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Il luogo dove vennero ritrovati i quattro corpi

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Gli inquirenti intendono anche verificare le circostanze del suicidio in carcere dell’assassino

CARAFFA (CATANZARO) – Si dovranno rifare le indagini sulla strage di Caraffa, e sono in corso anche le indagini sul suicidio sospetto in carcere di Claudio Tomaino (LEGGI). Dopo che il gip di Viterbo, a luglio scorso, per la terza volta – ha rigettato la richiesta di archiviazione del pm ordinando nuove indagini accogliendo l’opposizione all’archiviazione sul suicidio di Tomaino da parte degli avvocati Francesco Balsamo e Noemi Balsamo, legali di fiducia di Maria Cecilia Pane, la madre del giovane lametino Claudio Tomaino che non ha mai creduto che suo figlio si fosse suicidato in carcere, così come che suo figlio abbia potuto agire da solo per uccidere quattro persone contemporaneamente, ora anche il gip di Catanzaro, Barbara Saccà, ordina (ancora una volta) al pm di Catanzaro nuove indagini, rigettando (ancora una volta) la richiesta di archiviazione del pm contro la quale si sono opposti i legali di Maria Cecilia Pane.

I PRIMI DUBBI SUL SUICIDIO DI TOMAINO

Per la strage di Caraffa il gip di Catanzaro, Giuseppe Perri aveva ordinato a maggio 2014, al pm Paolo Petrolo, di indagare ancora (al ordinando al pm di ascoltare tutti i testi “dimenticati” e, soprattutto, disponendo un esperimento giudiziale con la simulazione di una strage) dando sei mesi di tempo. Il pm ha poi concluso chiedendo l’archiviazione, ma per il gip – accogliendo l’opposizione all’archiviazione degli avvocati Francesco Balsamo e Noemi Balsamo, sono necessarie ulteriori indagini «rilevato – scrive il gip – che non sono state compiute tutte le attività di indagini indicate e che pure appaiono rilevanti e necessarie e, pertanto, da espletarsi».

I DUBBI DELLA MADRE DI TOMAINO

«Siffatta considerazione è avvalorata – scrive ancora il gip di Catanzaro – dall’esito dell’esperimento giudiziale che, tuttavia, andrà disposto nuovamente (simulando l’azione alla luce del racconto del Tomaino) per verificare la compatibilità – con lo svolgimento dei fatti per come narrato dal reo confesso Claudio Tomaino (al fine di verificare l’attendibilità o meno delle dichiarazioni autoaccusatorie) – dell’azione omicidiaria e anche dell’occultamento dei quattro cadaveri con il lasso temporale della strage con l’intervento di una sola persona».

Alla fine, dunque, il gip ha disposto la restituzione degli atti al pm affinchè provveda al compimento delle indagini entro sei mesi. Un giallo quindi, ancora irrisolto a distanza di undici anni dalla strage e di otto anni dalla morte di Tomaino che non è ancora stata chiarita, così come che a uccidere quattro persone sia stato solo Tomaino che il 27 marzo del 2006 in una zona di campagna di Caraffa uccise l’infermiere Camillo Pane, la moglie, Annamaria, la figlia diciottenne, Maria e il figlio ventenne, Eugenio.

Le vittime erano, rispettivamente, zii e cugini di Tomaino, che avrebbe sparato per un movente legato ad un debito contratto e mai saldato allo zio, nell’ambito di un contesto di aste giudiziarie mai del tutto chiarito. Tomaino si sarebbe suicidato in carcere pochi giorni prima dell’udienza davanti alla Corte d’assise di Catanzaro in cui avrebbe dovuto essere depositata la perizia psichiatrica su Tomaino che avrebbe determinato l’esito del processo. Tomaino fu però trovato morto e al processo non si presentò mai: il 18 gennaio 2008 si sarebbe tolto la vita soffocandosi nel carcere di Viterbo. Ma sulla tesi del suicidio ci sono molti dubbi ed è per questo che il gip di Viterbo ha ordinato ulteriori indagini.

Ufficialmente Tomaino si sarebbe ucciso perchè non reggeva il peso del senso di colpa per lo sterminio dei familiari. Il sospetto, però, è che Tomaino non fosse solo quel giorno a Caraffa e quindi avrebbe voluto coprire altre persone per cui – sostengono i legali – emergerebbero forti dubbi sul suo suicidio, arrivando ad ipotizzare che Tomaino invece sarebbe stato ucciso in carcere per non rivelare i nomi di eventuali complici della strage.

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