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Ci sono figure nello sport, lucano e materano, che è sempre un piacere rincontrare. Sia per il grande apporto dato negli anni al territorio, ma soprattutto perchè oggi hanno incarichi nazionali che danno lustro (e opportunità) alla Basilicata. Uno di questi è sicuramente Nino Crapulli, figura storica del calcio a 5 materano, prima, e lucano, poi. Oggi, nella Divisione Calcio a 5 della Figc, Carapulli è consigliere del “governo” Tonelli, ma più che dietro una scrivania, Crapulli è sempre sul campo, accanto alle Nazionali di Futsal. In una delle sue “puntatine” a Matera lo abbiamo invitato in redazione per quella che ormai sta diventando una consueta chiacchierata di fine stagione, per fare il punto sul calcio a 5 lucano e aprire una finestra sulla Nazionale di futsal.
Partiamo quindi dalla fotografia della situazione in Basilicata.

«Purtroppo – osserva Nino Crapulli – la situazione è decisamente peggiore rispetto allo scorso anno. Quando ci sono delle squadre che vincono i propri campionati regionali, e mi riferisco al Deportivo Salandra nel calcio a 5 maschile e al Comprensorio Pisticci nel femminile, che poi non si iscrivono al torneo nazionale, ovviamente per vari motivi organizzativi, economici e quant’altro, non si è contenti. Se poi a questo aggiungiamo il fatto che l’Ita Salandra si è trovata in difficoltà, e in modo particolare non è riuscita a trovare delle forze esterne che l’aiutassero a fare l’iscrizione, ovviamente il quadro diventa abbastanza desolante. Quindi nella prossima stagione ci troveremo ad avere una situazione che in teoria vede 6 squadre lucane che parteciperanno ai campionati nazionali, ma in realtà saranno 5, in quanto la Libertas Eraclea ha dei dirigenti della vecchia gestione dell’Odissera Rossano che con molta probabilità chiederanno di giocare in Calabria. Quindi al momento non possiamo fare altro che complimentarci con quelle squadre, come Real Stigliano e Rionero, che, nonostante le tante difficoltà, saranno ai nastri di partenza della prossima stagione».

Come mai una piazza come Salandra, sponda femminile, che ha fatto sempre dei campionati di alta classifica, tutto d’un tratto cessa la sua attività?

«Quando non hai una società forte, con delle basi forti per programmare, è inevitabile che prima o poi una persona lasciata da sola arriva al capolinea. Ed è quello che è successo all’Ita Salandra».

Ed è davvero un peccato, perchè abbiamo una rappresentante salandrese in Nazionale, come Angelica Dibiase.

«Questa è la cosa paradossale. Angelica Dibiase è stata convocata ed è tutt’oggi tra le papabili per le future convocazione della Nazionale femminile di Roberto Menichelli. Ed è davvero paradossale. Personalmente mi sono sentito con il nuovo sindaco di Salandra, Gianfranco Tubino, e gli ho detto: “Proprio adesso che ci sei tu, che sei un uomo di sport, a guidare la città, perdiamo due squadre di Salandra dai campionati nazionali?”. Saremmo potuti entrare in un Guinness dei primati, perchè un paese di 3000-3500 persone avere una squadra nella Serie A d’elite e una in Serie B, sinceramente non penso che ci sia un altro posto in Italia a poter vantare questo record. Ed invece…».

Il problema del Deportivo Salandra, invece, non era economico, ma piuttosto sul girone.

«In teoria era questo. Quando ho parlato con Quaranta gli ho fatto capire che molto probabilmente saremmo riusciti a formare un girone calabrese e siciliano con le lucane, ma lui mi ha confidato che il problema non era solo quello. Negli ultimi giorni mi ha detto che si è sentito lasciato un po’ solo. E’ questo il grosso problema. Io gli ho detto: “Se pensi di non poter portare avanti da solo un discorso di questo genere, allora fai bene a fermarti”. Io comunque mi auguro che queste squadre si possono recuperare per la prossima stagione, però bisogna segnalare che ancora una volta che squadre che vincono il proprio campionato regionale, poi non partecipano ai campionati nazionali. Bisogna, quindi, dare merito a società come lo Shaolin Potenza, che è riuscita a guadagnarsi sul campo, vincendo gli spareggi da seconda, la Serie B e si è iscritta nonostante il rischio di affrontare il girone calabro-sicialiano. E questo gli da ancora più lustro. Ma li a Potenza c’è una società forte alla base, che parte da lontano, con un settore giovanile, anzi che da anni ha puntato sul settore giovanile e questi sono i risultati. Poi ci sono questi dirigenti che sono davvero in gamba».

