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Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri

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CROTONE – «La Chiesa calabrese negli ultimi anni è migliorata soprattutto dopo la visita di Papa Francesco in Calabria quando nella Piana dei Sibari ha scomunicato gli ‘ndranghetisti». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando l’operazione della Dda di Catanzaro contro il clan Arena che ha portato all’arresto, tra gli altri, del parroco di Isola Capo Rizzuto.

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«E’ la prima volta che un Papa – ha aggiunto Gratteri – usa il termine ‘ndrangheta e scomunica i mafiosi. E’ stato un discorso fatto ai vescovi e ai preti calabresi e poi alla collettività. Dalla lettura dei documenti e delle Encicliche abbiamo visto una Chiesa calabrese molto dura contro l’Ndrangheta. Per la prima volta anche negli scritti dei vescovi calabresi viene riportato il termine ‘Ndrangheta. Questa non è cosa da poco. Mai come in questo caso la forma è sostanza».

In un’altra intervista a La7, Gratteri ha spiegato: «Il film “Il Padrino” è stata una disgrazia, la prima disgrazia che ha riguardato il mondo occidentale ed in particolare l’Italia. Dal “Padrino” è nato il mito, il sogno, della ‘ndrangheta, della mafia, di cosa nostra, pensando che la mafia è quella. Quella non è mai esistita. i mafiosi sono dei vigliacchi, sono persone che uccidono alle spalle».  

«Sono persone – ha aggiunto – che anche 40-50 anni fa, perché ancora c’è qualcuno degli addetti ai lavori cioè qualche professore universitario, qualche santone esperto di mafia, che ancora fa la differenza tra vecchia e nuova ‘ndrangheta come se quella vecchia fosse buona. Era una mafia proporzionata a quella economia rurale ma anche allora si uccidevano i bambini e le donne».

«C’è – ha detto Gratteri – un mitizzazione delle figure mafiose. Sono critico con fiction e film che fanno vedere l’aspetto del mafioso eroe, invincibile, senza lasciare all’interno dello stesso film o fiction un personaggio che sia alternativo. Noi vediamo, noi sentiamo che ci sono dei ragazzini delle scuole medie che si vestono, che parlano che imitano i personaggi violenti che vedono in questi film. Questo è un male. Allora bisognerebbe intervenire, bisognerebbe essere più seri, cioè produrre non solo per guadagnare ma cercare di capire quale messaggio dare ai giovani e darsi anche una responsabilità ed un’etica. Per Fare un film non basta pensare solo agli incassi. Dobbiamo vedere l’impatto che ha sui ragazzi. Questi film rovinano la mente dei ragazzi e li condiziona e poi non siamo in grado noi di educarli».

Gratteri ha anche parlato di una «assuefazione alle mafie perché non ci si indigna più, non si arrossisce più, non si reagisce più. Vedo l’opinione pubblica che è pronta ad accettare qualsiasi cosa. Non c’è uno scatto, un moto di rabbia. Spesso, quando parlo dei calabresi, dico che sono un popolo pacifico e paziente e faccio sempre l’esempio dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria quando c’era l’ingegner Ciucci che ogni anno annunciava la fine dei lavori. In qualsiasi altra parte d’Italia, l’anno successivo l’avrebbero preso a pomodorate. I calabresi per 10 anni hanno aspettato l’annuncio della fine dell’autostrada».

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