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A distanza di una settimana, forse meno, ho letto su due giornali italiani le recensioni di uno stesso libro scritte da due autorevoli critici. Il libro in questione è un’opera di un noto autore statunitense a metà tra il romanzo e il saggio sociologico, come di questi tempi sembra si usi. La storia raccontata è ambientata in una città del Nord America. I due critici hanno espresso pareri e giudizi totalmente opposti sulla qualità di quel libro. Il primo parla di un’opera letteraria originale e di qualità elevata. Il secondo lo giudica quasi un non-libro di cui tra un mese tutti si dimenticheranno.

Dopo aver letto quelle recensioni, mi è sorta spontanea una domanda: potrebbe mai aversi una tale differenza di giudizio per un saggio scientifico? In questi termini credo proprio di no. Non perché nella critica e nella valutazione di lavori che presentano risultati di ricerche scientifiche non ci siano opinioni e valutazioni differenti, anzi esiste una lunga storia di saggi scientifici che hanno avuto sostenitori convinti insieme a detrattori sfegatati. Ancora oggi ci sono scoperte scientifiche che generano pareri molto diversi. Cito, soltanto a titolo di esempio, la triste storia della fusione fredda e la bella avventura che ha avuto come protagonista il bosone di Higgs, il quale secondo il grande fisico inglese Stephen Hawkings non sarebbe esistito. Aggiungo, ad amor del vero, che Hawkings comunque pagò la scommessa dopo la scoperta del CERN.

Nonostante queste e altre diverse tesi, il metodo scientifico, se usato con accuratezza, non lascia spazio a opposte valutazioni critiche e comunque nel tempo è capace di accertare se un lavoro scientifico è serio o errato. Da Galileo in poi la scienza, pur con sempre possibili errori e contraddizioni, si è data delle metodologie di processo e di verifica, che evitano che un signore, esperto o dilettante che sia, possa esprimere con nonchalance, giudizi personali e discrezionali, come accade nella critica delle opere letterarie.

Non so se tutto questo sia un segno della superiorità del metodo scientifico su quello letterario. Non è neanche il caso di scomodare Italo Calvino e i tanti che hanno discusso del tema delle “due culture” e non saprei dire se questa differenza è un’aporia mai superabile, oppure avremo un giorno critiche letterarie “verificabili”. Oggi comunque dobbiamo rilevare che la scienza e la letteratura, pur rappresentando due modi di interpretare il mondo, rimangono molto diverse nelle valutare i loro “prodotti” (nel senso delle opere dell’umano ingegno). Non che questo sia un male in sé, ma è certamente un argomento che continua a meritare necessarie e profonde analisi e riflessioni, che sarebbero più utili se fatte in maniera combinata dalle due comunità in tempi e luoghi condivisi.

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