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CATANZARO – Sono 62 i provvedimenti restrittivi emessi nei confronti di un’associazione a delinquere finita al centro di un’operazione della Polizia di Stato a Catanzaro. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione distrettuale di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e riguardano l’area gestita dalla criminalità organizzata nei quartieri a sud del capoluogo calabrese.

LEGGI IL COMMENTO DEL PROCURATORE CAPO NICOLA GRATTERI

Tra le ipotesi di reato contestate ci sono associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, furto, porto e detenzione illegale di armi da fuoco; la maggior parte dei reati sono aggravati dal metodo mafioso, ed altri gravi reati.

Dei 62 indagati, 38 sono stati portati in carcere mentre gli altri 24 ai domiciliari.

GUARDA L’ELENCO COMPLETO CON I NOMI DEGLI ARRESTATI

I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE ANTI-‘NDRANGHETA DI CATANZARO

L’inchiesta, infatti, avrebbe evidenziato che l’organizzazione riconducibile a soggetti della comunità rom ha acquisito nel tempo un’operatività autonoma per la gestione delle attività criminali, affrancandosi dal ruolo, ricoperto in passato, di terminale operativo delle cosche di ‘ndrangheta del crotonese, ottenendo così la gestione indipendente delle attività estorsive, oltre che delle attività di spaccio di sostanza stupefacente sul territorio di Catanzaro.

In tale contesto, nell’ordinanza cautelare è stata ritenuta la gravità indiziaria, tra l’altro, per reati contro il patrimonio, tra i quali furti propedeutici alle attività estorsive, estorsione, oltre che spaccio e traffico di sostanze stupefacenti. L’inchiesta ha anche portato alla luce l’esistenza di altre due organizzazioni finalizzate al traffico di droga di vari tipi, principalmente cocaina.

In particolare, una delle due, con canali di approvvigionamento dello stupefacente da fornitori della provincia di Reggio Calabria e di Crotone, gestiva lo spaccio dall’interno dell’abitazione – continuamente presidiata e resa sicura da sistemi di videosorveglianza – individuata dal sodalizio come base operativa per la detenzione, l’occultamento, la preparazione, il confezionamento e lo smercio della sostanza stupefacente.

La seconda associazione, caratterizzata da una struttura a base familiare, sarebbe stata operante tra le province di Catanzaro e Crotone, nel comprensorio ricadente tra la zona sud est della provincia di Catanzaro e quello confinante crotonese, comprensivo dei comuni di Steccato di Cutro e Cutro.

Il prefetto Messina: “Reazione a logiche omertose”

L’indagine coordinata dalla Dda che ha portato a 62 arresti per associazione mafiosa e droga a Catanzaro “è complessa, ha degli aspetti di novità laddove ha messo in evidenza la sorprendente capacità della ndrangheta isolitana di gestire un pericolosissimo conflitto con gli odierni indagati”: lo sottolinea il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato.

Quel conflitto ha portato a “una soluzione salomonica che ha consentito, in parte, alle ndrine cutresi e catanzaresi coinvolte di mantenere la leadership criminale sull’agguerrita organizzazione mafiosa colpita dalle indagini della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Catanzaro”.

“E, d’altro canto – aggiunge – le investigazioni hanno finalmente dato atto, fortunatamente, della capacità e del coraggio di una parte degli imprenditori estorti di reagire alle imposizioni estorsive dei clan investigati, sottraendosi e reagendo, in modo virtuoso, alle consuete logiche omertose”.

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