X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

PRESUNTE IRREGOLARITÀ nella gestione amministrativa di fondi federali e nella gestione tecnica di arbitri sezionali e regionali. Roba da far tremare i polsi, ma che è oggetto di una denuncia nominativa, esplicita e decisamente circostanziata, che un arbitro della sezione di Bernalda ha spedito alla Procura Arbitrale Nazionale.

L’organo inquirente dell’Associazione Italiana Arbitri ha già iniziato (alla fine del mese di agosto) ad approcciare i locali del centro materano disponendo un’ispezione per iniziare a far luce su quanto il tesserato ha inteso denunciare.

Una serie di fattispecie irregolari che metterebbero in cattiva luce l’operato del presidente di sezione Luigi Faraldi ed anche il presidente regionale Michele Di Ciommo che, per quanto estraneo alla vicenda, risponde in prima persona dei suoi collaboratori a livello territoriale. Ma che soprattutto getterebbe  discredito sull’Aia lucana.

Useremo il condizionale, nel nostro racconto, dal momento che l’indagine è sì partita, ma le accuse a carico non solo del presidente di sezione, ma dell’intera organizzazione dei fischietti lucani sono tutte da provare. Ci sia consentito soltanto ribadire che, nelle stanze degli arbitri, non si respira un clima particolarmente sereno, e questo è un dato di fatto che cercheremo anche di argomentare.

I FATTI – Fin dai giorni precedenti il raduno degli arbitri regionali (tenutosi a fine agosto a Tito) erano particolarmente insistenti le voci sull’apertura di un importante fascicolo d’indagine da parte della Procura Arbitrale Nazionale. Si diceva in particolare, di  una segnalazione, corposamente circostanziata, inoltrata alla  Prucura Arbitrale (per chi non è addentro la materia, la “magistratura interna”) da un arbitro della Sezione di Bernalda, che farebbe luce su una fitta trama di violazioni amministrative compiute dai vertici della sezione di Bernalda, il cui presidente è certamente un fedelissimo del Comitato Regionale, capeggiato per il terzo anno consecutivo da Michele Di Ciommo.

Quest’ultimo, in sede di raduno regionale dei fischietti lucani, tra lo stupore della maggior parte degli arbitri presenti ed ignari della vicenda, ha difeso a spada tratta l’operato del neo-Presidente della Sezione di Bernalda, Luigi Faraldi, tanto da dichiarare che una  eventuale censura in sede sportiva, dell’operato della sezione diretta da  Faraldi, avrebbe lo stesso peso  di  una personale sconfitta per la presidenza Regionale.

E’ fin troppo evidente che da quel momento in poi, le voci hanno iniziato a prendere consistenza, ed in un breve lasso di tempo si sarebbe anche circoscritta e identificata la persona denunciante (che da allora immaginiamo non stia vivendo giorni sereni).

 Il particolare non è di poco conto se si pensa che il codice etico degli arbitri consente  agli associati di denunciare agli organi deputati presunte violazioni, nello stesso tempo tutelando i contenuti delle  segnalazioni e l’identità del segnalante.

Una mezza conferma del clima non proprio idilliaco che si respira all’Aia di Basilicata, confermato anche da diversi arbitri e assistenti che hanno ascoltato lo sfogo del loro presidente Di Ciommo, il quale  avrebbe preferito un confronto serrato tra le parti in causa piuttosto che il ricorso alla denuncia scritta che apre il fronte ad altre possibilità.

Infatti è previsto dai regolamenti che,  tanto attraverso la Procura Arbitrale, quanto per iniziativa privata, anche la Procura Federale, riscontrando particolare interesse sulla vicenda, potrebbe intervenire. E, stando a quanto si apprende, il materiale consegnato all’organo investigativo rischia di far diventare la vicenda di Bernalda una bomba ad orologeria. Si tratta, comunque, di materiale oggetto attualmente di una indagine.

I TEMPI – Come si può leggere a parte, il presidente nazionale degli arbitri Marcello Nicchi, è certo di una rapida soluzione della vicenda, nonostante nella foga della discussione erroneamente abbia indicato la denuncia come “storia vecchia di tre mesi”. Circostanza temporale tutt’altro che breve. Poi Nicchi ha confermato che il fascicolo il giorno stesso in cui gli è stato consegnato è andato nelle mani di chi ci lavora su, per cui è lecito pensare che davvero i tempi saranno rapidi. Nonostante qualcuno tema un procedimento lento, qualcun altro  ipotizza una sorta di non luogo a procedere. Fatto sta che in pochi giorni, in un senso o nell’altro, la vicenda sarà chiusa.

LE REAZIONI – Come era ampiamente prevedibile, i vertici degli arbitri regionali, qualora non autorizzati espressamente, non possono rilasciare dichiarazioni ufficiali. In attesa che dalle stanze romane giunga il placet a una risposta, è evidente che una serie di telefonate ha chiuso il cerchio sulla voglia del cronista di saperne di più.

Ebbene: abbiamo ricevuto la conferma che la denuncia c’è stata, che è di competenza romana, che l’ispezione a Bernalda è stata già effettuata e si è in attesa che le parti citate in causa siano ascoltate dagli inquirenti, che il presidente Di Ciommo, nel suo intervento a favore di Faraldi durante il raduno regionale, ha inteso appunto salvaguardare l’onorabilità del suo presidente di sezione di fronte alle voci che si erano sentite, che in via ufficiosa il nome del denunciante è ampiamente conosciuto tanto dal Faraldi che dal Di Ciommo

LE CONSIDERAZIONI – Da queste colonne ci preme sottolineare la volontà di essere garantisti e lo scopo di voler mettere in evidenza solo il racconto dei fatti.

Ci limitiamo a sperare che l’azione della Procura Nazionale  sia celere ed efficace nell’accertare e punire, se dimostrate,  eventuali irregolarità commesse  anche perchè, unica vittima di queste presunte manchevolezze, sarebbe il movimento arbitrale lucano, costituito  da giovani che quotidianamente e con enorme sacrificio sono sottoposti a giudizio, a volte anche pesante e purtroppo spesso violento, di chi non gradisce un rigore contro e non considera che di fronte ha solo gente che fa dello sport.

Siamo assertori del fatto che solo facendo piena chiarezza sull’accaduto, evitando di chiudersi nel silenzio, si possano  riaffermare  i valori di correttezza, lealtà, rispetto dei principi etici e morali, affidabilità, onestà, trasparenza, disponibilità che dovrebbero contraddistinguere lo sport e la vita in generale.

Chiarezza che ribadirebbe  l’affidabilità  e la serietà anche della dirigenza lucana.

a.pecoraro@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE