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CATANZARO – Ci sono anche i «metodi di indagine unici ed originali, di estrema efficacia» nelle valutazioni per le quali il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, sembra essere in pole per la guida della Procura nazionale antimafia. Il prossimo 4 maggio, la Quinta Commissione del Csm nominerà il successore di Federico Cafiero De Raho.

In lizza sono rimasti anche Giovanni Russo, procuratore aggiunto della Dna e Giovanni Melillo, procuratore di Napoli, ma «il magistrato più idoneo, per attitudini e merito, al conferimento dell’ufficio messo a concorso», secondo la relazione del consigliere laico Fulvio Gigliotti (M5S), è proprio Gratteri. A completamento dei parametri di merito e attitudinali, nella relazione a sostegno di Gratteri ci sono proprio i metodi d’indagine innovativi «elaborati sulla base della eccellente capacità organizzativa, sullo scambio di informazioni istituzionali sul coordinamento con uffici di procura nazionali e con le agenzie e gli organismi internazionali, sulla conoscenza della criminalità organizzata, con un dato esperienziale stratificato dalla attività relativa a migliaia di processi e fenomeni».

L’excursus della carriera di Gratteri si conclude con l’osservazione che la sua esperienza nella trattazione di procedimenti in materia di criminalità organizzata, con particolare riferimento alla ‘ndrangheta, «può senz’altro definirsi imponente, senza alcun rischio di incorrere in eccessive enfatizzazioni». Impressionante la serie di inchieste antimafia richiamate, in cui è stato impegnato presso le Procure di Locri, Reggio Calabria, Catanzaro, ma su tutte ricordiamo la maxi inchiesta Rinascita da cui è scaturito il più grande, per numero di imputato, processo mai celebrato contro la ‘ndrangheta.

E proprio «le pregresse esperienze quale titolare di uffici inquirenti in costante attività di indagini e accertamenti su fenomeni mafiosi, a carattere nazionale ed internazionale, i rapporti in coordinamento con altri uffici di procura, distrettuali e nazionali, e con gli organismi internazionali, in Europa, in sud e nord America, in Oriente e estremo oriente, Australia, denotano una spiccata attitudine a ricoprire l’ufficio di procuratore nazionale ed antiterrorismo».

Ma c’è anche l’esperienza di componente di commissioni legislative per la riforma di normativa sostanziale e processuale, la partecipazione ad incontri internazionali con i responsabili di organismi primari nella lotta al crimine organizzato, la produzione scientifica e il coinvolgimento in attività di promozione della legalità presso istituzioni di formazione giovanile (scuole, università, comunità).

Nella vasta bibliografia vengono riportati anche i testi di grande successo scritti insieme allo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso. Ma c’è anche il fatto che, durante l’audizione del 5 aprile scorso, Gratteri ha illustrato un’«articolata proposta organizzativa per l’ufficio» dimostrando non solo «la piena idoneità a ricoprire l’incarico in esame, ma proprio di avere una visione “operativa” della Dna, di primaria rilevanza, per quanto osservato, nella prospettiva funzionale».

Tra le proposte, la necessità di ampliare i poteri d’impulso alle indagini di natura preventiva, la decisiva importanza dei colloqui investigativi, l’urgenza di favorire un ruolo prioritario per l’autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria italiane a livello internazionale nel contrasto alle mafie.

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