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Alcuni mesi fa è stato pubblicato da Cisco il rapporto “Visual Networking Index” che presenta il consuntivo 2010 sul traffico internet e le previsioni sui volumi di dati che viaggeranno sulla rete dal 2011 al 2015. Nell’anno appena passato è stato stimato un traffico mondiale su internet di circa 30 exabyte al mese. Poiché un exabyte è un miliardo di miliardi di byte, alla fine del 2011 i dati che sono circolati sulla rete sono stati circa 360 miliardi di miliardi di byte. Per comprendere l’enormità di questo dato, è il caso di notare che l’exabyte è apparso nella realtà nel 2004 quando si ritiene che il traffico di internet abbia raggiunto quella misura e prima non sia stato quasi mai impiegato in nessun contesto reale. Per capire quanto ormai i dati digitali siano immensi, si pensi che la stima più accreditata della quantità di tutto il materiale cartaceo del mondo è di soli 5 exabyte.
Lo stesso rapporto Cisco prevede che il traffico complessivo di dati digitali che avremo nel 2015 sarà pari a circa 965 exabyte e quindi quasi uguale ad un’altra misura limite che è espressa dal termine zettabyte, cioè mille miliardi di miliardi di byte di informazione digitale. Il rischio è di perdersi in questa spirale di numeri enormi, di cifre a decine di zeri che tuttavia stanno a indicare che è iniziata una nuova era nella produzione e nello scambio delle informazioni sul pianeta Terra e per questo il 2015 è indicato come l’inizio dell’era dello zettabyte. Un’era che certamente non è quella finale, ma che avrà nei prossimi decenni un’evoluzione ancora più impressionante. Per tutte queste ragioni è fondamentale poter disporre di strumenti che ci permettano di non rimanere travolti da questo massiccio diluvio di dati e informazioni e ci evitino di passare dalla vecchia paura dell’horror vacui all’altrettanta rischiosa situazione dell’horror pleni che ci potrebbe vedere altrettanto smarriti e travolti come novelli Ulisse in un mare di dati tempestoso.
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