X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

 

Basta dare un’occhiata ad un piccolo grafico (vedi l’immagine sopra) tra quelli che la Commissione europea mette a disposizione di tutti, dei cittadini, delle imprese e dei governi, per capire quanto l’Italia sia in forte ritardo nella diffusione delle nuove tecnologie ICT e nelle reti di telecomunicazioni rispetto all’Europa e alle altre principali nazioni della Unione.

Tra tutte queste, l’Italia è ultima con valori di gran lunga più bassi di Francia, Regno Unito, Germania e anche della Spagna. In Italia soltanto il 20% delle abitazioni sono servite dalla connessione Internet veloce contro il 60% della media europea e l’80% del Regno Unito. Quello che più preoccupa è che, mentre gli altri paesi stanno muovendosi velocemente per la diffusione delle reti ultra veloci in tutti i loro territori, l’Italia non riesce a portare la rete a 30 Megabit nella gran parte delle regioni e soltanto nel 2016 verrà coperto non più del 50% del territorio, quando le altre nazioni europee saranno vicine al 100%. Sulla base di questi dati, non potranno essere portati servizi innovativi alla gran parte delle popolazioni che vivono e lavorano in moltissimi centri italiani ai quali verranno negate importanti opportunità.

In Calabria di recente è stato finanziato un piano per la rete veloce che dovrebbe coprire oltre 200 comuni. Questa è una buona notizia, eppure anche questo investimento lascia fuori quasi la metà dei comuni calabresi che sono anche quelli a maggiore ritardo di sviluppo e a rischio di spopolamento. Piccoli comuni che non riescono a trovare modelli di sviluppo e quindi non offrono possibilità di lavoro ai loro abitanti che sempre più vanno via.

In circa duecento piccoli comuni calabresi, come in migliaia di piccoli comuni italiani, dove c’è bisogno di servizi e di opportunità, il divario digitale cresce e quelle tecnologie che stanno dando opportunità di sviluppo in altri paesi europei e in molte nazioni asiatiche e del Sud America, non verranno usate, togliendo loro possibilità di un futuro che meriterebbero e del quale hanno gran bisogno per non perdere le poche speranze che rimangono. Se ci fosse qualcuno che seriamente, e non soltanto a parole, volesse fare qualcosa per i piccoli comuni calabresi ed italiani, dovrebbe avere il coraggio di portare lì la rete e le sue innovazioni sapendo innestare l’innovazione sulla cultura delle tradizioni per costruire nuovi modelli di sviluppo locali.

 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE