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Donato Telesca

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UN ragazzo serio, disponibile tanto assennato quanto scrupoloso. Un personaggio da scoprire per la bellezza del carattere e per la determinazione che mette in pratica nello sport e nella vita. Legato alla sua Pietragalla, ai familiari e agli amici. Sempre misurato e dalla tempra tosta come i palmenti che circondano proprio Pietragalla.

Questo è in sintesi Donato Telesca, campionissimo della Pesistica Paralimpica, specialità Para Powerlifthing salito prepotentemente alla ribalta nazionale e internazionale per i suoi successi, i record e le prestazioni da incorniciare. Fortemente legato agli obiettivi nello sport e nella vita, non lascia nulla al caso. Un bravo ragazzo desideroso di affermarsi nella vita e nello sport. Vita che è cambiata quel 3 dicembre del 2001, quando un incidente domestico lo ha costretto all’amputazione di entrambe le gambe. Aveva solo tre anni. Ma lui non si è dato per vinto e, utilizzando sin da subito delle protesi, è andato a scuola come i suoi
compagni e poi, in palestra, ha scoperto la pesistica paralimpica.

Donato qual è il suo pregio, quale invece il suo difetto?
«Il mio pregio principale è la cocciutaggine, sono testardo, voglio portare a termine tutti i miei progetti, questo aspetto va visto anche nell’accezione negativa del termine. Il mio difetto invece è quello di far finta di niente».

Qual è il suo rapporto con i compagni di nazionale e il tecnico Boraschi?
«Ottimo, sempre sereno, cerco di spronare i miei compagni di squadra anche nei momenti difficili non faccio pesare nulla».

Come trascorre il tempo libero?
«Dedico poco tempo ad altro. Mi concentro sui miei principali obiettivi, i progetti di progect managment che sviluppo anche per la mia famiglia. Leggo molti libri di vario genere e tenore”.

Quali sono i suoi cantanti preferiti?
«Non seguo particolarmente la musica. Non sono appassionato di generi musicali particolari».

Passiamo ai programmi televisivi, quali sono le trasmissioni che segue con maggiore interesse?
“Non seguo la televisione, penso a risolvere i miei problemi, quelli della mia famiglia, poi mi alleno molte ore al giorno e dunque ho poco tempo per guardare la televisione».

Il suo campione preferito?
«Sicuramente Alex Zanardi, la sua vita, la sua storia mi sono sempre piaciute. Poi grazie a lui ho cominciato a praticare il ciclismo. I miei contatti mi hanno portato al grande Alex con estrema facilità, lui mi ha consegnato la hand-bike che mi ha permesso di andare comodamente in bicicletta».

Parliamo più in generale di sport. Ha una squadra del cuore?
«Devo essere sincero, non seguo particolarmente il calcio, anche se simpatizzo per la Roma. Il calcio non mi entusiasma. Vivo per la mia disciplina, mi alleno molto e ho poco tempo da dedicare al calcio».

E’ fidanzato?
«Attualmente no. La mia famiglia è quella che vive a Pietragalla. Mio padre Giuseppe e mia madre Maria sono straordinari, mio fratello Rocco mi segue sempre. E’ una famiglia bellissima, credo il top per me che vivo lontano da tempo e non mi reco spesso a Pietragalla».

Parliamo anche e soprattutto di gastronomia. Qual è il suo piatto preferito?
«Sono golosissimo. Adoro tutti i piatti tipici della tradizione culinaria lucana. Le prelibatezze che mi prepara con amore mia madre mi piacciono molto. Ma se devo scegliere un piatto del cuore devo essere onesto nel dire che mi piace da impazzire la parmigiana con le melanzane. E’ la pietanza più buona di tutto il meridione, ne mangio a bizzeffe».

Parliamo ora del suo rapporto con Dio. Come vive la fede cattolica?
«Sin da bambino facevo parte dell’oratorio della Chiesa Madre di Pietragalla, San Nicola. Ho svolto attività all’interno della parrocchia, come volontario e successivamente nelle vesti di animatore anche con il gruppo dell’Azione Cattolica. Credo fortemente in Dio e nei valori della Chiesa Cattolica».

La vita le ha riservato momenti assai difficili, qual è il periodo più bello, quale invece quello più brutto e doloroso?
«Il momento più bello è stato sicuramente quando ho vinto le gare più importanti della mia carriera. Quello più brutto paradossalmente quando ho capito ho cominciato a vivere da solo qui a Roma. Vivere da solo lontano dalla famiglia nelle mie condizioni non è assolutamente facile. Riesco a sopportare anche questo assillo perché ripeto sono testardo e credo ciecamente in quello che faccio”.

Come sta vivendo i giorni negativi del coronavirus?
«Paradossalmente grazie al Covid-19 ho continuato a mettere insieme tutti i miei progetti nell’ambito dell’economia e del project management. La pandemia mi ha consentito di condurre una vita ancor più regolare e di mettere a sistema le mie cose con grande tranquillità».

Finora gli avversari nello sport sono stati davvero tanti, qual è stato quello più difficile da superare?
«Degli avversari ho sempre avuto rispetto e loro ne hanno nei miei confronti. Le gare sono state tutte dure ma il rivale più pericoloso è sicuramente Mohosni Razul che fa davvero paura».

Ecco, il suo sogno nel cassetto?
«Migliorare ancora nel ranking mondiale. Devo arrivare al quarto posto, posso raggiungere anche il terzo, ho grande fiducia nei miei mezzi, cercherò di giungere a Tokio tra i primi al mondo e il mio sogno nel cassetto, ovviamente è quello di far bottino pieno in Giappone».

Idee, impegno, maturità e spalle grandi come il Colosseo. Donato Telesca è un bravo ragazzo che fa della concretezza il suo principale punto di forza per raggiungere i traguardi sperati. A Tokyo tutti gli avversari sono avvisati.

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