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Quattro sono le cose che a conoscerle mi hanno resa più saggia: l’ozio, il dolore, un amico, e un nemico. (Dorothy Parker)

“Mestierante”, piuttosto sbrigativamente la definì così Eugenio Montale. Impietoso e non onesto. Era il 1941. Ben altro fu, ed è ancora, Dorothy Parker.
Nasce Rotschild, non i famosi banchieri, ma comunque in una famiglia agiata del New Jersey. Rimase orfana molto presto e venne mandata a studiare in un collegio cattolico. Forse per questo la sua lingua fu tanto svelta e tanto perfida. Una donna intelligente. Gli uomini non glielo perdonarono. Tentò almeno due volte il suicidio.
Sfiorò l’Oscar per la sceneggiatura di “E’ nata una stella”, lei, accusata di essere una “comunista” durante gli anni del Maccartismo e messa all’indice da Hollywood. Iniziò scrivendo didascalie alle foto di Vogue. Divenne alcolizzata. Morì,a 74 anni, sola e povera in una stanza d’hotel a New York.
Ironizzò su tutto. Soprattutto su se stessa. Difese le donne, patrocinò la nascita della “Lega antinazista” a Hollywood. Nel 1922 appoggiò la protesta contro la pena di morte decisa per Sacco e Vanzetti, e nel 1937 si recò nella Spagna della Guerra Civile per appoggiare le azioni Lealiste. Antirazzista a tal punto da lasciare i suoi diritti d’autore a Martin Luther King. “Scusate la polvere” l’epitaffio che volle per la sua tomba. Ci vollero 21 anni prima che ne avesse una.
Fu la stella della tavola rotonda dell’Algonquin a Manhattan. Un “circolo vizioso” di giornalisti e scrittori. Feroce, ironica, vera. Scrisse poesie e racconti. Mai un romanzo.
Non ve ne parlo a buffo, ma per darvi un consiglio. E’ uscito per Astoria “Eccoci qui“, una raccolta di suoi dieci racconti. Fatevi un regalo. Leggetelo. 

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