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L'avvocato Francesco Pagliuso

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – E’ stato individuato l’autore dell’omicidio dell’avvocato lametino, Francesco Pagliuso. Ad uccidere il noto legale sarebbe stato Marco Gallo (nella foto in basso), il trentatreenne già in carcere per l’omicidio di Gregorio Mezzatesta, avvenuto nel centro di Catanzaro il 24 giugno scorso (LEGGI IL CASO). Un insospettabile consulente che, invece, si conferemerebbe essere un killer professionista. Ma Gallo è in carcere anche per un altro delitto. Ad ottobre dello scorso anno l’uomo è stato, infatti, arrestato insieme alla moglie Federica Guerrise per l’omicidio di Francesco Berlingieri, ucciso a Lamezia Terme lo scorso 19 gennaio (LEGGI).

Marco Gallo

Le indagini che hanno portato all’identificazione dell’assassinio dell’avvocato Pagiuso sono state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, guidati dal tenente colonnello Alceo Greco, e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo. L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito dello scontro tra le famiglie Scalise di Decollatura-Soveria Mannelli e i Mezzatesta. Per questo motivo, a Gallo è stata contestata l’aggravante mafiosa, ampliando questa contestazione anche per l’omicidio di Mezzatesta.

IL VIDEO: IL KILLER RIPRESO DALLE TELECAMERE

Gallo avrebbe agito per conto degli Scalise, mentre l’avvocato Pagliuso avrebbe “pagato” il fatto di essere il legale difensore di Domenico Mezzatesta, fratello di Gregorio, ucciso a Catanzaro, e autore insieme al figlio Giovanni dell’omicidio in cui vennero uccisi i lametini Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo (LEGGI IL CASO). Secondo gli Scalise, l’avvocato Pagliuso avrebbe in qualche modo favorito la latitanza di Domenico Mezzatesta, arrestato alcuni mesi dopo il duplice delitto. I contorni in cui era maturato il delitto dell’avvocato Pagliuso erano stati anticipati dal Quotidiano nell’edizione cartacea.

La contestazione a Gallo

A Gallo viene anche contesta l’aggravante di “aver agito con premeditazione – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – concretizzatasi nello studio delle abitudini della vittima, nel monitoraggio degli spostamenti e delle sue abitudini, nella effettuazione di vari sopralluoghi compiuti nelle giornate antecedenti all’omicidio. Restando altresì il delitto aggravato dalle modalità mafiose sia per avere agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis, per come agevolmente desumibile dalla tipologia dell’azione omicidiaria, che si palesa essersi concretizzata alla stregua della tipica esecuzione mafiosa, in ossequio alla ferma volontà di vendicare l’uccisione di Scalise Daniele, del cui assassinio il gruppo criminale Scalise reputava responsabile Mezzatesta Domenico, che era legato all’avv.Pagliuso Francesco da un rapporto personale molto stretto (oltre che professionale per esserne -insieme alfiglio Giovanni – cliente nel processo per il duplice omicidio di Vescio Giovanni e Iannazzo Francesco, soggetti legati a doppio filo nell’ambito del citato gruppo criminale – al suddetto Scalise Daniele, eliminati da Mezzatesta Domenico – e Mezzatesta Giovanni – all’interno del Bar del Reventino gestito da Scalise Luciano, fratello di Daniele), tanto da essere aiutato, il Mezzatesta Domenico, dallo stesso avv Pagliuso nel periodo della sua latitanza, proprio durante la quale veniva eliminato il suddetto Scalise Daniele (ucciso il 28.06.14), che era certamente esponente di spicco dell’omonimo gruppo criminale di stampo ‘ndranghetistico, operante nella cd. ‘zona della montagna’ lametina, a sua volta collegato sia alla cosca Giampà di Nicastro, sia alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Sambiase”.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Gallo avrebbe effettuato anche un sopralluogo prima di compiere il delitto. Ad inchiodarlo ci sono le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona. Nella immagini si vede l’uomo che fa footing proprio nei pressi della zona del legale. Gesto compiuto sia qualche giorno prima del delitto, sia la sera in cui Pagliuso è stato ucciso.

Il delitto eccellente

L’avvocato Pagliuso, è stato ucciso la sera del 9 agosto del 2016, al rientro nella sua abitazione (LEGGI), freddato a colpi di pistola, da un killer che lo ha atteso nel giardino di casa. Nella villa dell’avvocato Pagliuso, precedentemente all’omicidio, vi erano state più intrusioni notturne. 

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Gratteri e il lavoro dell’avvocato 

«Fare l’avvocato in Calabria non è facile, è un lavoro pericoloso e delicato in cui occorre grande professionalità ed equilibrio». Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa sull’arresto del responsabile dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso.

«Gli ‘ndranghetisti – ha aggiunto Gratteri – sono clienti paranoici e nel dubbio uccidono una persona. Si sentono onnipotenti e sono spietati anche perché fanno uso di droga, hanno molti soldi, sanno terrorizzare interi paesi. Per questo il lavoro dell’avvocato si è fatto sempre più difficile e pericoloso». Il procuratore ha poi rivolto un invito agli avvocati affinché «siano rigorosi e mantengano sempre una scrivania che li separi dai loro clienti. Anche gli ordini professionali e le Camere penali – ha detto ancora Gratteri – devono essere più duri ed assumere provvedimenti severi verso gli iscritti che commettono violazioni deontologiche o comportamentali. L’omicidio Pagliuso era diventato per tutti noi un’ossessione. Non c’é stato un giorno in cui Procura e carabinieri non hanno lavorato su questo caso. Volevamo dare una risposta e mandare un messaggio chiaro: non è possibile uccidere una parte del processo».

Anche il procuratore aggiunto, Giovanni Bombardieri, ha sottolineato «l’enorme sforzo investigativo profuso sull’omicidio dell’avvocato Pagliuso. Un lavoro incredibile – ha detto Bombardieri – portato avanti con estrema professionalità visionando migliaia di ore di filmati ed esaminando centinaia di dati informatici».

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