Negli ultimi anni Deportivo Salandra, Maschito, Maratea ed Eden Policoro hanno vinto la C1, ma non si sono iscritte alla Serie B. Cosa cambia tra un campionato e l’altro? C’è davvero un grande salto tra le due categorie?

«E’ l’organizzazione societaria che cambia e che deve cambiare. Un certo tipo di organizzazione ti permette di fare un campionato regionale, con delle spese e con dei costi. Poi ovviamente quando si va nel nazionale si fa un salto enorme, perchè sei proiettato, per la nostra posizione geografica, ad un girone che ti fa fare da 150 km fino a 1.000 km in una giornata, perchè andare e tornare dalla Sicilia non è uno scherzo. Però queste cose io le dico sia alle società lucane che a quelle pugliesi, perchè se si pensa di fare un campionato nazionale in forma regionale, allora è meglio continuare a fare il regionale. La dimensione è differente. Il campionato nazionale è e deve essere una cosa più grande. Io mi ricordo – continua Crapulli – quando abbiamo iniziato noi (e il riferimento è al Team Matera targato Iula, ndr) tanti e tanti anni fa, il primo girone di serie B ci capitarono una decina di squadre laziali, due campane e noi, non c’erano pugliesi. L’anno dopo ci capitano una decina i siciliane più le calabresi. Però in quel periodo abbiamo stretto i denti. Addirittura mi ricordo di alcune trasferte fatte in macchina, partiti la mattina presto, giocato e tornati in serata. Perchè quando c’è l’entusiasmo, la voglia di confrontarti con altre realtà tutto diventa più bello».

Quanto manca a Nino Crapulli la trasferta fatta con il panino, rispetto ad oggi che, con la Nazionale, l’organizzazione è molto maggiore?

«Io credo che quelle esperienze mi hanno formato, mi hanno preparato ad organizzare poi, al meglio, tutto quello che è stato fatto poi negli anni. Proprio aver fatto quelle esperienze ti da la giusta dimensione di quello che è lo sport. E lo dicevo proprio in questi giorni ad alcune società: “Voi non vi dovete vergognare i fare una trasferta in economia, perchè comunque quelle di calcio a 5 sono delle società dilettantistiche, e quindi non bisogna vergognarsi se in una giornata andate a giocare e poi tornate perchè non vi potete permettere di pagare il pernottamento”. Io ricordo queste trasferte con immenso piacere, non come una cosa vergognosa. Perchè poi, se quelle esperienze ci hanno portato a fare una quindicina di campionati di Serie B e cinque-sei di A2 vuol dire che sono servite a qualcosa».

Questo binomio Real Team Matera con la Libertas Eraclea?

«Quando si uniscono le forze è sempre un fatto positivo. Mi ricordo – e Crapulli tira fuori dal cassetto dei ricordi un’altra pagina della sua storia di calcio a 5 cittadino – che quando sono stato eletto e ho dovuto lasciare la società si è creata questa sinergia con l’allora Real Matera (infatti oggi si chiama Real Team Matera proprio a seguito di quella unione, ndr) e allora ha portato dei vantaggi come ne porterà adesso. Ma la cosa più importante è avere alle spalle un’azienda solida, formata da imprenditori che vogliono investire nello sport, come sta succedendo con la famiglia Lorusso nei confronti del Real Team Matera. Io gli auguro, a Nico Taratufolo e alla società, che questo binomio gli possa dare soddisfazioni come quelle che ha dato il Gruppo Iula al Team Matera. Quel binomio ha scritto tante pagine della storia del calcio a 5 regionale che sono ancora oggi i traguardi più importanti del futsal lucano. L’augurio che posso fare è quello di ripercorrere quel cammino. Io penso che ci siano tutte le condizioni per riuscirci».

Ci sono ancora due giovincelli di qualche anno fa che vanno “girando” sui campi di calcio a 5 raccogliendo complimenti e risultati. Giocatori che Crapulli ha “creato”: Osvaldo Stigliano e Cesare Rispoli.

«Quando Cesare mi ha chiamato per dirmi che aveva trovato l’accordo con il Futura Matera gli ho detto che faceva bene perchè lui deve fare quello che gli piace fare. Io penso che, un po’ come succede nel mondo del lavoro, così anche nello sport, se ti trovi a fare una cosa che ti piace e poi addirittura la fai con le persone con cui ti trovi bene, in questo caso l’età non ha importanza. Perchè la classe di questi due ragazzi, Cesare e Osvaldo, è immensa. E sinceramente mi piacerebbe vederli giocare fino a 50 anni».

Sempre restando in tema di giocatori che sono passati “sotto Crapulli”, l’altra sera al Torneo della Bruna c’era in campo una squadra che sembrava un “vecchio Iula”.

