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Le città intelligenti (smart city) offrono nuovi servizi ai cittadini attraverso l’uso diffuso e innovativo delle tecnologie informatiche e telematiche. Una città è smart se offre modelli, servizi e strumenti per la comunicazione tra i cittadini, per la loro mobilità, per la tutela dell’ambiente e per l’efficienza energetica. Le soluzioni nuove e sostenibili che l’Information technology offre in questi settori sono tante e tali che realmente possono cambiare la vita degli abitanti delle nostre città. Ad esempio, migliorano la gestione del traffico e dei parcheggi con app informative o con semafori intelligenti, offrono servizi per l’assistenza personalizzata agli anziani, usano sensori per il risparmio nell’illuminazione pubblica, per la tutela di luoghi e monumenti, per la sicurezza dei cittadini, e software per la gestione informatizzata della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti o di altri servizi comunali. Le soluzioni evidentemente sono molte, ma da sole non servono a molto. Insieme alle tecnologie, al centro delle smart cities bisogna ricordarsi di mettere le persone.

Nelle città intelligenti devono vivere cittadini e amministratori che si comportano in maniera intelligente. Persone informate e disponibili all’uso delle nuove tecnologie e che ne sanno immaginare usi sociali. Persone che si devono convincere e devono agire per sfruttare al meglio l’intelligenza delle tecnologie informatiche per la loro vita privata e per il bene comune. Cittadini che sanno meritarsi un vivere migliore e più sostenibile. Poiché le città intelligenti sono luoghi che hanno modi di vita nuovi, diversi da quelli passati e attuali, oltre a realizzare progetti orientati alle tecnologie (senza le quali non si fa nulla), occorre avviare progetti che coinvolgano i cittadini e li rendano consapevoli dei benefici che potranno ottenere dalle smart city.

Alvaro Duarte de Oliveira, membro della European Network of Living Labs, di recente ha ricordato che una smart city non risolve i problemi urbani se non coinvolge i cittadini, se non diventa una human smart city. L’idea alla base di una città umana intelligente deve prevedere i contributi degli abitanti e la partecipazione strategica delle amministrazioni. In sintesi, le human smart cities sono quelle in cui le amministrazioni coinvolgono i cittadini, ma allo stesso tempo sono disponibili a essere coinvolte da essi. A questo punto la domanda sorge spontanea, saremo tutti, ognuno per la propria responsabilità, all’altezza di questo compito? Se questo non dovesse accadere, le smart cities tra qualche anno diventeranno uno slogan vuoto piuttosto che una bella realtà.

Un approccio basato sullo spirito antico di solidarietà e di aiuto reciproco delle nostre comunità potrebbe essere utile oggi e domani anche nell’uso intelligente delle nuove tecnologie. In Calabria, come nel resto del Sud e dell’Italia, le città intelligenti possono cambiare la vita dei cittadini dei grandi centri, ma anche quelli dei tanti piccoli paesi che rischiano l’isolamento e l’abbandono. Dei 409 comuni calabresi, 75 sono comuni sotto i mille abitanti e più di 300 sono comuni di montagna e/o comuni che rischiano lo spopolamento. Dunque, gli enti regionali, provinciali e comunali, oltre ad avviare attività di innovazione nei pochi grandi centri, cosa che è stata in parte già avviata con progetti interessanti, dovrebbero definire progetti per le centinaia di piccoli centri in difficoltà che dalle tecnologie ICT potrebbero ricevere impulsi e servizi utili a fermare il loro lento declino. Bisognerebbe pensare in termini di smart territories (territori intelligenti) che uniscano tanti piccoli centri urbani per costruire per i loro cittadini servizi che li incoraggino a vivere lì e che possano allettare i giovani a restare e tornare e ad operare per l’innovazione rurale. Per connetterli tra loro, per condividere informazioni e servizi, per usare in maniera integrata le loro poche risorse che possono essere messe in comune per divenire un unico sistema. In un contesto in cui regna l’incuria dei luoghi e del paesaggio, sapremo pensare a nuovi territori intelligenti ed umani pieni di tecnologie e solidarietà? Ci sarà qualcuno capace di raccogliere questa sfida da Sud?

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