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Gli operai della Multiservizi durante la protesta

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LAMEZIA TERME – Non è la prima volta e, visto come vanno le cose ormai da anni, non sarà neppure l’ultima. I lavoratori della Lamezia Multiservizi, una delle aziende più grandi della Calabria per numero di occupati (300), da ieri stanno protestando per non aver avuto accreditato lo stipendio del mese di febbraio. Anzi, ieri è stato resto noto dalla società che il 50% dello stipendio è stato accreditato. Ieri, con il sostegno di Cgil, Cisl e Uil, hanno occupato la sede di corso Giovanni Nicotera e da stamattina sit –in davanti ai cancelli della sede operativa di via della Vittoria con conseguente blocco del traffico cittadino e dell’attività di raccolta dei rifiuti (l’azienda ha in gestione anche diversi altri servizi comunali).

L’azienda è sommersa dai debiti ormai da anni, ha un debito di 10 milioni di euro con la Sorical e di due milioni con la depurazione. Ma anche i crediti sono rilevanti. Di recente è stato reso noto dalla società (controllata dal Comune di Lamezia che, paradossalmente, è il maggiore debitore della società di cui è socio di maggioranza) che sono da incassare 11 milioni per acqua non pagata dai cittadini e dalle imprese (ma pure da enti pubblici) al punto tale che per i morosi si sta procedendo anche con il distacco dell’acqua.

Insomma è una situazione sempre di più al limite del collasso di un’azienda nata negli anni 90 con il preciso obiettivo di togliere il settore dei rifiuti ai privati anche e soprattutto dopo l’uccisione nel 1991 di due netturbini, assassinati nell’ambito della lotta fra cosche per l’appalto del servizio di nettezza urbana.

Da qualche anno, poi, la Multiservizi non incassa più nulla dalle discariche (che servivano tutti i comuni del comprensorio lametino e non solo) chiuse perchè sature. Chiusa la discarica pubblica della Multiservizi, da anni la discariche dei rifiuti sono gestite dai privati. La “patata bollente” è da due anni nella mani del sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, e degli attuali vertici della società di recente accusati per aver deciso l’aumento dei loro emolumenti nonostante la forte crisi della società.

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