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Nessuno può dire di aver conosciuto il dolore finché non ha visto un riporto.
Oggi stavo andando a pranzo con Simone a casa di amici. Una paciosa e umida domenica romana, a un certo punto si affianca una macchina alla nostra, mi giro e vedo dei capelli volare. A testa di gallo. All’improvviso il tipo, forse presa coscienza del vento o di me che lo fissavo come ipnotizzata, chiude il finestrino e i capelli ricadono. Si adagiano. Sulla nuca. Avevo visto un riporto volare. 
Quasi scontata, eppure stupefacentemente perfetta la scelta del libro “La solitudine di un riporto” del trentatreenne siciliano Daniele Zito al suo esordio. Spettacolare esordio. 
Antonio Torremonica è un libraio che odia i libri, odia la libreria e odia i clienti. 
“Non che il libraio avesse mai letto nessuno di quei libri. La sua ignoranza in materia era sconfinata, dal momento che si faceva vanto di aver smesso di leggere trent’anni prima. Ma faceva quel lavoro da secoli e conosceva i lettori come le proprie tasche. Chiedevano sempre le stesse cose, credendosi originali e ogni tanto chiedevano cose nuove, credendosi anticonformisti. Strane bestie, i lettori”.
E’ grasso, brutto, scorbutico e con  il riporto. In libreria è costretto a stare dalla “Mala” (dal suo protettore don Pietrino, che lo ha tirato fuori dal manicomio e devoto alla Santa, la zia di Antonio) per coprire i loro traffici illeciti. L’unico svago di Antonio è quello di far saltare in aria qualcuno dei concorrenti, “meglio se grandi, meglio ancora se Feltrinelli”. Liberato da un manicomio e rinchiuso in una libreria. Prigioniero di se stesso e delle circostanze. La sua clausura cartacea è interrotta soltanto dalle telefonate, da un telefono senza fili, al fratello Paolo, morto anni prima. Un giorno, il riscatto. O meglio l’idea dello stesso. Ricomincia a leggere e si innamora. Grazie ad alcune parole lette in “Amore ai tempi del colera” di Garcia Marquez, capisce che deve “uscire”, evadere da se’,tornare alla vita. Succedono cose in questo libro, oltre alla Mala c’è anche un poliziotto, il commissario Serracavallo, convinto che il libraio sia a capo di una pericolosa organizzazione terroristica e quindi gli da la caccia, una donna, Irene vedova di un uomo dell’Organizzazione, di cui il nostro libraio con riporto s’innamorerà disperatamente. 
Un libro con diverse chiavi di lettura. Un libro dove, orrore degli orrori, scopri la tenerezza Tenderly delle pagine di Anna Karenina:
 “Non c’era niente, infatti, che rendeva la pulizia del culo un’esperienza tanto sopraffina quanto le pagine di Anna Karenina”
Un libro sulla fuga, sul riscatto e sul mondo reale. E sull’Italia, a Daniele Zito dobbiamo l’invenzione “dell’estremismo eversione di centro”
Grottesco, fulminante, imperdibile. 
Senza alcun nesso logico, se non l’affetto mi fanno abbinare al libro “I cupcake di Mff”, o meglio i cupcake di GialloZafferano ma con il tocco in più di Mff. Li ha fatti oggi, mentre posto, qualcuno lì, nella lontana Rende li sta mangiando. Mi ha scritto che avrebbe voluto stupirmi “con effetti speciali in pasta da zucchero”, ma è sempre di fretta, poi c’è stata la laurea dell’adorato Luciano, cui rinnovo gli auguri (Bravo, bravissimo mister). Lei non sa che mi stupisce sempre, a prescindere. Vabbè, ora lo sa. 
La ricetta dei cupcake è quella di giallo zafferano https://ricette.giallozafferano.it/cupcake.html
Per guarnire, ho fatto una crema al mascarpone: per dodici cupcake (abbondantemente decorati) servono 500 gr di mascarpone e 180 di zucchero a velo. Si montano per 3/5 minuti. Poi si aggiunge il colorante alimentare (in questo caso verde). Quello in gel è migliore. La dose dipende dal colore che si vuole ottenere. Si mescola fino ad ottenere un colore omogeneo. Poi si versa il composto nella tasca da pasticciere (sac à poche) e si parte con la decorazione, in cerchi concentrici dall’esterno. Qua ho aggiunto delle palline di zucchero argentate. In cima starebbe bene una stellina di zucchero come puntale.

