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È tempo di campagna elettorale per il Parlamento Europeo e i temi politici sono spesso vaghi e lontani anche per chi è convinto che le scelte europee condizioneranno la vita di ognuno di noi. La gran parte degli slogan dei candidati sono fantasiosi e altisonanti. Guardando la cabina di comando di Bruxelles dai meridioni d’Europa, siano essi italiani, greci o portoghesi, si rimane scettici e con scarse speranze. Le attese sono molte, i problemi del vecchio continente sono complessi e i programmi dei partiti sono vasti e poco convincenti. Sono molte le molte cose che si potrebbero attendere dai prossimi eletti a Strasburgo, ma per non complicare loro il compito, noi ne vorremmo chiedere una soltanto: riavere indietro i giovani che dal nostro Sud sono dovuti andar via per lavorare lontano. Ragazzi che abitano sempre più spesso gli altri paesi europei e non riescono a rientrare perché mancano le occasioni di lavoro a casa loro. Quei giovani sono la versione moderna del figlio perso e ritrovato raccontato nel Vangelo di Luca (ricordate la ben nota parabola del figliol prodigo?), con la differenza che, dopo aver studiato, i nostri giovani sono andati lontano non per dissipare i loro beni, ma per poter vivere usando le loro conoscenze, i loro studi, la loro voglia di lavorare.

Signori candidati, se verrete eletti, sarete capaci di far approvare un programma europeo per il rientro dei figli del Sud, persi nel resto dell’Europa? Sarete capaci di convincere i vostri partiti e i vostri colleghi europei che il Sud può produrre conoscenza e innovazione soltanto riavendo indietro i suoi tanti giovani? Noi siamo pronti a sacrificare il vitello grasso per festeggiare questo evento, ma se voi non saprete fare qualcosa per le giovani intelligenze del Sud, evitate di riempirci le giornate di programmi vuoti di contenuti seri e pieni di aria come palloni al vento. Non è il caso di promettere mari e monti europei, ci basterebbe l’impegno che gli eletti del Sud d’Italia a Strasburgo lavoreranno per il ritorno dei figli persi, per il ritorno delle giovani menti che servono ad un meridione da trasformare e da innovare, al meridione del sapere. Chiediamo troppo?

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