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Ero nell’orto e pensavo. Pensavo, perché è solo lì che ho il tempo e il modo di farlo per bene (sebbene il risultato non sia sempre lodevole).
Comunque: pensavo a tutti i film che ho visto sulla professione – perché nonostante la mia vocazione agricola, resto pur sempre un giornalista – che in un modo o in un altro hanno raccontato aspetti e dinamiche reali di questo mestiere. Mi sono venuti in mente Jack Lemmon e Walter Matthau che in “Prima pagina” (The Front Page – diretto da Billy Wilder) con ironia e cinismo raccontano le dinamiche interne ai giornali vecchio stile; e David Strathairn nei panni di Edward Murrow in “Good Night, and Good Luck”, film del 2005 diretto da George Clooney in cui il celebre giornalista e anchorman della CBS conduce un’inchiesta televisiva sul senatore repubblicano del Wisconsin Joseph McCarthy e le sue liste di proscrizione di cittadini americani sospettati di simpatie filosovietiche.
Sì, proprio old style.
E pensavo, infine, a Zoe Barnes (Kate Mara) della serie americana “House of cards” diretta da Joel Schumacher, la giovane e ambiziosa reporter del Washington Herald che pur di fare carriera non esita a vendersi, anima e corpo, allo spietato capogruppo  democratico al Congresso, Frank Underwood (Kevin Spacey) che dall’interno del palazzo le passa notizie di prima mano con il dichiarato intento di sfruttarne politicamente gli esiti.
Lontano anni luce da Washington, con i piedi nel fango di Joggi mi sono chiesto: è Zoe Barnes il nuovo modello di giornalista per le future generazioni? Se una giornalista come Zoe diffonde notizie vere e utili ai lettori, è criticabile perché per averle è andata a letto con la sua fonte?

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