Nessuno può dire di aver conosciuto il dolore finché non ha visto un riporto (La solitudine di un riportoDaniele Zito)

Il Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 15

Oggi stavo andando a pranzo con Simone a casa di amici. Una paciosa e umida domenica romana, a un certo punto si affianca una macchina alla nostra, mi giro e vedo dei capelli volare. A testa di gallo. All’improvviso il tipo, forse presa coscienza del vento o di me che lo fissavo come ipnotizzata, chiude il finestrino e i capelli ricadono. Si adagiano. Sulla nuca. Avevo visto un riporto volare.

 

 Quasi scontata, eppure stupefacentemente perfetta la scelta del libro “La solitudine di un riporto” del trentatreenne siciliano Daniele Zito al suo esordio. Spettacolare esordio. Edito da Hacca, edizioni

 Antonio Torrecamonica è un libraio che odia i libri, odia la libreria e odia i clienti.

 “Non che il libraio avesse mai letto nessuno di quei libri.
La sua ignoranza in materia era sconfinata, dal momento che si faceva vanto di aver smesso di leggere trent’anni prima.
Ma faceva quel lavoro da secoli e conosceva i lettori come le proprie tasche.
Chiedevano sempre le stesse cose, credendosi originali e ogni tanto chiedevano cose nuove, credendosi anticonformisti.
 Strane bestie, i lettori
“.

E’  brutto, scorbutico e con  il riporto. In libreria è costretto a stare dalla “Mala” (dal suo protettore don Pietrino, che lo ha tirato fuori dal manicomio e devoto alla Santa, la zia di Antonio) per coprire i loro traffici illeciti. L’unico svago di Antonio è quello di far saltare in aria qualcuno dei concorrenti, “meglio se grandi, meglio ancora se Feltrinelli“. Liberato da un manicomio e rinchiuso in una libreria. Prigioniero di se stesso e delle circostanze. La sua clausura cartacea è interrotta soltanto dalle telefonate, da un telefono senza fili, al fratello Paolo, morto anni prima. Un giorno, il riscatto. O meglio l’idea dello stesso. Ricomincia a leggere e si innamora. Grazie ad alcune parole lette in “Amore ai tempi del colera” di Garcia Marquez, capisce che deve “uscire”, evadere da se’, tornare alla vita.
Succedono cose in questo libro, molte cose. Oltre alla Mala c’è anche un poliziotto, il commissario Serracavallo, convinto che il libraio sia a capo di una pericolosa organizzazione terroristica e quindi gli da la caccia, una donna, Irene vedova di un uomo dell’Organizzazione, di cui il nostro s’innamorerà disperatamente. 
Un libro con diverse chiavi di lettura. Un libro dove, orrore degli orrori, scopri la tenerezza Tenderly delle pagine di Anna Karenina

 

Non c’era niente, infatti, che rendeva la pulizia del culo un’esperienza tanto sopraffina quanto le pagine di Anna Karenina

Un libro sulla fuga, sul riscatto e sul mondo reale. E sull’Italia, a Daniele Zito dobbiamo l’invenzione “dell’estremismo eversione di centro”.
Grottesco, fulminante, imperdibile. 

 

Senza alcun nesso logico, se non l’affetto  mi fanno abbinare al libro “I cupcake di Mff“, o meglio i cupcake di GialloZafferano ma con il tocco in più di Mff.
Li ha fatti oggi, li vedete in foto,  per cui mentre posto, qualcuno lì, nella lontana Rende li sta mangiando. Mi ha scritto che avrebbe voluto stupirmi “con effetti speciali in pasta da zucchero“, ma è sempre di fretta, poi c’è stata la laurea dell’adorato Luciano, cui rinnovo gli auguri (Bravo, bravissimo mister).
Lei non sa che mi stupisce sempre, a prescindere. Vabbè, ora lo sa.
 La ricetta dei cupcake è quella di GialloZafferano 

Per guarnire, ha fatto una crema al mascarpone: per dodici cupcake (abbondantemente decorati) servono
500 gr di mascarpone  180 di zucchero a velo. Si montano per 3/5 minuti. Poi si aggiunge il colorante alimentare (in questo caso verde). Quello in gel è migliore. La dose dipende dal colore che si vuole ottenere. Si mescola fino ad ottenere un colore omogeneo. Poi si versa il composto nella tasca da pasticciere (sac à poche) e si parte con la decorazione, in cerchi concentrici dall’esterno. Qua ho aggiunto delle palline di zucchero argentate. In cima starebbe bene una stellina di zucchero come puntale.

Leggere e mangiare, come potrebbe essere bella la vita 

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