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A questo campionato d’Eccellenza lucana proviamo a trovare un senso che vada oltre i discutibili contenuti tecnici che offre. Quello della nostra Regione infatti – magari anche solo per una questione di numeri – resta uno dei più scarsi massimi tornei regionali d’Italia e la dimostrazione arriva puntuale ogni anno quando le squadre lucane  si avventurano negli spareggi nazionali o nel tabellone nazionale di Coppa Italia, schiantandosi quasi sempre al primo scoglio. 
Il senso che intendiamo trovare all’Eccellenza 2013-’14 va anche oltre il dibattito sul perché i gruppi più rappresentativi del tifo organizzato siano tornati a seguire la squadra che difende i colori del capoluogo. Oltre il romanticismo di una scelta e oltre le polemiche stracittadine. Quello che proponiamo è un ragionamento  molto pragmatico e forse qualcuno a Potenza, in cuor suo, l’ha già affrontato. 
La corsa a tre tra Rossoblù, Picerno e Lagonegro (anche se non sembra così scontata come da previsioni estive, ndr) metterà in palio una promozione più prestigiosa di quella conquistata nelle ultime tre annate da Angelo Cristofaro, Atletico Potenza e Real Metapontino. Il pass per la categoria superiore proietterà infatti la regina del massimo campionato lucano in una Serie D che, a partire dalla stagione 2014-2015, diventerà il quarto campionato nazionale di riflesso alla riforma della Lega Pro. Quella che accorperà in un’unica categoria le attuali Prima e Seconda Divisione. 
Un calderone che facciamo fatica a definire dilettantistico e andrà a ricomprendere piazze di assoluto prestigio, da quelle escluse dalla Lega Pro unica a quelle che non centreranno il primo posto nella corrente stagione di Serie D. Per esemplificare, tra Matera, Taranto, Turris e Brindisi ne mancherà una sola, quella che verrà promossa al termine della stagione corrente.  
Le distanze tra il calcio dilettantistico e quello dei professionisti finiranno quindi per accorciarsi nettamente e per Potenza ritrovarsi in D significherebbe partecipare a un campionato prestigioso per piazze partecipanti e contenuti tecnici, molto somigliante alla “vecchia C2”.
Un pro memoria da tener presente per chi volesse in qualche modo affiancare Antonello Grignetti e Giovanni Ferrara (domenica erano insieme allo stadio) salendo in corsa sul treno del Rossoblù. Senza avere alle spalle una società con grandi mezzi economici nè con la possibilità di progetti pluriennali, Potenza potrebbe risalire con una notevole spintarella – quella della riforma dei campionati – le gerarchie del calcio italiano, riproponendosi tra dodici mesi su una ribalta più che dignitosa. Forse il rinnovato entusiasmo che si respira in città, altrimenti di difficile spiegazione, ha una base discretamente solida su cui poggiare.  
Pietro Scognamiglio
Twitter @pietroscogna
A questo campionato d’Eccellenza lucana proviamo a trovare un senso che vada oltre i discutibili contenuti tecnici che offre. Quello della nostra Regione infatti – in primo luogo per una questione di numeri – resta uno dei più scarsi massimi tornei regionali d’Italia e la dimostrazione arriva puntuale ogni anno: quando le squadre lucane  si avventurano negli spareggi o nel tabellone nazionale di Coppa Italia si schiantano quasi sempre al primo scoglio. Il senso che intendiamo trovare all’Eccellenza 2013-’14 va anche oltre il dibattito sul perché i gruppi più rappresentativi del tifo organizzato siano tornati a seguire la squadra che difende i colori del capoluogo. Oltre il romanticismo di una scelta e oltre le polemiche stracittadine. Quello che proponiamo è un ragionamento  molto pragmatico e forse qualcuno a Potenza, in cuor suo, l’ha già affrontato. La corsa a tre tra Rossoblù, Picerno e Lagonegro (anche se non sembra così scontata come da previsioni estive, ndr) metterà in palio una promozione più prestigiosa di quella conquistata nelle ultime tre annate da Angelo Cristofaro, Atletico Potenza e Real Metapontino. Il pass per la categoria superiore proietterà infatti la regina del massimo campionato lucano in una Serie D che, a partire dalla stagione 2014-2015, diventerà il quarto campionato nazionale di riflesso alla riforma della Lega Pro. Quella che accorperà in un’unica categoria le attuali Prima e Seconda Divisione. Un calderone che facciamo fatica a definire dilettantistico e andrà a ricomprendere piazze di assoluto prestigio, da quelle escluse dalla Lega Pro unica a quelle che non centreranno il primo posto nella corrente stagione di Serie D. Per esemplificare, tra Matera, Taranto, Turris e Brindisi ne mancherà una sola, quella che verrà promossa a maggio.  Le distanze tra il calcio dilettantistico e quello dei professionisti finiranno quindi per accorciarsi nettamente e per Potenza ritrovarsi in D significherebbe partecipare a un campionato prestigioso, molto somigliante alla “vecchia C2”. Un pro memoria da tener presente per chi volesse in qualche modo affiancare Antonello Grignetti e Giovanni Ferrara (domenica erano insieme allo stadio) salendo in corsa sul treno del Rossoblù. Senza avere alle spalle una società con grandi mezzi economici nè con la possibilità di progetti pluriennali, Potenza potrebbe risalire con una notevole spintarella – quella della riforma dei campionati – le gerarchie del calcio italiano, riproponendosi tra dodici mesi su una ribalta più che dignitosa. Forse il rinnovato entusiasmo che si respira in città, altrimenti di difficile spiegazione, ha una base discretamente solida su cui poggiare. 

Twitter @pietroscogna

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