«Non a caso ero lì ad assistere alla partita. Infatti mi hanno invitato ad assistere alla sfida, anche perchè giocava mio nipote. Effettivamente vedere Franco Cirigliano, Tonio Festa, Luca Smaldone e Vito Rondinone e tanti altri lì sul campo fa un certo effetto. E’ sempre bello rivederli. Tu hai parlato di Cesare e Osvaldo, però anche loro hanno contribuito agli anni d’oro della Iula. Se non c’erano loro la classe di quei due non poteva bastare per vincere le partite. E te ne potrei elencare tanti altri. Comunque tutte queste decine e decine di ragazzi che si sono alternati negli anni, hanno dato tutti il loro contributo ed è importante citarli tutti quanti. Però penso che non ti basterebbe un intero giornale».

Quanto di tutte queste esperienze, Carapulli porta oggi nel suo ruolo istituzionale nella Divisione Calcio a 5?

«In Nazionale continua a fare le cose che facevo con la mia squadra. A me piace dare il massimo sotto il profilo umano, facendo tutto quello che si può fare: dal portare il borsone del materiale sportivo, ad aiutare in qualsiasi faccenda tanto il segretario quanto il magazziniere. Poi cerco di essere un punto i riferimento per i ragazzi, sotto qualsiasi punto di vista. Questo ovviamente aiuta a creare il gruppo e crea quell’atmosfera che serve in ogni squadra, anche ad affrontare i periodi più delicati, perchè quando le cose vanno bene e si vince siamo tutti bravi dirigenti. Ed invece, quando le cose non vanno bene, viene fuori il dirigente bravo. E’ lì che esce fuori il vero dirigente».

Capitolo Nazionale. Con la vittoria dell’Europeo si è aperto un nuovo ciclo?

«Il nuovo ciclo si è aperto all’indomani dell’eliminazione ai quarti agli Europei del 2010. Quella eliminazione ci ha portato a vincere due medaglie di bronzo, una agli Europei in Croazia e l’altra ai Mondiali in Thailandia, e addirittura a vincere il titolo Europeo. Quindi quell’azzeramento all’indomani di quella sconfitta ha di fatto aperto un nuovo ciclo. Da avere una squadra fatta tutta da italo-brasialiani si è dimezzata quella presenza, come indicazione che ci arrivava alla Federazione, e nonostante i giovani che sono stati inseriti e nonostante gli italiani (nati in Italia) che sono stati inseriti, Roberto Menichelli ha fatto un grande lavoro, creando uno staff che è stato così coeso, così bravo, e soprattutto gli italo-brasiliani più esperti si sono calati nel ruolo di chioccia per i tanti giovani, aiutandoli ad arrivare ai loro livelli, tanto da conseguire i risultati che abbiamo raggiunto».

Il prossimo obiettivo?

«Intanto ci siamo qualificati agli Europei in un girone facile solo sulla carta. Adesso abbiamo le qualificazioni ai Mondiali, per le quali porteremo in Puglia la Nazionale, molto probabilmente a Bari. Quindi al momento l’obiettivo è di bissare la qualificazione agli Europei. Perchè mancare la qualificazione al Mondiale sarebbe per noi una sconfitta troppo grande. Io credo che Roberto Menichelli, come al solito, sta lavorando nella giusta direzione».

E la Nazionale femminile? Il doppio ruolo di Menichelli?

«La Nazionale femminile con questo straordinario esordio fatto a Roma il 25 giugno scorso, e poi due giorni dopo a Montesilvano, ha dimostrato ancora una volta che questi colori azzurri, quando parliamo soprattutto di calcio a 5, piacciono tantissimo. Abbiamo riempito il Foro Italico, è stata un’esperienza straordinaria. Anche qui Roberto, con il suo staff tecnico e sanitario, sta facendo un lavoro egregio. Nel doppio ruolo Roberto ci sa stare molto bene. Innanzitutto bisogna dire che Menichelli è un allenatore atipico, è un professore che allena nel calcio a 5, è una persona che ha una credibilità enorme e questo è un valore aggiunto non di poco conto. E’ una persona che comunque sbaglia, come sbagliamo tutti noi, ma lui sbaglia molto meno degli altri perchè se poi riusciamo a raggiungere certi risultati è perchè riesce a circondarsi di collaboratori validi e a scegliere sempre le persone giuste che poi gli portano dei risultati. Questa della Nazionale femminile è un’avventura completamente nuova. C’è da dire che in questo progetto c’è l’appoggio della Federazione. Mi piace sottolineare, e non perchè è materano come me, che Michele Uva, come si è insediato ci è venuto a trovare Montesilvano in occasione dell’amichevole con la Polonia e questa sua vicinanza, come quella di tutta la Federazione, ci aiuta non poco. Però siccome in Federazione le nostre Nazionali sono le uniche che negli ultimi anni stanno portando qualche risultato, qualche gioia, questo grazie anche al lavoro che il presidente Fabrizio Tonelli sta svolgendo con la Divisione Calcio a 5, con alcuni progetti, da alcuni anni a questa parte, e poi i riconoscimenti arrivano».

