.

Twitter @pietroscogna

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