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Manager oltre che tecnico. Mente pensante prima che braccio operativo del progetto. Mimmo Giacomarro, in questo nuovo corso del Potenza, è qualcosa di più di un allenatore. Ha costruito gran parte della squadra e segue da vicino le questioni organizzative e il mercato, sentendosi più volte al giorno con il d.s. Pietro Chiaradia. Tra i due, anche fuori dal contesto calcistico, c’è una profonda amicizia. Ma è sul campo che il cinquantunenne siciliano dà il meglio di sé, lasciando ben poco all’improvvisazione. Dopo una settimana di ritiro, alla vigilia della seconda amichevole estiva (a Moccone contro il Crotone di Massimo Drago), è il momento di fare un primo punto della situazione. 

Quali indicazioni dall’esordio stagionale?

Mi è piaciuta la voglia che hanno messo in campo i ragazzi, nonostante un fisiologico appannamento. Stiamo lavorando al ritmo di due sedute quotidiane, senza soste. Poi l’atteggiamento è stato quello giusto: dobbiamo imparare sin da subito a non buttare mai via il pallone, a costruire il gioco per fare un gol in più dell’avversario. Con intelligenza, ma senza paura.

Il Potenza ha già nel 3-5-2 un modulo di riferimento?

E’ l’assetto con cui mi sono divertito di più nelle ultime due stagioni a Termoli, devo tenerne conto. Ci serve costruire due coppie affidabili di under da schierare sulle corsie esterne. Ma sapremo essere flessibili, specie a gara in corso. 

Parlando di singoli, chi sta meglio?

Mi ha sorpreso Di Senso, che non conoscevo. Ha grande spirito di sacrificio, si allena a mille all’ora, ha davanti due grandi attaccanti come Palumbo e Bartolini ma vuole mettermi in difficoltà nelle scelte. Può tornarci utile anche come esterno di centrocampo quando, a partita in corso, possiamo passare al 4-4-2. Sugli under del 1996 si può lavorare bene: Di Lucchio è un’altra bella sorpresa, mentre Akuku ha mezzi fisici e tecnici per giocarsela alla pari con i grandi. Poi c’è Basso, un ragazzo di grande intelligenza tattica: quando è arrivato a Termoli era un esterno alto d’attacco, con me ha imparato a fare la mezz’ala ma anche il quinto di difesa. 

Cosa manca a questa squadra per ritenersi completa?

Ci serve subito un centrocampista esperto e due esterni under del 1995. Aspettiamo ancora Berretti, ma non all’infinito. Se al suo posto arrivasse uno come Mandorino, che nelle ultime due stagioni è già stato con me, sarei contento perché può fare più ruoli e conosce già quello che voglio da lui. Poi ci serve un attaccante per la panchina, preferibilmente under. Se il budget ce lo permetterà, proveremo a prendere un altro difensore esperto. Sarebbe la ciliegina sulla torta. 

In questo gruppo sono tanti i giocatori che già hanno giocato insieme. Può essere un vantaggio?

Credo di si. A parità di valore tra due giocatori, preferisco chi ha già lavorato con me perché mi consente di guadagnare tempo. Non devo insegnargli le basi del mio metodo, posso passare direttamente alla cura dei dettagli, quelli che fanno la differenza. Se penso alle esperienze di Pagani o di Termoli posso dire che qui a Potenza abbiamo anche un altro vantaggio: l’organizzazione della società. Dal prof. Galasso a tutti i suoi collaboratori. Consentono ai giocatori di concentrarsi unicamente sul campo non facendogli mancare niente. 

Domani c’è il Crotone, amichevole di grande prestigio ma dall’elevato coefficiente di difficoltà. Cosa dirà questo test?

Oltre che un gap di qualità, contro un avversario di Serie B, c’è anche la differenza tra i loro 25 giorni di preparazione e i nostri 10. Le risposte che mi attendo sono in termini di intensità, di concentrazione. Ne servirà molta di più rispetto alla partitella con i dilettanti del posto. E poi non dobbiamo snaturare il marchio di fabbrica del nostro gioco, la palla non va mai buttata via. Ma l’importante, quando si parla di amichevoli, è che nessuno si faccia male. Per tutto il resto c’è tempo. 

Twitter @pietroscogna

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