Può nascere un Falcao (al momento il più forte giocatore di Futal del mondo, ndr) qui da noi in Basilicata?

«Io penso che se, innanzitutto, la politica lucana avrà nel futuro quella cultura sportiva che è sempre mancata alla nostra regione, e non a caso c’è preoccupazione tra le società per questi contributi regionali che non si sa se ci saranno o meno, questo potrà accadere. Solo questo potrà dare nuova linfa alla società i investire nel settore giovanile. Investire nel settore giovanile significa avere un’altra squadra che partecipa ai campionati, perchè o la fai bene, mettendo dei tecnici preparati, che possono insegnare (perchè il problema è anche questo, non solo delle strutture – che è il problema principale – ma anche la carenza di tecnici preparati) come si gioca a futsal, oppure non se ne viene fuori. Non è un solo problema ma è una catena di problemi, che messi tutti insieme formano un grande problema. Però siccome ci sono società, come sta facendo lo Shaolin Potenza e la Takler Matera, che investono nel settore giovanile, sicuramente nasceranno altri Stigliano, Rispoli o Falcao. Però queste società non dovranno essere lasciate sole, altrimenti la strada la vedo molto più in salita».

Nel girare l’Italia e il mondo con la Nazionale, quanto si è avvertita la nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019?

«Già lo si avverte, e molto, sul territorio nazionale. Ho portato a Matera la nazionale Under 21 un paio di volte – anche se non l’ho potuta portare e disputare una partita a Matera – e ho portato la Nazionale maggiore a Policoro, portando più volte sia Roberto Menichelli che i vari dirigenti e i giocatori in visita a Matera, la nostra città li ha affascinati, tanto da tornarci poi da visitatori. Poi con il discorso ella Capitale Europea della Cultura 2019 tutto è amplificato. Ma non solo: come Basilicata abbiamo tutto. Abbiamo le montagne, abbiamo il mare, sia il Tirreno che lo Jonio, siamo pieni d’acqua, abbiamo il petrolio, abbiamo la storia, abbiamo la cultura. Spero che la nostra politica si dia da fare per far spiccare definitivamente il volo alla nostra Basilicata, perchè le potenzialità ci sono tutte».

Da materano, come hai visto il cambio di amministrazione comunale?

«Quando c’è un cambio ci sono sempre idee nuove e nuovo entusiasmo. Io purtroppo non sono uno che segue molto la politica. Infatti il mio presidente Tonelli mi chiama “consigliere di campo” proprio perchè con la politica io ho poco a che fare. Però la politica, se viene fatta bene, ti da delle grosse motivazioni e dei grossi stimoli. Guardo al nuovo sindaco con molta fiducia, anche perchè mi ricorda un po’ mio padre, anche lui avvocato, si conoscevano, e so che aveva tanta stima di De Ruggieri. Già questo mi fa ben sperare, poi ho visto anche qualche cosa che ha tentato di fare subito, appena insediato, che non mi è sfuggita. Lui qualcosa di nuovo farà, nonostante ho sentito dire che sia circondato forse di alleanze non giuste, però io sono convinto che alla fine tenterà di fare qualcosa di nuovo per Matera. Poi è un uomo di enorme cultura, quindi sono fiducioso».

Ti senti di consigliare al nuovo sindaco di investire in nuove strutture per quanto riguarda lo sport?

«Io lo faccio da 30 anni, a prescindere da quale sia il nome del sindaco. Lo faccio dal lontano 1983, ovvero da quando ho iniziato a fare calcio a 5. Da quella data sono stato “la croce” di tutte le amministrazioni comunali e di tutti gli assessori allo sport che si sono succeduti al comune di Matera. Già aver visto il parquet nella tensostruttura di via dei Sanniti è stato un grosso successo. Quantomeno, dopo 30 anni, abbiamo una struttura che si può praticare per il calcio a 5. Poi spero nei risultati e spero molto nell’entrata in campo di questi imprenditori. Inoltre a Matera si riuscisse a capire che far praticare sport a tanti ragazzi, significa toglierli da tante tentazioni negative, sarebbe un grande risultato».

E con questo augurio termina il viaggio nel “Crapulli-pensiero” che ha attraversato il calcio a 5 lucano, nazionale e anche il tessuto socio-culturale della città i Matera.

a.mutasci@luedi.it

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