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L’uso totalizzante delle tecnologie informatiche ha inevitabilmente introdotto nel nostro linguaggio una grande quantità di nuovi termini che sono legati alla diffusione dei computer e di internet. L’aggettivo “digitale” è usato spessissimo per indicare qualcosa o qualcuno che ha legami con i calcolatori e le reti. Ci sono i “nativi digitali” che sono nati dopo l’uso di massa dell’informatica e la usano come fosse per loro uno strumento del tutto naturale. All’altro estremo ci sono i “tardivi digitali” che sono diffidenti, hanno paura e, quando possono, si tengono lontani da PC, portatili, tablet, iPhone e diavolerie simili. Nel mezzo si trovano gli “immigrati digitali” che sono sempre più anziani perché nati prima dell’uso di massa del computer e hanno necessariamente imparato ad usarlo solo da adulti.

Di recente è stata definita una nuova categoria, i “dannati digitali”. L’aggettivo non è dei migliori e richiama moderne bolge dantesche. In realtà, i dannati digitali sono tutti quelli che vivono nelle zone dell’Europa ancora oggi non raggiunte dalla banda larga (traduco: dalla rete internet ad alta velocità), ma, quel che è peggio, questi nuovi dannati si trovano in zone dove gli operatori di telecomunicazione non hanno alcuna intenzione di realizzare la banda larga perché per loro non è conveniente dal punto di vista economico. Insomma, l’interesse commerciale di queste aree geografiche è praticamente nullo per le telecom companies e quindi, gli indigeni sono dannati per il presente e per il futuro.

Se veniamo al nostro paese, è inutile dire che le zone dove vivono e operano i dannati digitali italiani si trovano tutte in regioni del Sud e delle isole; in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna e Sicilia. Dunque, dopo essere “dannati autostradali”, “dannati ferroviari”, “dannati da disoccupazione e sottosviluppo”, molti abitanti, aziende, e pubbliche amministrazioni di queste regioni sono anche “dannati dalla Rete”. Devono accontentarsi delle reti lente e inefficienti se vogliono usare i servizi di internet e poiché, come si dice, lo sviluppo e il progresso viene dalla Rete e dai suoi servizi, potete immaginare che futuro roseo si può attendere per quelle zone.

In questo quadro sconfortante, la buona notizia è arrivata negli ultimi giorni dell’anno vecchio. Una notizia che porta con sé 520 milioni di euro, che speriamo verranno spesi utilmente. La Commissione Europea ha messo a disposizione dell’Italia questa cifra, disponibile tramite il Fondo di Sviluppo Regionale, sulla base di un progetto messo a punto dai ministeri dello Sviluppo economico e della Coesione territoriale. Questi due ministeri hanno definito una mappa delle zone dove la connessione internet ultra veloce meriterebbe di arrivare subito, perché sono presenti industrie, poli tecnologici, scuole, università, porti e altre strutture pubbliche e private importanti. In base a questa mappa, i due ministeri presto dovrebbero pubblicare i bandi per gli operatori delle telecomunicazioni che avranno così i fondi per portare la banda larga esattamente lì dove non sono interessati a portarla a loro spese.

La speranza è che questi bandi vadano a buon fine e le comunità dei dannati digitali del Mezzogiorno e delle isole potranno a breve liberarsi dal loro triste stato e lasciare il loro inferno digitale per “ritornar nel chiaro mondo … a riveder le stelle.”

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