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La conferenza stampa con Capomolla, Gratteri, Solombrino e Virno

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CATANZARO – «Un’indagine difficile che entra nel mondo dell’imprenditoria, dell’economia e della pubblica amministrazione». Con queste parole il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha riassunto il significato dell’operazione “Coccodrillo” che oggi ha permesso di notificare dieci ordinanze cautelari, con il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro, individuando il gruppo imprenditoriale Lobello come strettamente collegato ad alcune delle più potenti cosche della ‘ndrangheta (LEGGI LE NOTIZIE). 

Secondo il procuratore Gratteri, «è un’indagine che ci interessa perché riguarda il mondo dell’economia ed è la sintesi di un lavoro lungo e meticoloso. La famiglia Lobello ha messo in piedi una costellazione di imprese che, nel corso degli anni, ha cercato di dissimulare e di sfuggire alla giustizia, cercando di correre più veloce rispetto agli accertamenti. Continuamente mutavano gli assetti sociali e le definizioni». 

In questo modo, il gruppo Lobello avrebbe intercettato diversi appalti pubblici: «Partecipavano agli appalti pubblici e ai lavori privati – ha spiegato Gratteri – non disdegnando i rapporti con la cosca Mazzagatti di Gioia Tauro e Arena di Isola Capo Rizzuto. Riuscivano così a mimetizzarsi usando un vocabolario ‘ndranghetista con la ‘ndrangheta e diverso per i rapporti con la pubblica amministrazione». 

Anche il generale Dario Solombrino, comandante provinciale della Guardia di finanza, si è soffermato sulla capacità di condizionamento degli appalti, evidenziando il sequestro di beni per 50 milioni di euro e l’importanza di sottrarli alle organizzazioni criminali, mentre il colonnello Carmine Virno, comandante del Nucleo di polizia economica, ha aggiunto che solo nell’ultimo periodo il gruppo Lobello si era aggiudicato «25 appalti pubblici, grazie ad un’organizzazione ben strutturata che comprendeva anche alcuni parenti dei Lobello».

Il colonnello Virno ha anche aggiunto che «c’era una condivisione di obiettivi con la ‘ndrangheta e Giuseppe Lobello era diventato un punto di riferimento sul territorio per la cosca Arena, facendo da collettore».  

Il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, nel ricostruire l’inchiesta, ha spiegato: «Si tratta di uno spaccato chiarissimo di un gruppo imprenditoriale che ha scelto la collusione con la criminalità organizzata. Un quadro chiaro dell’attività che negli ultimi 15/20 anni ha posto in essere grazie a rapporti di protezione e reciproco sostegno con i gruppi criminali sia del Catanzarese che del Reggino».

Tra gli appalti pubblici più rilevanti, Capomolla ha ricordato i lavori per la realizzazione della variante alla strada statale 106, ma anche diverse opere pubbliche e private nel Catanzarese e nel Crotonese, riuscendo così a «distorcere completamente il meccanismo del mercato sul territorio, con un clima intimidatorio anche all’interno della stessa azienda».

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